
EDITORIALE – PERCHÉ LA GUERRA?
La nostra civiltà inizia con una guerra. Al principio nella città di Troia si consuma il primo grande conflitto della storia, nasce la tradizione culturale e civile occidentale, prendono forma gli archetipi–modelli che struttureranno la nostra educazione come l’amore per la patria e la famiglia, il sacrificio, il culto dei morti, valori quali l’amicizia, la monogamia, l’onestà della parola data, l’ospitalità, il rispetto per la vecchiaia.
Gli antichi storici insegnavano che per promuovere la pace è necessario preparare la guerra, in base alla lezione di Tucidide che aveva sostenuto che la guerra rende più salda la pace. Ogni generazione ha la sua guerra, anche in questo apparente lungo periodo definito di pace, dopo la II guerra mondiale: dalla guerra fredda, alla decolonizzazione, le corse agli armamenti, le minacce nucleari, fino alle sanguinose guerre civili degli anni ’90 e le minacce terroristiche e fondamentaliste del nuovo millennio.
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Non pochi filosofi e sociologi nel XIX secolo, infatti, immaginarono che con lo svilupparsi dell’era industriale, l’estendersi del processo di democratizzazione e il progressivo affrancamento dell’uomo dalla sua dipendenza religiosa, la guerra avrebbe mostrato tutto il suo volto anacronistico e l’uomo, divenuto ormai consapevole, padrone della realtà, finalmente libero dalla religione, avrebbe eliminato le forme belliche che avevano insanguinato i secoli precedenti, fondando tutto sulla fiducia nel progresso e sulla sua ragione positiva. Mai, invece, come nel XX secolo proprio l’evoluzione scientifica e tecnologica atea si sono piegate al servizio di progetti di violenza, di distruzione e di sterminio.
E forse la stessa illusione si è vissuta nell’ultimo decennio: la certezza di un neoilluminismo della rete e della rivoluzione digitale ha riproposto l’antica utopia che la conoscenza avrebbe spalancato le porte ad un’epoca in cui la libertà di comunicazione e il conseguente democratico processo di uguaglianza sarebbero state il primo passo per una nuova prospettiva di fraterna connessione.
Invece cresce il sospetto che si tratti sempre della stessa vecchia faccenda, del riproporsi, con mezzi più potenti, forse più asettici, non si sa quanto virtuali, del problema del male e del bene. Il tema della guerra si ripropone oggi nella sua dirompente drammaticità, ancora affiancato al nome di Dio.
La guerra insanguina la terra, lacera irrimediabilmente le menti e violenta i cuori, instillando nuovo odio, nuove vendette, preparando nuove guerre. La guerra è questione di eserciti, di violenza organizzata, di strategie e armamenti, ma anche di blocchi economici, manovre finanziarie, embarghi e veti diplomatici.
Scopriamo che la violenza che la coltiva e la prepara, oggi viaggia più veloce sulla fibra ottica, più efficace di un tempo, pervade la nostra società, penetra nei suoi gangli, intride di sé il linguaggio, i gesti, le immagini del quotidiano, soprattutto nei più giovani. La violenza ci scandalizza ogni volta che si ripresenta a noi con una forma di crudeltà nuova ed inaspettata, ma nel frattempo ci assuefà a se stessa.
Gli spunti di approfondimento di questo numero sollevano la questione della guerra, si interrogano sul rapporto tra i conflitti e la religione, tra la guerra e il nome di Dio, desiderano suggerire come non sia così facile storicamente, culturalmente e politicamente giudicarla: in essa l’uomo ritrova la propria natura divisa, tutta la sua tensione e il desiderio di grandezza e intera la sua meschinità, la corruzione, il suo peccato. Sempre, anche nei suoi significati metaforici, la guerra implacabilmente ci fotografa, fissa e inchioda la contraddizione e l’incoerenza del nostro agire.
Forte si è levata la voce degli ultimi pontefici contro la guerra, da quel «Mai più la guerra! Avventura senza ritorno, spirale di lutti e di violenze…» di San Giovanni Paolo II: “c’è ancora tempo per negoziare; c’è ancora spazio per la pace; non è mai troppo tardi per comprendersi e per continuare a trattare. Io appartengo a quella generazione che ha vissuto la seconda Guerra Mondiale ed è sopravvissuta. Ho il dovere di dirlo a tutti i giovani, a quelli più giovani di me, che non hanno avuto quest’esperienza”. È come se questa affermazione continuasse a porre al singolo cristiano, e non solo, la domanda su che cosa sia disposto a rischiare e a fare, per evitare la guerra e favorire un clima di pace.
La pace resta il grande obiettivo dell’umanità, anche se, come sottolinea Franco Cardini nell’introdurre un suo ampio studio sulla cultura della guerra prima della rivoluzione francese (Quella antica festa crudele), mentre la pace è ardua a definirsi senza chiamare in causa la guerra e di essa si può dare una definizione in negativo, come assenza di conflitti, invece la guerra può definirsi prescindendo dalla pace. Sin dal gesto di Caino la guerra, quasi come una condizione naturale del genere umano, ha avuto nella storia un significato e una ricaduta sociale, politica, economica e tecnologica.
In alcune note poesie, scritte all’indomani dei bombardamenti che devastarono Milano nel 1943, Salvatore Quasimodo denuncia l’uomo che, per la ferita antica, si scaglia, da sempre, contro l’altro uomo: scrive il poeta che «i vivi non hanno più sete» e che l’aria era stracciata «dall’urlo nero della madre che andava incontro al figlio crocifisso sul palo del telegrafo».
In questo tempo che avvicina alla Pasqua, il male, il dolore e la violenza delle guerre del mondo gravano tutte su quella Croce, su cui Gesù dice ancora «ho sete» e ai cui piedi attendiamo con trepidazione la mattina dopo il sabato.
SOMMARIO
RELIGIONE E VIOLENZA P. A. M. Sicari ocd
TEMA: LA VIOLENZA, LA GUERRA E IL NOME DI DIO
NEL NOME DI ALLAH. Intervista a Padre Bernardo Cervellera, Direttore di Asianews a cura di P. F. Silvestri ocd
LA GUERRA È IL MESSAGGIO M. Dotti
LA CHIESA, LA GUERRA, LA PACE Prof. M. Invernizzi
LA RELIGIONE E LA GUERRA. IL MONDO DOPO L’11 SETTEMBRE 2001 Prof. M. Borghesi
ANCORA UNA VOLTA: PERCHÉ LA GUERRA? A. Musio
LA GUERRA E I MEDIA L. Sighel
ATTUALITÀ
DOSSIER: IO SONO CRISTIANO P. F. Silvestri ocd
UN LAICATO MATURO E VINCENTE, IN DIFESA DELLA FAMIGLIA M. Nasca
FRANCESCO E KIRILL: UN ABBRACCIO DI SPERANZA P. A. Cazzago ocd
COME COSTRUIRE L’INCONTRO INTERCULTURALE A. Bellingreri
IL VOLTO EDUCATIVO DELLA MISERICORDIA L. Sighel
ABBIAMO BISOGNO DI RIDERE! Incontro con Giacomo Poretti a cura di C. Pietta
CARITÀ
PAOLA VIOLA. LA RAGAZZA DELLE SCARPE R. Ribbene
MUSICA
DAVID BOWIE. ROCK OLTRE LE STELLE R. Barone
ARTE
CINEMA
LETTURE
PUNTO MISSIONE
FAMIGLIA DI FAMIGLIE. Quando la parola diventa azione M. Alberti
VITA DEL MOVIMENTO
LIGNANO Esercizi spirituali
ASSEMBLEA GENERALE