EDITORIALE – AMARE E AMARSI

Nell’introduzione di un testo recente (Narciso innamorato, BUR Rizzoli) il prof. G. Pietropolli Charmet si interroga e indaga su che cosa significhi per gli adolescenti e i giovani adulti amarsi, nella consapevolezza che non si tratta solo di capire come evolve nella nostra società l’educazione sentimentale, quali siano le ragioni, le modalità espressive e le trasformazioni della percezione dell’amore tra i giovani, ma anche provare ad immaginare come saranno i futuri comportamenti delle coppie, quali mariti, mogli, padri e madri stanno nascendo.

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Il panorama che emerge dall’indagine è ampio e variegato e completamente diverso da quello dei padri: la tesi è che a cambiare, per i giovani, non siano solo il modo in cui si intende il rapporto d’amore e come si immagina e realizza il suo sviluppo, ma anche le modalità per cui e in cui si soffre per amore. Tanti aspetti sono mutati radicalmente — persino il dolore stesso legato alla fine di una relazione — sancendo un gap significativo tra le generazioni. D’altronde, sin da piccoli — si argomenta nel testo — i giovani respirano dai genitori e dagli adulti una certa modalità di concepire e trattare i legami affettivi e in loro troviamo forse oggi il frutto del contesto, della cultura e dell’educazione emotiva che hanno vissuto. Se da un lato si trovano adulti malati di romanticismo, cresciuti in un filone emotivo in cui si continua a cercare la passione intensa, irrazionale, unica, definitiva, pura, che sconvolge, che fa vibrare e penare, cercando di perpetuare nel tempo le sensazioni dell’innamoramento, mentre si fatica a vivere ed accettare i passaggi stretti e gli “intralci” che la vita pone, dall’altra vi sono adolescenti e giovani che apparentemente soffrono con modalità meno appariscenti, ma non per questo meno profonde. Charmet li definisce “fragili e spavaldi” (dal titolo di un altro suo interessante libro di osservazione e interpretazione dell’adolescenza e della giovinezza) e, pur riconoscendo che vi sono ancora giovani che si innamorano in modo tradizionale, li rappresenta come narcisi incapaci di uscire da sé; il punto è se «la scelta del partner, il funzionamento della coppia, il suo “collaudo”, la sua continuazione nel tempo sia utile alla realizzazione della propria affermazione, della propria crescita, del proprio progetto di vita». Ne deriva un modo più disincantato, meno ideale… la fine dell’amore romantico, dice il sottotitolo del libro. Si cerca la maggior utilità possibile, non tanto da un punto di vista economico, estetico, ma come compimento affettivo del sé: non si tratta quindi più di un’offerta, un dono all’altro, un servizio alla coppia, ma un percorso narcisistico del proprio personale compimento. E questo capovolgimento antropologico, in cui non è più la persona che sceglie di offrirsi, ma è alla spasmodica ricerca della propria realizzazione, si proietta anche sulla concezione del resto della vita, per cui, ad esempio, sono annullati i riti di passaggio, come il fidanzamento, che è svuotato del valore personale e sociale rispetto al passato. Anche la scelta della maternità e paternità diviene una tappa della propria realizzazione e non un’apertura al dono di se stessi, alla dedizione, al sacrificio. E nella stessa logica, sempre più difficili sono per le nuove generazioni anche tutte le relazioni affettive. In entrambe queste prospettive la ferita d’amore, la difficoltà, la conflittualità o la semplice incrinatura di un rapporto si manifestano come scandalose, colpiscono duramente ad un livello radicale, che delegittima e scardina, sin dalle fondamenta, il rapporto. Sia nella prospettiva romantica che in quella narcisistica divengono inaccettabili l’ostacolo o l’intoppo, l’errore e il male. Nel mito, Narciso, innamorato di sé, annega nella propria immagine riflessa nell’acqua. Oggi è autoreferenziale e desidera emozioni intense, da cui dipendono la percezione di sé e il proprio valore, ma ha, contemporaneamente, paura del legame e della stabilità. Soffre per la rottura della relazione che vive come offesa e incomprensibile ingiuria, che lo rende vendicativo, mentre l’innamorato romantico provava disperazione, pena e tormento per l’abbandono, per la perdita dell’oggetto del suo amore, ma si sentiva anche in colpa per responsabilità, incapacità, sfortuna. Ma è possibile un amore che sia invece incontro, accettazione dell’altro, non specchio narcisistico, ma un sentimento che ami il reale–differente, che rispetti la distanza, senza sopprimerla o negarla, che si nutra della diversità, che accetti il rischio della libertà con coraggio e generosità? O nell’alterità risiede la nostra delusione? Che cosa può rendere un amore stabile, solido, forte, capace di affrontare i venti talvolta tempestosi del vivere, sicuro nel non scoraggiarsi di fronte alle prove che il tempo inevitabilmente pone, e disponibile a superare gli ostacoli che intralciano il cammino? Può l’amore cadere, rialzarsi e sperare ancora o dobbiamo prendere atto che comunque, prima o poi, in modo traumatico o lento, un sentimento si corrode e si consuma, perché gli errori, le condizioni immutabili, i piccoli o grandi tradimenti dell’ideale inevitabilmente lo riducono? La vera ferita dell’amore sta alla radice del nostro essere, alla radice del nostro infinito desiderio e bisogno d’amore e della nostra incapacità a realizzarlo. E come è nuovamente capovolta la prospettiva da queste parole di San Giovanni Paolo II: «Non è cambiato infatti il disegno di Dio, che ha inscritto nell’uomo e nella donna la vocazione all’amore e alla famiglia. […] nessun errore e nessun peccato, nessuna ideologia e nessun inganno umano possono sopprimere la struttura profonda del nostro essere, che ha bisogno di essere amato ed è a sua volta capace di amore autentico». Chi può curare questa ferita? Da chi imparare questo amore autentico, puro e reale, un amore così grande da sacrificare la vita usque ad mortem? Buona Pasqua!

 

SOMMARIO

LE FERITE GLORIOSE DELL’AMORE P. A. M. Sicari ocd

TEMA: PASSIONE E FELICITÀ DELL’AMORE

IL DOLORE CHE REDIME A. Bellingreri

IL VANGELO DELL’AMORE P. F. Silvestri ocd

IL LAVORO DELL’AMORE. IMPERFETTI E FELICI Intervista alla dott.ssa Mariolina Ceriotti Migliarese a cura di M. Polito e M. Parolini

L’AMORE FERITO NELLA MODERNITÀ LIQUIDO L. Sighel

LA TEORIA SVEDESE DELL’AMORE Intervista al regista Erik Gandini a cura di M. Dotti

VOLTARSI. Leggere le diverse forme dell’amore A. Musio

LE VIE DELL’AMORE IN OCCIDENTE L. Sighel

ATTUALITÀ

L’ERA DEI NAZIONALISMI Dove ci porterà l’onda travolgente del nuovo populismo autoritario? M. Gelmini

MATERNITÀ SURROGATA. La verità che sorprende S. Giorgi

COMUNICARE SPERANZA E FIDUCIA NEL NOSTRO TEMPO M. Nasca

MAI COME OGGI. L’orrore senza fine della persecuzione dei cristiani nel mondo R. Ribbene

LA BELLEZZA CHE CI DOVREBBE MANCARE P. A. Cazzago ocd

PAROLA DI DIO

CARITÀ

CHIAMATI ALL’ESPERIENZA DI DIO. Intervista a P. José Arcesio Escobar ocd a cura di A. Pellizzari

MUSICA

DARK NIGHT OF THE SOUL. Note per la poesia di San Giovanni della Croce R. Barone

ARTE

AMORE SURREALE L. Viviani

CINEMA

ORGOGLIO E MARTIRIO. SILENCE S.Giorgi

LETTURE L. Sighel

PUNTO MISSIONE

UNA BORSA DI STUDIO PER COSTRUIRE IL FUTURO DELLA COLOMBIA

VITA DEL MOVIMENTO

CONEGLIANO – VIA CRUCIS

CATANIA

ULTIMA PAGINA L. Tomasini