EDITORIALE – IL SEGRETO DEL CRISTIANO…

Da Diderot, dagli illuministi e, negli ultimi due secoli, da parte di più pensatori, si è imputata al cristianesimo, in modo sempre crescente, la responsabilità di aver avvelenato l’idea del piacere e la fonte della gioia di vivere, associando gli insegnamenti della Chiesa, le sue indicazioni e i suoi princìpi all’idea di limitazione, chiusura, restrizione e inaridimento del godimento dell’esistenza e proiettando sui tempi passati, considerati cristiani, un’ombra di oscurantismo e tristezza, con l’intento palese di esaltare, al contrario, i nuovi tempi della ragione, della tecnologia e della scienza, che per l’uomo sarebbero stati il radioso futuro della libertà, della realizzazione di sé, della felicità e della giustizia. Sappiamo che non è dal progresso scientifico o dall’innovazione tecnologica che verrà la felicità degli esseri umani, anche se vi sono stati periodi ed intere epoche che vi hanno creduto. G. K Chesterton afferma, invece, che proprio «la gioia è il gigantesco segreto del cristiano».

Ma, nel sentire comune, un altro fraintendimento pesa sull’idea di gioia: la sua riduzione a stato emotivo passeggero, che si ferma in superficie e non approfondisce la problematicità della vita, come se si potesse essere “gioiosi” solo dimenticando e sottovalutando la drammaticità dell’esistere. Spesso l’idea di gioia è confusa e sovrapposta a molte sensazioni ed intesa come una sorta di fragile felicità, come un delicato, raro ed intoccabile gioiello.

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Chesterton scrive ancora in Ortodossia: «Quest’affare del vetro che nella letteratura popolare s’incontra con straordinaria frequenza non può essere puramente casuale: principesse che vivono in un castello di vetro o su una collina di vetro, che vedono tutte le cose in uno specchio, che possono vivere in case di vetro purché non tirino sassi. Questo fugace luccichio di vetro che ricorre dappertutto sta a dimostrare che la felicità è brillante ma fragile, come un oggetto che è più facilmente esposto a esser rotto dal gatto o dalla cameriera. Questi concetti sono talmente penetrati in me che sono ormai diventati la mia concezione del mondo. Io ho sentito e sento che la vita è splendida come il diamante, ma fragile come il vetro della finestra; e ricordo di aver provato un brivido ogni volta che ho sentito paragonare i cieli al terribile cristallo: ho avuto paura che Dio lasciasse cadere il cosmo mandandolo in frantumi». La felicità è un diamante fragile. E quanto lo è in tempi come i nostri, che sono afflitti da paure dilaganti, indifferenza ed egoismi, che riaffiorano e iniettano nei nostri contesti sociali, lavorativi e personali il sospetto che la priorità sia difendersi, garantirsi, assicurarsi dalle minacce circostanti e che felicità, letizia e gioia siano termini da mondo delle fiabe o da irresponsabili.

In occasione della GMG di Madrid, Papa Benedetto XVI dedicò l’intera sua riflessione con i giovani del mondo proprio alla gioia e la sua attenta e profonda analisi, riponendo al centro dell’essere cristiano proprio questo sentimento: «L’aspirazione alla gioia è impressa nell’intimo dell’essere umano. Al di là delle soddisfazioni immediate e passeggere, il nostro cuore cerca la gioia profonda, piena e duratura, che possa dare “sapore” all’esistenza. […] Ogni giorno, però, ci scontriamo anche con tante difficoltà e nel cuore vi sono preoccupazioni per il futuro, al punto che ci possiamo chiedere se la gioia piena e duratura alla quale aspiriamo non sia forse un’illusione e una fuga dalla realtà. […] Ma come distinguere le gioie veramente durature dai piaceri immediati e ingannevoli? Come trovare la vera gioia nella vita, quella che dura e non ci abbandona anche nei momenti difficili?».

Non si tratta quindi di inseguire una sorta di vago ottimismo o affermare un senso di forzata positività, perché l’essere cristiani ce lo impone, ma ricercare la natura più profonda e l’identità emotiva più specifica della nostra fede.

Nel libro Sorpreso dalla Gioia, C. S. Lewis racconta la propria autobiografia fino al momento della propria conversione, avvenuta in età adulta, e, ripercorrendo le tappe della propria vita, individua proprio nell’acquisto del sentimento della gioia l’autentico segreto che trasforma la vita: una gioia non ottusa, aleatoria, credulona, ma la meditata consapevolezza dell’essere salvati e quindi la capacità di affrontare, desti, tutta la drammaticità del presente, istante per istante, reggere il peso del passato e accettare la preoccupazione del futuro. La vera gioia non prescinde dall’esistenza del male, del dolore, della contraddizione, ma anzi sa attraversare le vicende del mondo, rendendo salda la mente, il cuore e possibile l’agire, anche quando sembra cedere la speranza. Per Lewis si tratta di un’esperienza e di un sentimento di nostalgia e di bellezza, che inevitabilmente ci affascina e ci conduce ad Altro, un Infinito che rimane sempre inafferrabile eppure reale. Ci vollero molti anni prima che lo scrittore irlandese capisse che proprio questa esperienza preziosa era il richiamo con cui Dio lo attirava a sé come il “figliol prodigo”.

Il Cardinal Ratzinger scrive ne Il sale della terra che «la gioia semplice, genuina, è divenuta più rara», perché «è oggi in certo qual modo sempre più carica di ipoteche morali e ideologiche. […] il mondo ha bisogno di persone che scoprono il bene, che siano capaci di provare gioia per esso e che in questo modo ricevano anche lo stimolo e il coraggio di fare il bene. […] Abbiamo bisogno di quella fiducia originaria che, ultimamente, solo la fede può dare». E si spinge a dire che la gioia cristianamente intesa è anche il vero presupposto dello “humour”, che «è un indice, un barometro della fede» e che  «dove manca la gioia, dove l’umorismo muore, qui non c’è nemmeno lo Spirito Santo, lo Spirito di Gesù Cristo. E viceversa: la gioia è un segno della grazia. Chi è profondamente sereno, chi ha sofferto senza per questo perdere la gioia, costui non è lontano dal Dio del Vangelo, dallo Spirito di Dio, che è lo Spirito della gioia eterna».

Il segreto del cristiano è tutto in un annuncio: «Non temete! Ecco, vi annuncio una grande gioia…».

SOMMARIO

LA GIOIA DI APPARTENERE P. A. M. Sicari ocd

TEMA: LA GIOIA

IL SEGRETO DELLA GIOIA P. F. Silvestri ocd

IL PRESENTE DELLA GIOIA A. Musio

MADELEINE DELBRÊL E LA GIOIA DI CREDERE Don L. Luppi

SE NON RITORNERETE COME BAMBINI V. Ferrarini

CONNESSI ALLA GIOIA. RIFLESSIONE SEMISERIA SULLA GIOIA DELLO STUDENTE VISTA DAL PROFESSORE V. Marconato

ATTUALITÀ

SERVIRE LA TERRA DI GESÙIntervista a Padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa, a cura di P. F. Silvestri ocd

ROHINGYA: IN FUGA DALLA PERSECUZIONE M. Gelmini

PIERLUIGI CAPPELLO. IL POETA DELLE “PAROLE POVERE” L. Sighel

TERESA D’AVILA. «COME IL PANE QUOTIDIANO» M. Nasca

IL TEMPO È SUPERIORE ALLO SPAZIO V. Marconato

PAROLA DI DIO

CARITÀ

NOVI FAMILIA R. Ribbene

MUSICA

IL PARADISO ALLA PORTA. IL DON GIOVANNI DI MOZART A. Bonera

ARTE

GAUDÌ E LA SAGRADA FAMILIA M. T. Robecchi

CINEMA

IL GRANDE GIGANTE GENTILE S. Giorgi

PUNTO MISSIONE

IN RELAZIONE CON DIO, IN COMUNIONE CON I FRATELLI

VITA DEL MOVIMENTO

ASSEMBLEA GENERALE
RICORDO DI MARGHERITA
ROMANIA – TRA CIELO E TERRA
ENNA – COME FOSSE PER SEMPRE
PALERMO – GIORNATA DI INIZIO ANNO
CATANIA – L’AMICIZIA: UNA BELLISSIMA E SIMPATICA OPPORTUNITÀ

ULTIMA PAGINA L. Tomasini