EDITORIALE – MATERIALISMO CRISTIANO

Nella lingua greca antica vi erano due termini per indicare la corporeità: la parola soma, per determinare il corpo umano come unità, e il termine sarx, che significava carne, utilizzato anche per quella degli animali, carne, nel senso più materiale, per esprimerne tutta la caducità, la debolezza, la limitatezza.
Ed è proprio questa la parola usata nel Vangelo di S. Giovanni per l’annuncio del primo capitolo: «Il Verbo si fece carne», sarx appunto. La rivoluzione cristiana avvicinava due parole che parevano inconciliabili per il mondo antico, in una contraddizione terribilmente grave, scandalo e follia: Dio e la carne, la perfezione e la fragilità, l’assoluto e il transitorio.

Con l’Incarnazione, la Crocifissione e la Resurrezione avviene il riscatto della materialità, precaria e fragile, della carne che soffre, che si ammala, della carne che invecchia, che si indebolisce e che muore. Questa confidenza e riconciliazione con il corpo si esprimono, nel Cristianesimo, nell’arte attraverso la rappresentazione del corpo di Cristo, perfetto e dolente nello stesso tempo. E, mentre nelle altre culture religiose si vieta la raffigurazione della divinità, dei suoi profeti e della stessa figura umana, istituendo un’arte sacra che nella cultura musulmana assume la forma perfetta della calligrafia ed in quella ebraica si astiene dalla rappresentazione del divino, l’arte cristiana pone al centro la figura Christi e la raffigurazione dell’umano, mettendo in risalto tutto il peso, il volume, la plasticità del vero, del dettaglio concreto, reale, carnale. Il corpo e la materia sono plasmati al contempo nella ricchezza e nel limite, una carne destinata all’eternità, come un corpo destinato al non essere più, alla corruzione. L’arte raccoglie nel corpo di Cristo tutta l’umanità sofferente; con l’Incarnazione il Cristianesimo innalza il fisico, il corporeo alla dignità più alta, perché Dio stesso ha attraversato e vestito le sue fibre.

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Affermare che esiste un materialismo cristiano, pare di primo acchito un’improprietà, ma nella sua storia il Cristianesimo ha guardato la materia del mondo come volontà e dono del Creatore, ed ha assunto il corpo come eternità redenta.

Scrive il teologo francese Jean Danielou: «In realtà, invece, un cristiano è tanto spiritualista quanto materialista: ed è opportuno sottolineare che esiste un materialismo cristiano, non nel senso che per i cristiani tutto si riduca alla materia (che rappresenta esattamente l’errore opposto al privilegiare esclusivamente lo spirito), ma nel senso che la materia è qualcosa di perfettamente valido, una delle espressioni della creazione di Dio, così che attraverso di essa ci è possibile sapere qualcosa di Dio, altrettanto che tramite lo spirito. Ciò che caratterizza Dio non è il fatto d’essere immateriale, ma d’essere sovramateriale, vale a dire di essere, nell’ambito del materiale, infinitamente più intenso di quanto sia la materia stessa. Non di esserle estraneo, ma al contrario di esprimerne l’intensità nella sua forma più alta».

Nella storia più volte vi sono stati tentativi di ridurre la realtà al suo aspetto materiale e ancor oggi studi delle neuroscienze aspirerebbero ad analizzare e definire ogni atto e movimento emotivo come un miscelarsi di ormoni, aminoacidi, reazioni chimiche, per impossessarsi della materia come unica base di partenza ed unico punto di arrivo e ridurre la personalità umana ad un equilibrio chimico.

L’attenzione di oggi alla corporeità e l’uso che mediaticamente se ne fa ci offrono la rappresentazione di un corpo irreale, quasi a–corporale, come nell’ambito pubblicitario: corpi senza età, senza peso, leggeri, vitali, ma non vissuti, così lontani dalla realtà. E in questa evaporazione del senso della fisicità è concesso pensare e dire qualsiasi volgarità e, avendo perduto la prossimità al corpo, manipolarne ogni aspetto.

Come scrive invece nell’Evangelii Gaudium Papa Francesco: «Confessare che il Figlio di Dio ha assunto la nostra carne umana significa che ogni persona umana è stata elevata al cuore stesso di Dio».

Il processo di umanizzazione attuato dal cristianesimo nella storia non è, in realtà, che un traguardo intermedio, rispetto alla trasformazione dell’istante presente e alla prospettiva della salvezza e dell’eternità. Nel presente finito è passato l’eterno e l’infinito.Scrive Péguy: «Non ha voluto essere attestato, ricordato mediante un miracolo costante. Mediante un miracolo permanente. Non ha voluto servirsi di mezzi diversi da quelli dell’uomo e della storia e della memoria dell’uomo». Il Figlio di Dio si è incarnato in un tempo, in un luogo, in mezzo ad un popolo. Si è lasciato guardare, toccare, ascoltare, non ha semplicemente fatto finta di essere uomo ma, «nella sua propria carne di uomo, davanti alla morte, istantaneamente giungeva a conoscere ciò che è la debolezza e l’infermità di ogni carne d’uomo».

Il frammento di spazio e di tempo non è condannato alla banalità e all’oblio dei secoli, ma ha acquisito valore di eternità; il più piccolo gesto concreto, la quotidiana contingenza fisica e questa nostra carne così fragile sono state salvatae e, per questo, il passato può essere riscattato e il futuro è attesa di compimento. Tutto si gioca nell’attimo presente, quell’istante, come scrive ancora Péguy, «non ancora impegnato, non ancora formato, il punto ancora in corso di acquisizione, in corso di iscrizione, la linea mentre la si scrive e la si iscrive», in cui c’è bisogno della mia personale scelta.

Come in quell’estate del 1941 quando ad Auschwitz un prete polacco decise, in un istante, di uscire dalla fila ed offrire la propria vita, pronto a morire al posto di un altro: quello stesso uomo, padre Massimiliano Kolbe, che trasportando i cadaveri dalle camere a gas ai crematori, pregando, ripeteva: «Et verbum caro factum est».

SOMMARIO

LA “STORIA TEOLOGICA” DELLA MATERIA P. A. M. Sicari ocd

TEMA: MATERIALISMO CRISTIANO

ESSERE O AVERE UN CORPO METAFORE E NUOVI SCENARI ECONOMICI A. Musio

LA PERSONA È IL SUO CORPO LO PORTIAMO SEMPRE CON NOI A. Bellingreri

CORPO. TEMPIO DI DIO P. Belletti

CORPO, RETE E RELAZIONE L. Sighel

I SUSSURRI DEGLI ANGELI P. F. Silvestri ocd

ATTUALITÀ

QUALE OBIETTIVITÀ? M. Dotti

NON C’È PACE NEL CUORE DELL’AFRICA M. Gelmini

PRIMA DELL’ALBA Intervista a Paolo Malaguti a cura di V. Marconato e S. Cinquetti

LA CATTEDRA DI PIETRO E LA RESPONSABILITÀ DEI CRISTIANI M. Nasca

PAROLA DI DIO

 

CARITÀ

RUBARE A COLUI CHE HA FAME R. Ribbene

MUSICA

IL LESSICO MISTERIOSO E MISTICO DEL CANTO LITURGICO L. Tomasini

ARTE

LA «CIVILTÀ DELLA BELLEZZA» P. A. Cazzago ocd

CINEMA

WONDER S. Giorgi

LETTURE

IL RACCONTO DELLA SANTA CRUS DI CERVENO M. Toninelli
MA A CHE COSA SERVONO GLI UOMINI? L. Sighel

PUNTO MISSIONE

ESSERE NELLA CHIESA CELLULE VIVENTI ED AMANTI

VITA DEL MOVIMENTO

SPECIALE PELLEGRINAGGIO
VACANZE INVERNALI STUDENTI

ULTIMA PAGINA L. Tomasini