
EDITORIALE – CONFINI E IDENTITÀ
Viviamo in una sorta di paradosso: nell’era della globalizzazione, che si è imposta come un progressivo processo di superamento ed annullamento dei confini, di accesso ad un mondo s-confinato, perciò ipoteticamente più libero, comunicativo, democratico, scopriamo però che molti muri non solo non sono stati abbattuti, ma anzi, ne sono sorti di nuovi, anche attraverso la potenza delle nuove tecnologie, che avrebbero dovuto aiutarci ad eliminarli. Il tema dei confini ha oggi un’attualità ed un’urgenza che vanno al di là delle complesse problematiche migratorie, su cui interessi diversi concentrano e sclerotizzano tutto il dibattito e l’attenzione, e coinvolge molti ambiti della nostra vita personale e sociale, travolgendo l’idea di limite che garantiva, fino a poco tempo fa, una certa sicurezza e stabilità.
La controversia sui confini ha molte implicazioni a livello comunicativo, scientifico, tecnologico, sociale, ambientale, basti pensare al grande dibattito sulle prospettive e sull’uso dell’intelligenza artificiale, sugli studi ed i potenziali sviluppi della genetica o il mutamento delle relazioni e delle forme di socialità. Dove sono i confini? Questi cambiamenti li travolgono, sembrano calpestarli, spingerli più in là, e chiedono un nuovo ripensamento, sollevando profonde questioni di carattere etico e costringendoci a verificare i fondamenti ideali non solo di un presente in costante accelerazione, ma del futuro prossimo, che immaginiamo.
Gli antropologi spiegano che con i confini nasce la civiltà, sono segni tracciati per creare differenze, per distinguere, per dominare il caos e rendere il mondo più comprensibile. Il confine è protezione dall’inatteso e dall’imprevedibile, una difesa dalla paura e una garanzia del potere acquisito: anzi più sono visibili e marcati, più lo spazio e il tempo, all’interno dei quali ci muoviamo, ci sembrano ordinati. Nell’antichità romana si distingueva tra il finis, il solco definito, con cui Romolo delimita la città da tutto il resto, che veniva usato per dividere campi, regioni, proprietà all’interno dell’Impero e il limes, cioè il limite che separava e distingueva la civiltà ordinata dal resto del mondo straniero, barbarico, ignoto, che oggi potremmo tradurre con “frontiera”, e che spesso coincideva con una strada posta a segnare il passaggio tra due mondi.
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In questo numero la nostra rivista offre alcune riflessioni sul tema dei confini, con la consapevolezza che si tratta di un argomento di alta complessità e non nascondendo la preoccupazione per il clima e il contesto che ci circondano; la prospettiva è quella di un confronto concreto e un dialogo serio sulle criticità della nostra società, ben sapendo che talvolta salvaguardare la libertà degli uomini significa incarnare quei limiti e quei confini che sono dimenticati o ignorati.
L’interconnettività, la perdita di riferimenti e il relativismo imperante ci hanno fatto trascurare che al centro c’è proprio il tema della libertà e dell’uomo con la sua necessità di legami, la sua capacità di scegliere e il suo bisogno di identità. Il tema del confine, in termini di superamento, trasgressione o conservazione, pone sempre drammaticamente l’interrogativo sulla natura e la radice della vera libertà.
Nel 1996, S. Giovanni Paolo II, trovandosi ai piedi della Porta di Brandeburgo, divenuta da simbolo della divisione emblema dell’abbattimento di tutti i muri, in una Germania riunificata, decise di dedicare le proprie parole proprio alla libertà, ricordando che l’uomo è chiamato alla libertà, ma che la libertà non esiste senza verità, senza sacrificio e senza responsabilità. E sottolineando come il muro più resistente da abbattere sia nel cuore dell’uomo, concludeva con parole che, a vent’anni di distanza, non risolvono i drammi che viviamo, ma spalancano lo sguardo e riempiono il respiro: «L’Europa ha soprattutto bisogno di aria per respirare, di finestre aperte, attraverso le quali lo spirito della pace e della libertà possa entrare. [.…] Tenete aperta questa porta, per voi e per tutti gli uomini! Tenetela aperta con lo spirito dell’amore, della giustizia e della pace! Tenete aperta la porta con l’apertura dei vostri cuori! Non c’è libertà senza amore. L’uomo è chiamato alla libertà. Annuncio a tutti voi che mi ascoltate: la pienezza e la compiutezza di questa libertà ha un nome: Gesù Cristo. Lui ha detto di sé: Io sono la porta. In Lui l’uomo ha accesso alla pienezza della libertà e della vita. È Colui che rende l’uomo veramente libero, poiché dissipa le tenebre dal cuore degli uomini e rivela la verità. Compie il Suo cammino come nostro fratello e realizza la Sua solidarietà con noi donando la Sua vita per noi. In tal modo ci libera dal peccato e dalla morte. Fa sì che riconosciamo nel prossimo il Suo volto, il volto del vero fratello. Ci mostra il volto del Padre e diventa per tutti il vincolo dell’amore».
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SOMMARIO
CON GESÙ NON CI SONO CONFINI P. A. M. Sicari ocd
CONFINI ED IDENTITÀ Conversazione con il prof. Paolo Gheda a cura di L. Sighel
MIGRANTI, CONFINI E VANGELO: COSA DICE LA CHIESA? P. F. Silvestri ocd
MIGRANTI: I DATI DEL FENOMENO IN ITALIA M. Gelmini
(LA)MENTI DI FRONTIERA P. Fuoli
TECNOLOGIE SENZA LIMITE. IL FUTURO DELLA NATURA UMANA? A. Musio
EDUCARE: STARE SUL CONFINE L. Sighel
ATTUALITÀ
HUMANAE VITAE UN DONO RICEVUTO A. Bonera
SANTI PERCHÉ AMICI DI GESÙ Intervista a P. Romano Gambalunga a cura di P. P. De Carli ocd
GIOCARSI IL MONDO. AZZARDO, LEGAMI SOCIALI E SPAZI DI SOLITUDINE M. Dotti
DON PINO PUGLISI. IL SORRISO DI CHI ABBRACCIA LA FEDE M. Nasca
PAROLA DI DIO
CARITÀ
AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA. TOCCA A TÌA! R. Ribbene
MUSICA
MUSICA COME PREGHIERA Intervista a Monsignor Marco Frisina a cura di M. Colombo
ARTE
FREESPACE. BIENNALE DI ARCHITETTURA 2018 L. Sighel
CINEMA
KUBO E LA SPADA MAGICA S. Giorgi
PUNTO MISSIONE
PER SEMPRE? Lettera dalla Romania di L. Dallera
VITA DEL MOVIMENTO
VITA DEL MOVIMENTO
ASSEMBLEA GENERALE
IL NUOVO CONSIGLIO DEL MOVIMENTO
VACANZA–PELLEGRINAGGIO STUDENTI DEL MEC A ROMA
ULTIMA PAGINA L. Tomasini