EDITORIALE

Essere figli, afferma Maria Zambrano, «significa avere un’origine chiara, appartenere a una stirpe, avere un destino, sentirsi chiamati da voci inconfondibili, sentirsi legati e obbligati. […] Prima che esseri di ragione o di coscienza, d’istinto o di passione, siamo infatti figli ed essere figlio significa dover rispondere, doversi giustificare di fronte a qualcosa di inappellabile».

Secondo la filosofa spagnola si tratta di un legame, una dipendenza, un’impronta che portiamo nei geni, nei caratteri dei nostri lineamenti e nel profondo della nostra coscienza, e se da un lato l’esperienza dell’essere figlio accomuna tutti, è il fondamento più “democratico” dell’essere umano ed imprime un’appartenenza e un assoggettamento biologico incancellabile, rendendoci palese come non siamo padroni della nostra origine, è altrettanto vero che è insita nel figlio la spinta ad affermarsi contro i genitori, a non ripetere o riprodurre la loro vita, ma a trovare nuove vie e creare il proprio cammino.

Un figlio viene da un Altro ed essendo “altro” rispetto al genitore è proiettato ad altro, a scrivere un’altra storia, un altro destino. Si tocca qui uno dei gangli dell’amore vero che è amore al destino dell’altro, anche se ciò implica diversità, distacco.
Antoine de Saint-Exupéry utilizza un’efficace metafora storica: «Il figlio può essere un barbaro. Senza l’opera di trasmissione dei significati della vita, da una generazione all’altra, le nuove generazioni saranno solo dei barbari accampati nel nostro territorio. Non capiranno, non conserveranno e non trasmetteranno più niente di quello che ha alimentato la vita dei loro avi. E la vita perderà il suo fervore e il suo significato e il collegamento al nodo divino che unisce le cose. Se mancherà questo, la nuova generazione si accamperà barbaramente nella città che ti avrà presa. Quale gioia possono procurare a questi barbari i tuoi tesori?».

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Il tema della filialità tocca e interpella quindi la storia personale di ciascuno e la preoccupazione per la trasmissione della propria eredità, coinvolge l’essere generati e il generare, l’educare e l’educarsi. La nostra cultura greco-cristiana è attraversata da figure emblematiche di figli che raccontano aspetti e caratteri del vivere questa condizione, paradigmi che rispecchiano la cultura in cui sono nati, ma anche rivelano alcune verità dell’essere uomini e del guardare e capire la propria vita.

Così l’antichità è dominata da due immagini di figli: la prima, come trattato da Recalcati ne Il segreto del figlio, è la vicenda tragica di Edipo, il figlio già designato dall’oracolo all’infausta sorte dell’uccisione del padre, per il quale tutto è già scritto all’origine, non c’è spazio per la libertà, né possibilità di trasformare o liberarsi da tale destino, ma solo la necessità di accogliere il fato e realizzarlo. La seconda figura è Telemaco, il figlio che attende il padre Ulisse, colui che, cresciuto nella nostalgia ed idealizzazione della figura paterna, in una ricerca del suo passato e della sua origine, parte per trovarlo e, in questo viaggio, compie la propria crescita e la propria consapevolezza: è la ricerca del padre che consente al giovane di diventare adulto, ritrovare le tracce della sua storia lo rende degno di impossessarsi e di continuare la tradizione.

Il cristianesimo invece rivoluziona il sentire e l’immaginario, introducendo la figura di un figlio che può deviare, allontanarsi, negare ed opporsi alla tradizione rappresentata dal padre, ma a cui è donata la possibilità della conversione, del ritorno, della trasformazione, del perdono, etimologicamente di un dono ancora più grande. È così che il figliol prodigo sperpera tutto nel viaggio alla ricerca di sé, tocca il fondo, ma l’amore e la libertà sperimentati prima, grazie al padre che lo ha lasciato sbagliare e che ha tollerato il dolore del suo perdersi, lo inducono, in un ultimo impeto, a tornare alla casa paterna, dove ritrova se stesso e una inimmaginabile accoglienza da parte della fonte dell’amore che lo aveva generato, mai dimenticato e che possiede la forza di rigenerarlo.

Ed oggi qual è l’immagine del figlio e dell’essere figli che abbiamo, viviamo e tramandiamo? In un episodio (Arkangel) di Black Mirror — serie tv di culto che, immaginando il prossimo futuro, porta ferocemente all’estremo i nostri comportamenti e le nostre abitudini — è narrata la parabola inversa del Vangelo: una madre, per proteggere la figlia, usa la neuro-tecnologia in modo da controllarla ed evitarle l’incontro con il mondo e i suoi pericoli e così, impedendole di sperimentare l’errore, la sconfitta e il fallimento, tragicamente, la perde per sempre.

Interrogarsi su che cosa significhi essere figli, come in questo numero cerchiamo di fare proponendo alcune riflessioni, è forse la vera emergenza dei nostri giorni, in cui legami e relazioni sembrano sciogliersi tra le nostre mani, e pare necessario andare ai fondamenti dell’essere persona. Riscoprire la propria esperienza di filialità, anche ferita, interrotta o inaridita, è il compito che ciascuno ha nella vita: ritornare alla fonte dell’amore che ci ha generato e riconciliarsi con la propria storia ed esperienza di figli è la vera possibilità che l’individuo ha di poter amare qualcun altro.

E l’avvenimento della Natività attrae i nostri occhi a Colui che tutto ha manifestato nel Suo essere figlio e proprio per questo è stato capace di essere l’Amore.

SOMMARIO

RITORNO A NAZARETH P. A. M. Sicari ocd

TEMA: ESSERE FIGLI

L’EMERGERE DI UN NUOVO SENSO DELLA PATERNITÀ E DELLA FILIALITÀ A. Bellingreri

UN CARISMA PER L’UOMO DI OGGI P. F. Silvestri ocd

L’IMPREVISTO COME SOGGETTO. CHE COSA SIGNIFICA GENERARE A. Musio

LA BELLEZZA ED IL LAVORO DELL’ESSERE FIGLI Intervista al Prof. Gustavo Pietropolli Charmet a cura di M. Polito

“IO STO CON TE!” Intervista a Sofia Pagnoni a cura di C. Pietta

ATTUALITÀ

EUROPA: QUALE FUTURO? Intervista al Prof. Angelo Panebianco a cura di R. Castagna

LIBERA, NON ANCORA. NONOSTANTE L’ASSOLUZIONE, L’INCUBO DI ASIA BIBI NON È FINITO M. Gelmini

“NON UCCIDERE”. PAPA FRANCECSO – ABORTO E QUINTO COMANDAMENTO A. Bonera

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E SOCIETÀ DEL DISIMPEGNO. LA SFIDA MORALE DELLE NUOVE TECNOLOGIE  M. Dotti

TRE PONTEFICI A PALERMO NEL RICORDO DI DON GIUSEPPE PUGLISI M. Nasca

PAROLA DI DIO

CARITÀ

RISCOPRIRE UN’OASI DI DIGNITÀ: LA RIGENERAZIONE DI DANISINNI R. Ribbene

MUSICA

PERCHÉ UNA LITURGIA CRISTIANA IN MUSICA? Don A. Donini

ARTE

COSTRUIRE CATTEDRALI S. Giorgi

CINEMA

UN UOMO DI PAROLA S.Giorgi

LETTURE

GIOVANNI PAOLO II. ALLA RICERCA DELLA PRESENZA Recensione di M. toninelli

L’INSOSTENIBILE BISOGNO DI AMMIRAZIONE Recensione di L. Sighel

PUNTO MISSIONE

UN INCONTRO SPECIALE M. Brescianini

VITA DEL MOVIMENTO

ASSEMBLEA GENERALE
IL TESTO DI SDC NELLE MANI DEL PAPA

ULTIMA PAGINA L. Tomasini