
EDITORIALE – GENERARE E AMARE
I miti più antichi, tramandati oralmente e alla base delle culture di tutti i popoli della terra, raccontano di generazione. I miti cosmogonici narrano la nascita dell’universo e di tutti gli esseri esistenti e, nelle varie tradizioni, sono presenti alcuni caratteri ed archetipi comuni: la presenza di un essere supremo, anche prima della nascita degli dei, l’unione/fusione di elementi preesistenti, la distinzione o separazione da una massa indistinta, la presenza ed il richiamo all’acqua come elemento base della vita e come riferimento alla gestazione ed alla nascita. Da uno stato di caos, increato ed oscuro emerge, si genera o è generato un essere che a sua volta ha la capacità di generare, condividendo e riproponendo, seppur ad un livello inferiore, l’atto primordiale.
Per quanto riguarda la nostra tradizione occidentale è Esiodo, nelle Opere ed i Giorni a tracciare la storia del mondo, suddividendo il tempo in cinque età e generazioni: da quella dell’oro, all’argento, all’età del bronzo, alla stirpe degli eroi ed infine a quella del ferro, la nostra generazione, quella in cui gli uomini hanno la tempra peggiore, sono senza pietà, sleali, insinceri, senza pudore. L’epoca del ferro è caratterizzata dalla violenza, dagli inganni e dal desiderio del possesso: gli uomini viaggiano inesausti per terra e per mare, alla ricerca di nuove ricchezze, sono frequenti le guerre, i confini tracciati netti dividono profondamente e nessuno si fida di nessuno. Sono fantasie poetiche del VII secolo a. C. … almeno così affermano i libri!
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Una certezza sta al fondo: il progressivo peggioramento ed inesorabile imbarbarimento fino al punto in cui tutte le divinità lasceranno la terra e Zeus sarà costretto a mettere fine alla stirpe ed alle generazioni umane. In tutta la tradizione indoeuropea ed anche in quella indiana (nel Mahābhārata quattro sono le età) si prefigura un ineluttabile declino fisico, morale e spirituale dell’umanità.
E questa antica profezia pare replicarsi in tempi anche recenti, in cui, mentre le generazioni si accorciano, la discontinuità e la rottura tra esse viene difficilmente letta ed interpretata come un miglioramento, un’occasione di crescita e di sviluppo, ma più frequentemente è giudicata con preoccupazione, quando non tacciata con disappunto ed osteggiata con disprezzo.
Il termine generazione ha, in questa accezione, il significato di un lasso di tempo, entro cui si sente l’esigenza di definire un periodo, una condizione di vita legata a determinate condizioni sociali e psicologiche, è la ricerca di un’identità precisa, che fissi il tempo, magari con un pizzico di nostalgia di quel che era e che non è più. Si tratta del tentativo di attribuire al passato una genuinità e una verità, che si va dileguando o è sentita come già perduta e dimenticata. Si cerca allora di legare un’età ai fatti socio-economici: ecco la generazione del dopoguerra, quella del boom economico, quella del terrorismo, la generazione della tv, dei reality, la generazione dei nativi digitali, si è parlato di generazione Y, X, Z…
Invece il tema del generare, su cui questo numero della rivista offre alcuni approfondimenti, dovrebbe avere una naturale vocazione alla speranza ed al progresso, dovrebbe fondarsi sulla fiducia e sull’auspicio di un futuro e di un domani che sappiano evolvere e migliorare. Altrimenti perché generare?
Oggi questo argomento manifesta tutta la propria attualità, non solo perché sempre più sentiamo sotto attacco il mistero ed il miracolo della nascita, del concepimento, della procreazione e del generare, come è stato immaginato da Dio, ma soprattutto perché il nostro tempo è afflitto e ferito, vittima dell’angoscia sull’oggi e di un lugubre presagio per l’avvenire. Le attuali generazioni portano con sé una sanguinante lacerazione della propria identità e del proprio destino e forse, proprio per questo, stanno divenendo sempre meno capaci di generare.
Il rapporto con lo sviluppo tecno–digitale, frutto e creatura dell’uomo contemporaneo, amplia il paradosso e pone interrogativi cruciali e sostanziali sulla potenzialità ed evoluzione di una tecnologia, che invade la vita produttiva, di relazione e quella privata. «La generazione meglio equipaggiata tecnologicamente di tutta la storia umana ‒ affermava il sociologo Z. Bauman ‒ è anche la generazione afflitta come nessun’altra da sensazioni di insicurezza e di impotenza».
Vivremo sempre più in un’epoca di transumanesimo ovvero, come avverte il prof. Stefano Zamagni, un tempo in cui il corpo e il cervello umani sono “aumentati”, arricchiti dall’intelligenza artificiale.
Soprattutto nel mondo occidentale, che si trova alle soglie della denatalità e in una crisi dei suoi fondamenti, deve essere riscoperta la radice profonda del generare, non solo comprendendone la sua vera natura, ma anche riscoprendo quale sia e dove si trovi il suo nutrimento e sostentamento.
Solo chi comprende ed ama il proprio essere generato, penetrando nelle profondità del proprio passato e della propria storia ed accettando il dialogo intimo con la propria appartenenza, può proiettarsi nella meravigliosa e rischiosa avventura del generare, non preoccupandosi di conservare o di riprodurre realtà identiche a se stesso, ma accettando invece il rischio del cambiamento, l’imprevedibilità della libertà, la sfida dell’errore e del non previsto e l’impegno della cura.
C’è alla fonte del generare il senso ed il tremore dell’attesa, la percezione del miracolo, la vocazione al futuro ed alla responsabilità tipica dell’amore: separare questi due verbi, amare e generare, significa minare in modo drastico e violento la nostra natura e la nostra vita.
Viene alla mente una delle frasi più famose di Cesare Pavese «L’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre ad ogni istante». E proprio così sono il vero amore e la vera generazione che han bisogno di permanente presenza, inesausta cura e desiderio di ricominciare… sempre.
SOMMARIO
“DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE” P. A. M. Sicari ocd
IN NOME DELLA NASCITA TRA RELAZIONE E IDENTITÀ A. Papa
IL RACCONTO DELL’ANCELLA. LA GENERAZIONE UMANA ALL’EPOCA DELLA MATERNITÀ SURROGATA A. Musio
SEMPRE DI MENO, SEMPRE PIU’ VECCHI? IL DECLINO DEMOGRAFICO DELL’ITALIA E. Brentari
PENSARE PER GENERAZIONI A. Bellingreri
GENERARE CITTADINI EUROPEI. LA SCUOLA E LA SFIDA DELLE COMPETENZE EUROPEE L. Sighel
ATTUALITÀ
LE PROTESTE A HONG KONG. PER LA LIBERTÀ, CONTRO LA DISUGUAGLIANZA M. Gelmini
ALTRO CHE ORGOGLIO M. Dotti
BENEDETTO XVI, FORTE NEL CORPO E NELL’ANIMO, CONTINUA A SORPRENDERE M. Nasca
500 ANNI DI GRAZIE. IL QUINTO CENTENARIO DELL’APPARIZIONE DELLA MADONNA AD ADRO P. G. Furioni ocd
PAROLA DI DIO
CARITÀ
LE AVVENTURE “DIVERSAMENTE ABILI” DEL GRUPPO PER SERVIRE a cura di fr. I. Iadarola ocd
MUSICA
DAL ROCK ‘N’ ROLL ALLA TRAP, VIAGGIO – MUSICALE – TRA LE GENERAZIONI (PRIMA PARTE) R. Barone
ARTE
TEMPI INTERESSANTI. BIENNALE D’ARTE DI VENEZIA 2019 L. Sighel
CINEMA
LETTURE
IL PRIGIONIERO DI TOLEDO. JUAN DE LA CRUZ POETA DI DIO P. G. Furioni ocd
PUNTO MISSIONE
VERSO L’ALTRO. STORIA DI UNA FESTA DI POPOLO, CON AL CENTRO LA FAMIGLIA R. Barone, E. Sartorio
VITA DEL MOVIMENTO
VACANZE STUDENTI
VACANZE UNIVERSITARI
VACANZE IN SARDEGNA
ULTIMA PAGINA L. Tomasini