
EDITORIALE – VIVERE LE ETÀ DELLA VITA
Che cos’è il tempo? Domanda difficile ed impervia, che attraversa i secoli ed il pensiero degli uomini: il tempo sembra esistere nel momento in cui cerchiamo di afferrarlo per misurarlo.
Ogni società ha cercato di codificarlo, applicandolo all’esistenza umana e, se già Cicerone scrive che «a ciascun periodo della vita è stata data la sua opportunità, in modo che la debolezza dei bambini, l’irruenza dei giovani, la serietà dell’età di mezzo e la maturità della vecchiaia abbiano ciascuna la sua caratteristica naturale, che deve essere apprezzata a suo tempo», la definizione delle diverse età della vita è considerata da molti studiosi come una conquista della nostra civiltà occidentale.
Ma i tempi che viviamo sembrano aver confuso le diverse fasi dell’esistenza ed i significati ad esse attribuiti nel passato, per distinguere le diverse stagioni biologiche e biografiche che rappresentano lo sviluppo intellettuale, morale e sociale della persona.
Anche per questo, alcuni anni fa, il noto psicanalista G. Pietropolli Charmet, da noi intervistato, sottolineava come nella nostra società fossero saltati tutti i riti di passaggio e che, in un mondo di adulti che vivono da adolescenti e di adolescenti che fanno gli adulti, sarebbe stato sempre più difficile imparare a diventare grandi.
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Stare dentro e rispettare limiti e confini, attraversare la transizione tra le età, corrisponde invece ad un coerente sviluppo della persona che avverte la drammaticità dell’esistere e vive, senza sottrarsi, tutta la densità antropologica del suo presente, accettando, ad ogni passo, il compito sfidante di cercare di personalizzare e dare significato al suo tempo.
È un compito difficile. Si tratta di resistere in un processo di costante trasformazione che è insieme elaborazione della coscienza attraverso quel che la vita ci presenta, accettazione di criticità e imprevisti, purificazione, talvolta drammatica, del proprio desiderio, entusiasmi e crescita, ma con passaggi, talvolta dolorosi, di discernimento, disincanto, mediazione.
Questo vero e proprio lavoro, che ogni età possiede, si rivela come un progressivo e continuo diventare sé stessi, come se ad ogni curva, bivio o svolta della vita fosse essenziale e costitutivo re–imparare altre modalità di stare al mondo e una sintesi nuova, capace di dare senso al percorso esistenziale personale.
Ogni età della vita ha dentro di sé una propria fisionomia e caratterizzazione, si configura come una tappa da intraprendere e da portare a maturazione; da questo deve avere origine la difesa ed il rispetto delle differenti età, come, ad esempio, nell’infanzia ciascun bambino deve poter vivere la propria fanciullezza appieno, senza essere adultizzato o essere creduto e pensato semplicemente come un adulto non ancora compiuto; e proprio l’aver sperimentato fino in fondo il tempo e la vita infantile gli permetterà di divenire un adulto più stabile. Nello stesso modo, l’età adolescenziale e giovanile deve evitare di rimanere ingabbiata in un’infanzia senza fine. E così via.
Eppure, si ha spesso l’impressione che le diverse età della vita siano percepite come manipolabili ed allungabili a piacimento, anzi, potenzialmente estendibili e quindi consapevolmente estese, come per sfuggire i passaggi che ci chiamano a ricercare un nuovo equilibrio, una diversa modalità di vivere il presente, evitando, ad un certo punto, anche il mito della giovinezza e dell’efficienza eterna e a tutti i costi. Oggi gli stadi di vita appaiono forzati, in qualche modo diluiti in un’identità che è fluida, svuotati ed, in un certo senso, violati.
È questo il tema di approfondimento del presente numero della nostra rivista nella quale vogliamo offrire spunti e contributi che indaghino come pensiamo la vita, quanto siano importanti le sue fasi e i suoi passaggi, come sia cambiata, anche a partire dai dati demografici e dalla loro evoluzione, la rappresentazione che ne abbiamo, quale sia la costellazione e quale il profumo di ogni età, come scrive Romano Guardini in Le età della vita, testo in queste pagine ricordato e che ha dato il via al nostro lavoro.
Dobbiamo allora pensare la persona come costantemente in cammino, né vittima di rimpianti e reclinata su quel che vorrebbe ma non c’è più, né proiettata sempre ad un futuro che non si realizzerà mai, ma consapevole che ogni cambiamento presente è un passo ed implica, nello stesso momento, una perdita ed un guadagno, un distacco da un’origine ed un avvicinamento alla meta che ci aspetta. Ma questo è possibile solo se ci si percepisce dentro un legame permanente, che non dimentica come si diventa sempre più sé stessi nella misura in cui si impasta la propria esistenza con l’altro e con un Altro.
SOMMARIO
IL MAGISTERO DEL PAPA E LE PROSPETTIVE PER LA CHIESA DI OGGI P. A. M. Sicari ocd
LE ETÀ DELLA VITA SPIRITUALE P. F. Silvestri ocd
LE ETÀ DELLA VITA E IL SENSO DEL PRESENTE A. Musio
IL FUTURO NON INVECCHIA. Intervista al Prof. Rosina a cura di L. Sighel
LE ETÀ DELLA FAMIGLIA A. Bellingreri
TUTTO TROPPO PRESTO. Intervista al Dott. Pellai a cura della Redazione
VIETATO AI MINORI… DI SESSANTACINQUE ANNI L. Tomasini
EPPUR SI MUORE S. De Carli e don D. Facchin
ATTUALITÀ
DAD E OLTRE. LA SCUOLA E LE SUE SFIDE L. Sighel
SOTTO LO SGUARDO DI DIO. BEATO ROSARIO LIVATINO M. Nasca
QUALCOSA CHE CAMBIA. L’ALBANIA A 30 DALLA FINE DEL REGIME COMUNISTA M. Bellingreri
PAROLA DI DIO
CARITÀ
MUSICA
“LE POCHE COSE CHE CONTANO”. Don Luigi Verdi e Simone Cristicchi (seconda parte) R. Barone
ARTE
LA “DIFFICILE” RESURREZIONE NELLA PITTURA RINASCIMENTALE M. T. Robecchi
LETTURE
LA RUSSIA DI PUTIN P. A. Cazzago ocd
PUNTO MISSIONE
LA GRAZIA DELLA PROSSIMITÀ S. Pensieri
VITA DEL MOVIMENTO
UNIVERSITARI BRESCIA
MECBROADCAST
ULTIMA PAGINA L. Tomasini
CIAO PIETRO