Intervista a Don Fortunato Di Noto
(a cura di P. Fabio Silvestri ocd)

In questi ultimi anni, abbiamo sentito parlare di pedofilia soprattutto con riguardo al triste caso dei preti pedofili: un problema serio e grave, che ha visto la Chiesa reagire con una serie di azioni di contrasto e di nuova legislazione interna, in particolare sotto il pontificato di Benedetto XVI e di Francesco. Tuttavia il fenomeno della pedofilia non riguarda certo soltanto la Chiesa: la sua diffusione nel mondo dimostra anzi dati e cifre spaventosi, di cui i media sembrano non occuparsi affatto. Eppure il web è attraversato da milioni di foto e video pedopornografici, che ritraggono centinaia di migliaia di bambini ridotti ad oggetto di schiavitù e torture sessuali da parte di adulti: tra questi bambini, senza alcuna pietà, figurano anche migliaia di neonati. Non sono purtroppo pochi, infine, quei casi (appurati) di orrore nei quali i bambini sono stati usati come vittime sacrificali in riti satanici. A fronte del colpevole silenzio su tutto questo, di cui sono responsabili i singoli Stati così come le Organizzazioni internazionali (in particolare l’ONU), c’è invece chi da anni lavora seriamente perché la verità emerga e siano denunciate le gravissime connivenze (culturali, politiche, massoniche e giornalistiche) che edificano il muro dell’omertà su questo olocausto, ignorato e terribile. Tra questi coraggiosi operatori c’è un prete italiano, Don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione Meter per il contrasto della pedofilia online, che già dal 1989 conduce questa battaglia drammatica e pericolosa. Dialoghi ha avuto l’onore di intervistarlo e lo ha fatto con uno scopo preciso: affinché, dopo aver letto, nessuno possa più dire “Ma io non sapevo…”. E perché da quel momento ciascuno, nel modo in cui gli sarà possibile, si senta chiamato a dare il proprio contributo in questo impegno di civiltà e di carità.
Caro Don Fortunato, all’inizio di questa intervista le chiediamo innanzitutto qualche notizia sul suo percorso personale e, in particolare, su come sia maturata la scelta di occuparsi del dramma della pedofilia.
Ad oggi, ho alle spalle già 25 anni vissuti da prete (compiuti proprio lo scorso 3 settembre), 34 da quando sono entrato in Seminario a Noto (SR), con la parentesi di 2 anni trascorsi alla Gregoriana a Roma. Da quando feci la prima comunione — e lo dico solo come testimonianza della bontà di Dio — raramente non ho partecipato alla S. Messa. Quasi tutti i giorni è stato un cibo d’amore che ha nutrito la mia fragilità umana. E ancora oggi è così. Da adolescente ho poi avuto modo di conoscere la durezza dell’infanzia violata, del maltrattamento, dell’abbandono; nelle mie ore libere dallo studio, infatti, dopo che il vecchio parroco ci istruiva con la Lettera di Giacomo (che parla dell’importanza delle opere; ndr), andavo a fare servizio in quelli che allora si chiamavano gli “orfanotrofi” e lì mi facevo tante domande, così come cercavo tante risposte. Negli anni ’80, poi, con l’avvento delle nuove tecnologie — allora ancora sconosciute ai più — mi comprai un cellulare (era precisamente il 1989) e un computer, e realizzai un collegamento Internet: grazie a quegli strumenti vidi di nuovo la sofferenza dei bambini, nei video e nelle foto del loro sfruttamento, e da quel momento non mi sono più tirato indietro dal tentativo di aiutarli. Il web divenne il territorio e l’ambiente della mia missione nelle “periferie digitali”. Se non avessi iniziato a dare quelle prime piccole risposte concrete — che pure all’inizio non vedevo o capivo bene, come accade per ogni cosa nuova — non sarei mai arrivato un giorno ad aiutare con Meter (l’Associazione da me fondata per il contrasto della pedofilia) più di 1.300 vittime di abusi, né avrei scovato circa 3.000.000 (tre milioni!) di siti pedofili e pedopornografici, poi denunciati. Né potrei dire oggi, con certezza, che 10.000.000 di minori (in tenera età, dai neonati fino ai 12 anni, cioè prepuberi) sono ogni anno coinvolti nel triste e turpe mercato dell’induzione pedopornografica nel mondo. E dico tutto questo senza nessun vanto personale, ma solo per testimoniare il desiderio che l’Amore di Dio lasci nello stesso tempo un’impronta nella mia vita e nella vita dei piccoli, dei più fragili. Per completare la risposta alla domanda sul mio cammino personale: oggi sono Parroco moderatore (di tre parrocchie) in Avola, Vicario foraneo della città e delegato vescovile dell’Ordo Virginum; attualmente insegno Bioetica, con il modulo sulla pedofilia, anche se già da vent’anni insegno Storia della Chiesa. Insomma, c’è un bel da fare per il Signore, nella sua Chiesa, che tanto amo e che a volte… beh, lasciamo stare!
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Può descriverci brevemente quali sono la natura e gli scopi dell’Associazione Meter da lei fondata? In particolare, quali sono i dati principali del vostro ultimo Report annuale sulla diffusione della pedofilia?
L’Associazione Meter ha attraversato negli anni un percorso di crescita e di sviluppo delle proprie potenzialità e risorse. Nata nel 1989, si costituisce ufficialmente nel 2002 all’interno della Parrocchia Madonna del Carmine di Avola, in una zona di periferia, ed ha visto giorno dopo giorno crescere sempre più il riconoscimento per il suo operato e il suo valore morale. Meter viene alla luce come Associazione votata al contrasto della pedofilia e nei primi anni si muove soprattutto perseguendo obiettivi volti a questo scopo. Nel tempo le richieste di aiuto che sono arrivate in Associazione hanno permesso un ampliamento degli obiettivi inizialmente prefissati; per cui oggi Meter si pone a tutela dei diritti dell’infanzia, promuovendo il sano sviluppo del bambino e intervenendo in tutte le situazioni in cui è a rischio (disagi familiari, maltrattamenti, bullismo, disagi psicologici, ecc.). Nel frattempo l’Associazione cresce anche a livello numerico e si sviluppa il bisogno dei diversi gruppi di volontari di creare sedi anche in altre città. Oggi, credo sia innegabile che Meter rappresenti un patrimonio, per la Chiesa e per la società, di altissimo livello umano, professionale, esperienziale e, soprattutto, operativo. I Report annuali sono il concreto e visibile operato di questo impegno di carità. Vi invito a visitare il nostro portale per conoscerlo meglio www.associazionemeter.org. Intanto però riporto qui in sintesi i dati del Report 2015:
- 1.180.909 foto e 76.200 video segnalati (in questo solo anno)
- 125.000 siti pedopornografici denunciati (dal 2003 ad oggi), di cui 9.872 solo nel 2015 (contro i 7.712 del 2014) e dei quali 70 nel deep web (“web sommerso”) con specifici riferimenti italiani (cioè esclusi quelli stranieri);
- 3.414 segnalazioni legate a comunity e social network (contro le 180 del 2014!)
- 928 consulenze telefoniche
- 73 casi seguiti dal Centro di Ascolto e Accoglienza
- 56 chat monitorate
Come può essere descritto il fenomeno in sé della pedofilia, in particolare con riguardo alla distinzione tra il livello della patologia personale e quello del crimine organizzato? E come valutare l’attuale e larga diffusione della pedofilia online?
Innanzi tutto non dobbiamo mai ridurre o sottovalutare il fenomeno della pedofilia, della pedopornografia e delle ramificazioni pseudo–culturali che intendono giustificare questo fenomeno; e questo in particolare con riguardo alla pedo–criminalità diffusa, strutturata e ben definita per lo sfruttamento sessuale, a fini economici, del corpo dei bambini. La pedofilia in sé è un grave disturbo nella sfera dell’affettività/sessualità, lucido e chiaro. Un disordine che pone in essere un “amore” schizofrenico e criminale, spesso con la giustificazione dell’amore e del benessere dei bambini. Socialmente la pedofilia, più che una piaga, è un crimine.
Non è uno scivolone pruriginoso, né tanto meno è solo una debolezza temporanea; anche se la si pensa come “malattia” (e se è così deve essere curata!), essa porta comunque ad un atto devastante che poi produce ferite permanenti nell’altro, che lacera in profondità l’innocenza dei bambini e che quindi dovrebbe prevedere anche un percorso privilegiato per la riparazione del danno, per la guarigione. Forse tanti non hanno capito che in un bambino abusato “una parte di sé muore”, anche se molto probabilmente questa percezione e questa consapevolezza non sono capite da chi non è dentro il problema.
Sulla base della sua esperienza, cosa si può dire circa la vicenda dei preti pedofili e sulle misure adottate di recente dalla Chiesa per fronteggiare il fenomeno? Il primo maggio scorso, tra l’altro, in occasione dell’udienza, Papa Francesco vi ha rivolto un forte invito a proseguire nel vostro lavoro…
Mercenari e disumani, quei preti che hanno agito consapevolmente e che non possono essere chiamati veri pastori che hanno curato il gregge, i piccoli, i vulnerabili, i fragili. Si sono assunti un’infinita responsabilità, che impone una chiara presa di posizione, che non può essere blanda o piena di misericordismo pietoso e mieloso. Alcuni Vescovi, a loro volta, hanno avuto una grande responsabilità: quella di tacere, nascondere, sottovalutare ed essere negligenti. Dopo il Motu proprio “Come una Madre amorevole” di Papa Francesco (del 4 giugno 2016) sono più che certo che non si potrà più trattare un caso di abuso in maniera “secondaria” o all’insegna del “tutto passerà…”. Dal pontificato di Papa Benedetto XVI è iniziato un chiaro e irrinunciabile impegno di “tolleranza zero” verso gli abusi, così come di ascolto delle vittime (ma bisogna fare di più e tanto); le Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici (quelle definite dalla CEI, nel gennaio 2014, e quelle delle altre Conferenze Episcopali), come altre iniziative in tal senso, rappresentano delle risposte concrete alle quali Papa Francesco ha dato attuazione e ulteriore slancio. La Giornata per i Bambini Vittime della violenza, dell’indifferenza, dello sfruttamento e contro la pedofilia, ideata da Meter 20 anni fa, ha ricevuto un forte incoraggiamento da questi due Papi che ci hanno chiesto di continuare a lavorare su questa tragedia immane che riguarda i bambini.
Come valuta il rischio di una connivenza — se non in certi casi dell’effettivo appoggio — che alcune realtà politiche, nazionali e internazionali, dimostrano di avere nei riguardi dei pedofili e delle loro lobby pubbliche e clandestine? La stampa collabora per la denuncia del fenomeno, magari favorendo la diffusione dei dati che emergono dalle vostre indagini?
È dal 1990 che denuncio le forti pressioni culturali e politiche finalizzate a normalizzare il fenomeno della pedofilia e che alcune lobby sostengono in maniera plateale: attraverso i siti online, sia in Europa che in Italia, con ramificazioni internazionali, con le loro “giornate” pro-pedofilia che ogni anno fanno sempre più proseliti, anche con raccolte di fondi economici.
E questo avviene sotto gli occhi di tutti e solo con una blanda azione di contrasto, se non quando si scopre che qualche ideologo ha in realtà già abusato di qualche bambino. Comunque sia, promuovere l’ideologia pedofila, anche attraverso Internet, è oggi un reato (Convenzione di Lanzarote) che Meter ha contribuito fortemente a denunciare (anche promuovendo leggi contro queste nuove forme di schiavitù, in Italia come anche in altri Paesi esteri). Eppure non mancano ideologie e movimenti, anche a carattere politico– partitico, che vogliono far passare la naturalità dell’orientamento pedofilo come una conquista dell’uomo in favore dei bambini.
C’è però un altro fenomeno, a tutta prima meno appariscente, che potrebbe essere rilevante a medio e a lungo termine: si percepisce che va crescendo nel sentire comune un atteggiamento diverso nei confronti degli “stranieri”, non solo più tollerante, ma anche più accogliente. È interessante svolgere una breve riflessione su questo dato e, per evidenziarne la novità, ragionare sulle modalità con cui nei decenni del (lungo) Secondo dopoguerra, negli ambiti educativi e in primo luogo nella scuola pubblica, sia stato vissuto e interpretato l’incontro con popolazioni che vengono da regioni del mondo e da culture diverse, a volte veramente lontane dalla nostra.
- Sparizioni di bambini. Ogni anno nel mondo spariscono circa 8 milioni di bambini; in Europa 270.000, cioè uno ogni due minuti, mentre sono 10.000 i minorenni stranieri non accompagnati che, solo nel 2015, sono svaniti nel nulla dopo il loro arrivo in Europa. Questi i preoccupanti dati di Missing Children Europe, un network di 29 organizzazioni non governative attive in 24 Paesi europei, che gestiscono altrettante linee telefoniche.
- I casi di pedofilia in Italia. In base al dossier 2016 realizzato da Telefono Azzurro, nel 2015 i casi di abuso sessuale e pedofilia (gestiti) sono aumentati dal 3,4% al 5%. In un caso su due (54,3%) gli abusi sessuali vengono da persone appartenenti al nucleo familiare.
- Reti pedofile di alto livello. Un caso eclatante e recente è quello del popolare conduttore televisivo e dj inglese Jimmy Savile, morto a 84 anni, e ora accusato di centinaia di abusi sessuali su più di 200 minorenni. Gli investigatori hanno raccolto prove certe su 130 vittime. Savile, coinvolto in una rete che lo ha coperto per decenni (compresi i vertici della BBC), ha inoltre abusato di pazienti presenti in 28 strutture sanitarie pubbliche.
- Pedofilia e satanismo. Sono purtroppo numerose le indagini che in Europa, negli Stati Uniti, nell’America Latina, ecc. hanno fatto emergere il coinvolgimento di bambini — anche neonati — in riti satanici, nei quali i piccoli sono oggetto di violenza e spesso uccisi (cfr. “Il Corriere della Sera”, 18/3/1990; “Avvenimenti”, 17/7/1991). Tra gli abusanti figurano di frequente i nomi di politici, funzionari, professionisti di alto livello, ecc., che godono di forti protezioni politico–legali.
- Partiti pro–pedofilia. In Olanda, il Tribunale civile di Assen, nel 2013, aveva ordinato lo scioglimento della lobby olandese pro–pedofili “Sticthing Martijn” fondata nel 1982, dalla quale nel 2006 è sorto il “Partito dell’Amore Fraterno”; il presidente Marthijn Uittenbogaard aveva proposto di abbassare l’età minima per i rapporti con minori dai sedici ai dodici anni. La Corte d’Appello di Leeuwarden, nel 2014, ha invece affermato che le attività della fondazione non sono contro la legge.
- Segnali preoccupanti dal mondo scientifico. L’American Psychiatric Association (APA), massima autorità nel campo degli studi psichiatrici, lo scorso 30 novembre 2013 ha dovuto rettificare ufficialmente l’ultima versione del Dsm-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), in cui la pedofilia era stata declassata da «disordine» ad «orientamento sessuale» (dieci anni fa, nel Dsm-4, era già stata derubricata da «malattia» a «disordine»).
Quale incidenza possono avere, per la diffusione della pedofilia, teorie recenti come quelle del gender, che negano la differenza sessuale del maschile e del femminile e che, in alcune espressioni, chiedono di superare anche il “tabù” della minore età di uno dei partner? E quali effetti può avere la proposta di linee legislative ed educative internazionali, che favoriscono una sessualizzazione precoce di bambini ed adolescenti, come quelle proposte di recente dall’OMS?
Dovrei scrivere un trattato per rispondere a questa complessa domanda, che per altro vede oggi in campo le preoccupazioni di molti genitori, che sembrano dover subire un sistema che sta consapevolmente modificando l’uomo e le sue relazioni.
Faccio degli esempi: da un lato sembra in atto una tendenza ad umanizzare gli animali e dall’altro, viceversa, ad “animalizzare” gli umani. Oppure oggi sembrano normali pratiche come quella di “sposarsi con gli alberi” e utilizzare il polline per la fecondazione. Oppure anche comprarsi un bambino, pagando laute somme, per poi dire che questo è fatto solo per amore del bambino stesso. In realtà è in atto una “colonizzazione ideologica”, come l’ha definita Papa Francesco parlando del gender, una metamorfosi con metastasi che sfigura l’umano. Ma comprendete che per questo tema ci vorrebbero più tempo e più spazio. Così, più semplicemente, spesso mi verrebbe da dire, a chi manipola la vita in questo modo, magari affermando un “consenso” del bambino: «tu non hai capito niente!».
Del resto, quando si arriva a pensare di agire, solo per soddisfazione personale, sulla vita e sul corpo di neonati, ditemi voi quale consenso quel partner potrebbe dare! Grandi sfide, anche culturali, che richiedono che non si perda mai di vista il volto umano dell’uomo, che è a immagine e somiglianza di Dio che è Amore.
Un’ultima domanda, Don Fortunato, più personale: sappiamo che Lei ha un particolare legame con il Carmelo, che è la nostra “patria” spirituale; può dirci perché?
In diocesi, a Noto, ho vissuto la mia adolescenza — e poi sono stato anche Parroco — in un ex Convento Carmelitano, e cioè Maria Santissima Scala del Paradiso. Lì la storia Carmelitana, nel 1700 (con il Venerabile Girolamo Terzo), ha avuto una grande e feconda presenza. Vi invito a far visita a questo luogo e poi invito tanti giovani a nutrirsi della spiritualità del Carmelo: terra e cielo, Maria è stata ed è davvero “la Scala”. Oggi, poi, sono parroco nella chiesa della Madonna del Carmine di Avola. Ritornare alle origini significa non morire, per trasmettere ancora e sempre ad altri lo Spirito vivificante della fede. Al Carmelo io ho trovato pace. E la trovo ancora oggi.
©Dialoghi Carmelitani, ANNO 17, NUMERO 3, Settembre 2016
L’Associazione Meter è nata ad Avola (SR) per volontà di don Fortunato Di Noto. Il nome dell’Associazione è una parola di origine greca che significa “accoglienza, grembo” e, in senso più lato, “protezione e accompagnamento”. Questo nome nasce dall’esigenza di radicare e promuovere la cultura dei diritti dell’infanzia nelle realtà ecclesiali (e non). Oggi Meter — nell’ambito della tutela dei minori e nella lotta alla pedofilia e pedopornografia online — rappresenta un significativo punto di riferimento in Italia e nel mondo (dalla Cina al Giappone, dagli USA all’Europa). Sul fronte della lotta alla pedocriminalità, Meter collabora attivamente con il CNCPO (Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online) grazie ad un protocollo d’intesa con la Polizia Postale e varie Procure italiane.
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