Incontro ed intervista con Vittorio Messori (a cura di P. Fabio Silvestri ocd)
Alcuni incontri sono diversi dagli altri. Perché — prima che siano conclusi — ti rendi conto che non li dimenticherai. L’incontro con Vittorio Messori — tra i più grandi giornalisti cattolici viventi — è stato uno di questi. E non solo per il rilievo indiscutibile dell’intervistato. Ma anche per la disponibilità con cui è avvenuto, nell’arco di un’intera mattinata, presso l’Abbazia di Maguzzano (in Provincia di Brescia), con qualche pausa solo per due passi in chiostro e una buona cioccolata. E, ancora, per l’ampiezza dei temi trattati che, con vivaci retroscena, hanno riguardato scorci importanti della storia personale di Messori, dagli inizi in famiglia sino alla sua conversione; altri della storia recente della Chiesa, dall’immediato post–Concilio sino ai giorni nostri; e infine gli impegni decisivi come scrittore e giornalista, dall’uscita di Ipotesi su Gesù all’incontro con J. Ratzinger, e sino alla storica intervista a Giovanni Paolo II. Con Dialoghi vi raccontiamo dunque di questo incontro un po’ straordinario, e senza tagli al suo ampio svolgimento, per la certezza della sua preziosità. Lo facciamo, per altro, confortati da un parere che ci è stato offerto dallo stesso Messori, e che riferiamo volentieri anche ai nostri lettori: «Si fidi, padre, lo dico da giornalista che un po’ si occupa di queste cose: questa vostra rivista è davvero ben fatta, sia nei suoi contenuti che nel suo equilibrio: impegnatevi quindi a divulgarla!».

LA FAMIGLIA, GLI STUDI E LA CONVERSIONE
Carissimo Dott. Messori, vorremmo iniziare questa intervista con un riferimento agli inizi del suo cammino, e cioè al contesto familiare e scolastico in cui Lei è cresciuto. Che cosa può raccontarci?
Forse la prima cosa da dire è questa: da giovane avrei potuto pensare che nella mia vita accadesse di tutto, ma di certo non il fatto di diventare… uno scrittore cattolico! Invece, è questo che è accaduto! La mia prima formazione, d’altra parte, era avvenuta a livello familiare e noi siamo di origine emiliana, precisamente di Sassuolo: i miei, però, come molti emiliani di quel tempo, non erano cattolici e l’ambiente che mi circondava era estremamente anticlericale. Per questa ragione mia madre — vedendo che al livello degli studi promettevo così bene — non si è mai rassegnata al fatto che io mi fossi occupato di questioni che lei definiva, con disprezzo anticlericale, “cose da prete”! Mio padre dal canto suo, essendo un agnostico, taceva; e ha continuato a farlo anche dopo: pensi che non mi ha mai detto nulla sui miei libri… Posso dire con altrettanta certezza che mia madre non li ha mai letti! Non solo: soprattutto all’inizio, quando qualcuno le chiedeva se lei fosse parente di Vittorio Messori, rispondeva con vergogna: «No guardi, è solo un caso di omonimia!».
La mia famiglia si trasferi a Torino nel 1946, quando io avevo 5 anni. Dalla prima elementare fino alla Laurea ho frequentato le scuole pubbliche di Torino. Anche se ricordo che a leggere e scrivere mi ha insegnato, curiosamente, una suora! Noi eravamo “immigrati” a Torino e mia madre aveva paura che, non essendo torinese, i miei coetanei mi prendessero in giro o mi picchiassero: per questo preferì che la prima elementare la frequentassi presso una scuola gestita dalle suore. Dopo che mia madre si fu tranquillizzata, e si fu resa conto che non correvo alcun pericolo, allora iniziai a frequentare la scuola pubblica, quella che in realtà i miei genitori preferivano per me. All’università ho frequentato la Facoltà di Scienze Politiche; ero diventato l’allievo “pupillo” di personaggi già molto noti come Norberto Bobbio e Alessandro Galante Garrone, con il quale feci poi la tesi di laurea. La mia tesi fu in Storia del Risorgimento. Ricordo che i miei maestri non osavano dirsi atei, perché quella definizione poteva apparire inelegante. Secondo loro, infatti, l’ateo è soltanto il seguace di un’altra religione, seppur contraria a quella ufficiale. Di conseguenza, non volendo avere nulla a che fare con la religione, preferivano l’opzione dell’agnosticismo. Così, mentre in casa sono stato educato in un clima anticlericale da “mangiapreti”, a scuola sono stato educato da agnostici, cioè da pensatori che semplicemente si rifiutavano anche solo di parlare di religione, cioè di qualcosa che non era dimostrabile con la sola ragione.
D’altra parte, secondo questo approccio, ciò che andava al di là della ragione non poteva avere alcun significato, né importanza. Tuttavia, come si dice, “l’uomo propone e Dio dispone”. E così le cose della mia vita andarono poi molto diversamente rispetto a queste strane premesse!
Come accadde allora la sua conversione, cioè quell’evento che ha poi cambiato così tanto il suo lavoro e il suo percorso futuro?
In quel tempo io mi stavo preparando a fare il giornalista e magari anche lo scrittore, ma ovviamente per occuparmi di cose “serie”, cioè di politica, di economia, di costume… Invece caddi in una “trappola” inattesa, cioè quella della fede! Inattesa nel senso che, se devo dire la verità, io non ho mai direttamente e consapevolmente cercato la fede, neanche nei primi tempi della mia conversione. Né si può dire che io l’abbia abbracciata subito e con entusiasmo: al contrario!
Non volevo diventare cristiano, meno che mai cattolico, perché volevo fare sostanzialmente il giornalista; ma dovrei aggiungere anche che, da un punto di vista personale, mi sarebbe piaciuto vivere da libertino! Il seguito è stato che… il giornalista ho potuto farlo, ma il libertino no! Anzi, forse sarebbe più corretto dire che la morale cattolica mi impedì di proseguire nel libertinaggio che già avevo cominciato a praticare. E ricordo che in effetti mi misi a piangere una sola volta: quando capii che, per essere serio con ciò che stavo ricevendo e scegliendo, avrei dovuto strappare il taccuino sul quale erano annotati i numeri di telefono di diverse mie “amiche”… ! Ad ogni modo, al di là di aspetti scherzosi, riconosco che per me la conversione è avvenuta anche con la forma di questa lotta interiore. Alla quale, sulle prime, ho resistito. La mia conversione non è stato infatti il punto di arrivo di una ricerca, come accade per molti, né l’invocazione serena del senso della vita… La mia è stata come una sorta di… “mazzata”, ricevuta in pieno, mentre avevo altri progetti! Il Padre Eterno mi ha strapazzato, mi ha preso con una “santa violenza”, sino a portarmi ad una sorta di evidenza del cuore nel confronto con il Vangelo, della quale naturalmente sono grato. Lei consideri che a quel tempo io guardavo ancora con molta sufficienza, se non con ironia, ai mistici e alle loro esperienze intense di Dio.
E certamente poi, mistico, non lo sono mai divenuto. Ma devo ammettere che ci furono due o tre mesi, dopo questa forte conversione, durante i quali io credo di aver vissuto un’autentica esperienza mistica. Anzi, ancora oggi mi accorgo di vivere di rendita, sul piano della fede più profonda, attingendo alla grazia di quel tempo, durante il quale accadde una conversione nel senso etimologico: cioè un integrale “voltarsi dall’altra parte”. Abbandonai dunque una certa visione laica della vita e cominciai ad accogliere la prospettiva cristiana, quella stessa che un tempo mi sembrava un complesso di miti, di leggende e di illusioni…
Come detto, provenivo da una formazione razionalista e così, quando cominciai ad affrontare il tema religioso e a studiarlo, non è esagerato dire che non sapevo letteralmente nulla dei contenuti della fede cristiana. Ero un buon allievo universitario: studiavo, leggevo, ricercavo, ma non conoscevo neanche il catechismo. Tuttavia, al momento della conversione, non abbandonai affatto la ragione. Semplicemente mi resi conto che la ragione era un dono di Dio e che andava usato fino in fondo, anche nell’affrontare il tema religioso. Il percorso successivo è stato poi di grande approfondimento, di una comprensione maturata con il tempo, di un cammino fatto per scoprire davvero ciò che mi era accaduto interiormente… E questo mi è stato di grande aiuto. A volte, a laici convertiti e a religiosi può accadere che, più studiano, più si affievolisce la loro fede. Facendo un esempio scherzoso, e pensando ai biblisti… le chiedo se conosce un biblista credente! A me, invece, è successo il contrario: più approfondisco il Cristianesimo, più la mia fede si rinsalda.
©Dialoghi Carmelitani, ANNO 19, NUMERO 2, Giugno 2018
Nella versione online, l’intervista è proposta in forma ridotta con la sola sezione dal titolo LA FAMIGLIA, GLI STUDI E LA CONVERSIONE. L’intervista comprende infatti anche le seguenti sezioni:
- “IPOTESI SU GESÙ” E LA RISCOPERTA DELL’APOLOGETICA
- L’INCONTRO CON IL CARDINAL JOSEPH RATZINGER
- L’INTERVISTA A PAPA GIOVANNI PAOLO II
- SFIDE PER LA CHIESA DI OGGI E PER IL PONTIFICATO DI FRANCESCO
- MARIA, MADRE DELLA CHIESA
- UN ULTIMO PROGETTO…
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