Nel 1896 Teresa di Lisieux, su richiesta della sua priora, mette in scena una rappresentazione teatrale scritta da lei stessa. Decide di riprodurre il racconto evangelico della Fuga in Egitto con l’aggiunta di un episodio tratto da uno dei vangeli apocrifi, quello cioè che narra dell’incontro, durante l’esilio, tra la Sacra Famiglia e un bambino, il futuro buon ladrone.
Riduzione del testo a cura di Chiara Maghini e Cristina Pietta

“Come sei bello, Bambino mio, e come è bello tenerti in braccio!”.
Maria coccola dolcemente Gesù e attende che il suo sposo torni dal lavoro.
Quando arriva le sorride: “Eccomi! Sono stanco ma felice: è bello lavorare per il Bambino e per te”.
Mentre Maria mette a dormire Gesù, Giuseppe si siede, appoggia la testa ad un braccio e subito si addormenta. Ecco che appare un Angelo che lo avverte: “Alzati presto, Giuseppe, il Bambino è in pericolo! Erode lo vuole uccidere, scappa, presto, scappa lontano! Dovete nascondervi in Egitto fino a che non ritornerò da te per dirti che puoi tornare in Israele con Maria e Gesù!”.
Si sveglia di soprassalto, stupito, spaventato ma certo che Dio Padre non farà mancare loro nulla, come ha fatto finora. Così Maria e Giuseppe raccolgono in fretta le poche cose che possono caricare su un asinello e partono, nella notte, in silenzio. Intanto, nel deserto, lungo il sentiero che conduce in Egitto, un’altra madre è preoccupata. Si chiama Susanna. È la moglie del capo di una banda di ladroni. Anche lei è seduta con il suo bambino in braccio ma sta piangendo. Il suo piccolino, Dimas, è malato di lebbra e non ci sono speranze per lui. A Susanna tutti gli ori, i gioielli, le pietre preziose che riempiono la caverna sembrano nulla, pensando al suo bimbo che muore.
Oggi, i briganti di ritorno dalle loro scorribande, le hanno detto che a Betlemme altre madri piangono: Erode ha incontrato dei Magi che sono arrivati da lontano per adorare un bambino che sarà un Re… E lui non vuole che nessuno gli rubi il regno! E allora ha deciso di uccidere tutti i bambini! Susanna pensa “Un Bambino? Un Re? Ma… Non sarà mica il Messia che tutto Israele aspetta? Il Salvatore… Oh, se sapessi dove si trova… Lui sicuramente potrebbe salvare il mio piccolo Dimas!”. Sente un tramestio di zoccoli fuori dalla caverna e delle voci sommesse.
“È permesso? Siamo poveri ed affaticati, viaggiamo nascosti da tante ore, vi chiediamo ospitalità per questa notte…” la voce stanca di Giuseppe interrompe i suoi pensieri.
“Chi c’è? Questa caverna non è un albergo, andatevene!” risponde, ma poi l’asprezza si scioglie vedendo un altro bimbo piccolo come il suo, infreddolito tra le braccia della madre e li accoglie.
“Grazie, Dio vi ricompensa per questo. Dio è buono e potente. Dio ci è vicino. Dio sarà buono con te che ci hai offerto ospitalità per questa notte” dice Maria, la giovane madre. E aggiunge “Ti prometto che pregherò per il tuo bambino. Ti chiedo un po’ di acqua per lavare il mio Gesù. Questo viaggio nel deserto lo ha impolverato tutto…”.
Susanna si riscuote, pensa ai doveri dell’ospitalità ma è timorosa, la lebbra è contagiosa e il piccolino potrebbe ammalarsi. Ma Maria non teme nulla e sorride mentre lava il suo Gesù. Anche Giuseppe, dall’angolo in cui assiste alla conversazione, sorride. Poi parla.
“Susanna, vedi come ha fatto Maria? Lava anche tu il tuo piccolo in quell’acqua, e fidati. Dio è buono, è qui. Dio salva…”.
Ma chi sono questi strani ospiti? Susanna non lo sa. Capisce però che qualcosa di strano e misterioso sta succedendo in quella grotta. In silenzio, sempre fissando Gesù fra le braccia della Madre, lava il suo bambino nella stessa acqua in cui è stato il Salvatore. Poi sgrana gli occhi. Oh! La lebbra è scomparsa! Dio è davvero arrivato fino a me… In una caverna di briganti! Dio davvero è vicino a tutti, amico di tutti, ma proprio tutti!!! Il suo cuore si riempie di gioia e torna a sperare. Se Dio ha potuto guarire il suo bambino dalla lebbra, può osare chiederGli ancora di più.
“Dimas è figlio di un brigante… Io non voglio che diventi cattivo, che faccia del male. Allora promettimi una cosa, tu che hai già fatto in modo che il mio bambino guarisse nel corpo… risanalo nell’anima! Non permettere che cresca cattivo… Io gli racconterò i prodigi di questa notte, ma se lui si dimenticasse e se servisse fargli incontrare ancora Gesù, prima che sia troppo tardi… promettimelo!” dice d’un fiato Susanna. Maria la guarda dolcemente e sussurra: “Te lo prometto. Avrà un angelo vicino notte e giorno. Quando farà cose sbagliate, il suo Angelo glielo dirà nel cuore. Lo seguirà fino alla fine. Tuo figlio non morirà senza Gesù”. Presto le luci dell’alba rischiarano l’orizzonte. La Sacra Famiglia riparte. Susanna li saluta con una speranza grande nel cuore.
Quella notte è ormai lontana…
Guarito dalla lebbra, Dimas è cresciuto e ha fatto cose giuste e cose sbagliate. Anche molto sbagliate. In effetti è diventato un ladrone come suo padre. Ma non era contento. Anche quando rubava, ricordava quello che gli aveva detto la sua mamma… che Dio si era fatto bambino, e poi uomo, per essere amico di tutti, e per guarire tutti, nel corpo e nell’anima. La sua mamma gli aveva detto che non sarebbe morto senza averlo incontrato ancora. Ma dov’era quel Gesù Salvatore? Dimas non lo sapeva.
Poi un giorno era stato catturato dai soldati e, per le molte malefatte, era stato condannato a morire su una croce. Lì, vicino a lui, altri due uomini. Uno inveiva, bestemmiava, si ribellava. Ma l’altro… Bastò uno sguardo perché lo riconoscesse. Era proprio Gesù. A Dimas tutta la vita passò davanti, i suoi sbagli, la mamma che piangeva, i furti che non gli davano gioia… Adesso capiva. La lebbra del corpo non era poi un male così terribile di fronte alla lebbra dell’anima: solo chi è buono è davvero felice. E lui aveva sbagliato tutto. Ma non era troppo tardi, ne era certo! Quel Salvatore, lì vicino a lui, era lì anche per lui!
“Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo Regno…”.
“In verità, ti dico, oggi stesso sarai con me in Paradiso”.
E così è stato. Perché ci sono anime che la Misericordia di Dio non si stanca mai di aspettare.
Illustrazioni Cristina Pietta . Riduzione del testo a cura di Chiara Maghini e Cristina Pietta