Charles ha otto anni e a lui piace molto quando il nonno Victor inizia a raccontare, un po’ perché ha una voce profonda, che sembra venire da lontano, un po’ perché le storie che lui narra sono proprio affascinanti e non si trovano in nessun libro o cartone, né sul tablet, né nei video di Youtube.

Così, quando è possibile Charles si mette comodo, seduto a terra, di fronte al nonno e lui incomincia.

«Questa, caro Charles, è una storia che inizia molto, molto tempo fa. Una storia che affonda le sue radici nel passato di una terra, quella della nostra città di Chartres, e che racconta di un popolo e della sua chiesa. Ma parla anche di me e, in fondo, anche di te. Sin dai tempi più antichi infatti qui esisteva un piccolo villaggio e 1600 anni fa fu eretta una prima chiesa, ma purtroppo venne distrutta dal governatore romano che poi perseguitò e uccise tutti i cristiani che l’avevano costruita. È una triste storia, ma gli abitanti non si diedero per vinti e ricostruirono la chiesa, che venne distrutta e rifatta per altre quattro volte ed ogni volta la fama di Chartres cresceva, si diffondeva.

Moltissimi pellegrini vi arrivavano per visitarla e pregare, anche perché, dall’anno 876, qui è custodita una reliquia, Il velo di Maria : una stoffa conservata e venerata che si crede sia appartenuta alla mamma di Gesù e che è detta La Santa Camicia. Il velo ha protetto la nostra città in molte occasioni. Forse la più famosa fu quando nell’anno 911 i Vichinghi, scesi dal Nord dell’Europa, attaccarono la città. Si narra che il vescovo andò loro incontro, armato solo del sacro velo della Vergine Maria, e che i nemici se ne andarono.

E anche quando un terribile incendio nel 1194 distrusse completamente la chiesa, lasciando solo parte dei campanili, in mezzo alle fiamme che bruciarono tutto, si salvò il velo di Maria e tutti i monaci, che abitavano nel convento. Allora per la quinta volta la popolazione di Chartres si ritrovò senza un luogo per la preghiera e per la messa, solo con il velo di Maria. Decisero che avrebbero costruito un’altra nuova cattedrale, così imponente e così forte, che avrebbe sfidato i secoli e non sarebbe mai più caduta.

Alla notizia dell’incendio e del nuovo progetto, migliaia di persone vennero non solo dalla regione di Chartres ma anche da quelle vicine: da Orléans, dalla Normandia, dalla Bretagna, dall’Ile-de-France e dal Nord, lasciarono le loro case per accorrere a ricostruire la cattedrale. I più ricchi portarono denaro, i più poveri le loro braccia ed insieme si misero a tirare carri carichi di pietre e di calce. Nelle cronache del tempo gli storici raccontano che tutte le strade intorno alla città erano ingombrate da gente che trainava travi o spingeva carriole, per portare il materiale necessario, persino le persone malate arrivarono e accompagnavano con preghiere e orazioni il lavoro dei compagni sani.

La fatica comune e i momenti di pausa o di preghiera univano tutte quelle persone diverse per nascita, per luogo di provenienza e per tipo di vita: tutti erano accomunati da una sola grande missione e la domenica si svolgevano processioni e l’esposizione della reliquia, il velo della Madonna. Lavorarono padri e figli per due generazioni, ci vollero infatti quasi cinquantanni per contemplare una delle meraviglie del mondo. Fu un’opera di tutto il popolo, infatti non si ricorda neppure un nome di un architetto. Così nacque la cattedrale che oggi, se ti affacci a quella finestra, puoi ammirare sulla cima della collina. Ma la cattedrale ha qualcosa che la rende unica: quando innalzarono le mura e i pilastri imponenti, che sfidassero i secoli, decisero che gran parte delle pareti sarebbero state decorate con meravigliose vetrate, che raccontassero le storie della salvezza di Gesù, di Maria e dei Santi. Così furono chiamati i più importanti esperti di vetro da tutta la Francia e non solo.

Vennero cercati e procurati tutti i colori possibili ed immaginabili: i rossi, i verdi, i gialli, gli azzurri ed i blu, colori brillanti come l’arancione e il violetto, ma anche scuri e tenebrosi come i marroni e il bruno. Ed ogni colore aveva una grande varietà di sfumature: mai si erano visti tanti colori. Durante la costruzione delle vetrate il paese pareva sempre in festa. Per adulti e bambini era stupendo osservare come al sole risplendevano tutte quelle tinte, tante come le bellezze della natura o le stelle del cielo, e soprattutto l’abilità dei mastri vetrai che con pazienza e silenzio componevano fi gure, paesaggi e personaggi.

Quando tutto fu pronto, all’inaugurazione, il popolo entrò nella cattedrale fi nita. Non puoi immaginare lo stupore e la meraviglia. Alzando gli occhi verso le vetrate delle enormi fi nestre risplendevano mille colori con la stessa intensità a qualsiasi ora del giorno, sia nella penombra della sera che nella piena luce di mezzogiorno, ma guardando verso l’interno un unico colore si diff ondeva per le navate, tra le persone: una meravigliosa luce di colore blu, un blu incredibilmente bello e avvolgente. Sin da piccolo sono sempre stato attratto e stupito dai colori delle vetrate e dagli eff etti di luce, ma ancor di più dal “blu di Chartres”, che divenne famoso in tutta Europa ed ancor oggi incanta coloro che entrano nella Chiesa. Si dice che quel colore così perfetto, rilassante e puro sia un dono della Madonna, è blu come il suo manto, blu come quei suoi occhi che guardano Gesù e proteggono il paese.

Nel 1944, durante la seconda guerra mondiale, la cattedrale rischiò nuovamente di essere distrutta dai bombardamenti. In quei tragici giorni io avevo circa la tua età e, quando sentivo passare sopra la testa gli aerei, mi tappavo le orecchie. Era grande la paura che ci potesse accadere qualcosa e ci fosse il rischio di morire. Ci nascondevamo nei rifugi, ma vivevamo insicuri e preoccupati.

Gli abitanti di Chartres, pur temendo per la propria vita, pensarono che ciò che avevano di più prezioso era la loro cattedrale e così, un po’ come era accaduto quasi 800 anni prima, le strade si riempirono di persone, poveri e ricchi, giovani e vecchi, per una nuova missione: salvare la loro chiesa. Decisero di smontare i 2000 metri quadri di vetrate per impacchettarle e proteggerle dai bombardamenti aerei. Così per settimane gli uomini salivano con enormi scale a smantellare le enormi fi nestre, le donne numeravano e imballavano i pezzi. Persino i bambini davano una mano. E anch’io cercavo di rendermi utile. Ricordo come in poco tempo, con l’aiuto di tutta la popolazione, le splendide vetrate di Chartres furono messe al sicuro e la cattedrale rimase senza colori, con il vento che fi schiava attraverso le aperture, mentre tutto il paese di Chartres era raccolto all’interno, attorno al velo di Maria.

La guerra fi nì e anche questa volta la Santa Camicia aveva protetto il popolo.
Nessun bombardamento toccò la cattedrale e le vetrate furono montate nuovamente ad illuminare con i loro straordinari colori le navate della Chiesa di Chartres e così riapparve, dopo alcuni anni anche il blu, il manto e lo sguardo di Maria.
Questa è la storia di Chartres: del suo popolo, della sua cattedrale, è un po’ anche la mia storia e da oggi è divenuta anche la tua.

Ma ora usciamo ed andiamo ad ammirarla e ad immergerci nel favoloso blu di Chartres».

 

Testo Luca Sighel

Illustrazioni Cristina Pietta