Faceva piuttosto caldo in quei giorni estivi, alto il canto delle rumorose cicale e la campagna, che si stendeva tra le colline, quasi spingeva a dimenticare che c’era la guerra. Tutto era immobile, come in attesa, in quel caldo afoso, senza un flebile filo di vento.

«Certo non come in Africa…» pensò Anthony Clarke.

Non era la prima battaglia, né la prima guerra che il giovane ufficiale inglese dell’artiglieria britannica si ritrovava a vivere. Aveva già combattuto in Africa, nel deserto torrido ed anche ad El Alamein, in quella che tutti erano sicuri sarebbe stata ricordata come una delle battaglie decisive per le sorti della seconda guerra mondiale.

Era il 1944 e l’Italia era attraversata da due eserciti: quello nazista in fuga e le truppe inglesi ed americane che, sbarcate in Sicilia a luglio dell’anno precedente, stavano risalendo lentamente verso nord, per liberare tutta la nostra penisola. Si era creduto che quella guerra di liberazione dell’Italia sarebbe stata veloce, più rapida, ma, dopo un anno e dopo innumerevoli e sanguinosi scontri, gli eserciti erano impegnati in dure battaglie nel centro Italia, poco più a nord di Roma, dove inizia la provincia di Siena ed Arezzo.

Anthony si trovava proprio lì, con le armi in mano, appostato con la sua fedele squadra, in attesa di ordini, che non arrivavano. A poca distanza la cittadina di Sansepolcro, un piccolo e meraviglioso borgo medioevale, tra le incantevoli colline che lo circondano, come ne aveva veduti molti in quei lunghi mesi di liberazione.

Quel nome “Sansepolcro” alle sue orecchie sembrava noto, come se lo avesse già sentito, ma non ricordava dove, quando e perché gli ronzasse in testa, per quale motivo la sua memoria fosse, in qualche nascosto angolo, anche lei in allerta. Anthony pensò e ripensò, ma nulla.

E mentre cercava di riportare in superficie quel ricordo, giunsero gli ordini. Erano chiari e si basavano su informazioni certe: la città era piena di nemici tedeschi e doveva essere bombardata senza aspettare. Ma ancora quel nome non lo abbandonava: “SANSEPOLCRO”. Già, Sansepolcro… perchè lo ricordava? Che cosa legava un filo della sua memoria a quel borgo della Toscana?

Gli ordini andavano eseguiti senza indugi. Ma proprio nel momento in cui i suoi soldati stavano iniziando a colpire e cannoneggiare il centro della città… ecco un’improvvisa illuminazione, un’immagine si diffonde come un fuoco ed incendia il cuore e la mente di Anthony.

Ma certo! Sansepolcro era la città dove 450 anni prima era nato uno dei più grandi pittori italiani di tutti i tempi, Piero della Francesca.

Ora ricordava tutto. Ricordava di aver studiato quello straordinario artista, ricordava che lì nel paese di Sansepolcro c’era un dipinto, La Resurrezione, che lui aveva visto in bianco e nero sul libro a scuola e che un grande scrittore inglese, Aldous Huxley, aveva definito «la più bella pittura del mondo», più bella della Gioconda. E così decise che quella bellezza non doveva essere distrutta e doveva essere salvata: era necessario far in modo di conservare la meraviglia di quell’affresco. Gli uomini non potevano esserne privati.

L’attacco alla città venne interrotto per suo contrordine.

E mentre rifletteva tra sé sul da farsi, vide scendere dalla strada del paese un ragazzetto, incredibilmente tranquillo. Subito lo chiamò e gli chiese quanti tedeschi vi fossero nel borgo e il giovane gli rivelò che, in realtà, se ne erano andati la notte prima, portandosi via tutto quel che potevano e che la città era quasi deserta.

La decisione di non attaccare e di non devastare il paese era presa definitivamente, anche se ciò significava andare contro l’ordine del suo comando. Il capitano Clarke ordinò ai suoi soldati di accerchiare le mura, di occuparla senza colpire gli edifici.

Così alcune ore più tardi Anthony entrò con la sua guarnigione militare in Sansepolcro, come liberatore di quel paese, portando la fine della guerra e riuscendo a salvaguardare i suoi palazzi e i tesori d’arte.

Il giovane ufficiale inglese volle poi recarsi a vedere, dal vivo, il dipinto che lo aveva indotto a disobbedire agli ordini dei suoi superiori. Camminando nel disordine delle antiche strade medievali del borgo, che mostravano i segni della ritirata dell’esercito nazista, giunse alla porta del Museo dove La Resurrezione è conservata ancor oggi.

Nella sala non vi era nessuno. Nonostante qualche rumore in lontananza tutto pareva avvolto da un’aria ferma ed immobile e da un senso di attesa e stupore.

Anthony fece alcuni passi verso la parete di fondo e alzando gli occhi trattenne il respiro. La scena di quel mattino in Palestina di quasi 2000 anni prima gli apparve in tutta la sua splendida magnificenza: Gesù vittorioso, tornato alla vita, poggia sicuro il piede sinistro sulla balaustra del sepolcro, da cui è appena risorto, e il braccio sinistro sulla stessa gamba, mentre con la mano destra tiene il vessillo di Gerusalemme. Alle sue spalle si intravedono le colline: a sinistra le piante in inverno, simbolo della morte, a destra gli alberi rigogliosi e fioriti, segno della nuova vita nata grazie alla risurrezione.

In basso, sotto Gesù, il gruppo dei soldati dorme. I colori, la natura, lo sguardo di Gesù, il sonno delle guardie impressionano il capitano che immobile assiste alla scena e capisce di essere il solo testimone della resurrezione come se, quel giorno, si fosse recato al Sepolcro… Sansepolcro.

La guerra finì l’anno successivo e Anthony tornò a casa in Inghilterra, rimase nell’esercito e divenne colonnello. Molti anni dopo alcuni abitanti della città scoprirono la storia di quei giorni e così cercarono quel giovane capitano, che ormai vecchio ritornò nel paesino a ricevere grandi onori e ringraziamenti e a incontrare di nuovo il Cristo risorto, che protegge Sansepolcro.

Si usa dire che “la bellezza salverà il mondo” e questa è una storia di bellezza e salvezza.

È Gesù che salva gli uomini e il mondo, ma in quell’afosa estate del 1944 fu il capitano Clarke a salvare la bellezza dell’affresco e il Gesù risorto di Piero della Francesca, che oggi possiamo ancora ammirare al Museo civico di Borgo Sansepolcro. Forse quel giorno Dio ha avuto bisogno di un ufficiale inglese per ricordare a tutti che, anche nei momenti più bui della storia, può nitida e meravigliosa risplendere la Bellezza.

E forse è proprio per questo motivo che qualcuno vide in quel ragazzetto, che in quel giorno del 1944 fu interrogato dall’ufficiale inglese sulle condizioni della città mentre scendeva tranquillo per la strada, Gesù stesso che cercava l’aiuto del capitano Anthony Clarke.

 

Tasto: Luca Sighel

Illustrazioni Cristina Pietta