La storia che qui è raccontata narra di una passione profondissima per l’arte e dell’incontro di alcuni uomini che per tutta la vita cercarono di difenderla e di farla conoscere.

Sin da piccolo, a GB, Giovanbattista, piaceva ascoltare.

Le storie che la mamma e il papà gli narravano, spesso prendendole dalla Bibbia, lo affascinavano, soprattutto se, insieme alle peripezie dei protagonisti, la voce si soffermava nelle descrizioni dei luoghi, delle città, degli ambienti e delle grandi costruzioni degli uomini: i palazzi, i castelli e i templi. Era la Bellezza che rapiva la sua attenzione e la sua immaginazione. La natura con le sue infinite forme, la luce, i colori e le sue sfumature lo avevano reso un bambino pieno zeppo di domande, tanto che a scuola per la sua curiosità venne considerato un po’ irrequieto. Molto frequentemente il papà, giornalista, in casa parlava e discuteva di arte e di storia con importanti esperti e letterati. E GB stava lì con la testa tra le mani, appoggiato sui gomiti, a sentire quelle meravigliose storie. Così sin da ragazzo sviluppò una spiccata sensibilità per il bello e per l’arte.

Era nato a Concesio, un paesino alla periferia di Brescia, alla fine del 1800 e cresceva curioso ed appassionato a tutto quel che di bello gli uomini sanno fare, costruire ed inventare. E anche durante i suoi studi e poi in seminario, per divenire sacerdote, si fece la fama di un amante della Bellezza, molto riflessivo, abituato ad osservare con attenzione, capace di ammirare, spesso intento a rivedere e a ripensare. Ebbe sempre molto interesse per le sculture, i dipinti, gli affreschi, le chiese. Divenne sacerdote nel 1920, e quasi subito gli fu chiesto di andare a Roma. Visse per un periodo in Polonia, a Varsavia, per ritornare poi in Vaticano dove prese il ruolo di segretario del Papa. Ed intanto, tra le varie occupazioni, scriveva su alcune riviste articoli e riflessioni sull’arte.

In quegli anni in Italia ed in Europa la situazione era difficile e in tanti temevano stesse per scoppiare un’altra grande guerra più distruttiva, più ampia e più feroce di quella che solo pochi anni prima aveva fatto morire più di 10 milioni di persone. In particolare la Germania e il suo dittatore Adolf Hitler minacciavano tutta Europa e le altre nazioni tentavano di impedire il conflitto. La guerra però era alle porte e nessuno sapeva come fermarla. In questo clima molto preoccupato un giovane professore, Pasquale Rotondi, venne incaricato di una missione piuttosto strana. Gli venne chiesto, in gran segreto, di cercare un posto abbastanza ampio ed isolato, dove poter portare e nascondere le opere d’arte più belle ed importanti del nostro Paese: i quadri di Leonardo, Raffaello, Botticelli, Tiziano e tutti i più preziosi tesori dell’arte, esposti nei musei o conservati nelle gallerie. Cresceva la paura che i nazisti, per ordine di Hitler, volessero rubare e trasferire in Germania i capolavori dell’arte italiana.

Questo segretissimo progetto di soccorso si chiamò “operazione salvataggio”, un’idea che venne a un altro giovane professore Carlo Argan. A cominciare dal 1940, opere da tutti i musei e città d’Italia vennero messe in grandi scatole di legno e poi trasportate con un solo camioncino, preferibilmente di notte, in una sperduta e dimenticata rocca fortificata a Sassocorvaro tra le colline della provincia di Pesaro. Spesso Pasquale le avvolgeva in un lenzuolo e le portava al sicuro, nascoste nella sua piccola auto Balilla. E mentre l’Europa veniva incendiata dalla Seconda Guerra Mondiale e la Germania, che aveva invaso la Polonia, marciava con il suo esercito verso Parigi, il piccolo furgone e l’auto salivano senza  mai fermarsi per le strette e pericolose strade, che s’inerpicavano verso il rifugio della rocca, che ben presto fu piena di migliaia di opere.

Si cercò allora un altro deposito e bisognava fare in fretta, perché i tedeschi saccheggiavano i musei e portavano tutto a nord. Arrivarono un giorno anche alla rocca, aprirono una cassa, ma trovandovi dei vecchi spartiti di Gioachino Rossini, la considerarono “cartaccia” e in fretta e furia se ne andarono, senza sapere che, nelle casse vicine, vi erano tesori inestimabili provenienti da Venezia. Alcune opere vennero nascoste nella cattedrale di Urbino e lì addirittura murate. Serviva però un posto più sicuro e più ampio. La guerra stava arrivando in quelle terre, in lontananza già si sentivano le cannonate. E proprio in quel momento i due giovani professori, Carlo e Pasquale, trovarono l’aiuto insperato di monsignor Montini, il nostro GB, che a Roma, appena venne a sapere dell’operazione, subito li aiutò, convincendo il Papa a trasferire le opere in Vaticano.

Nel settembre del 1945, finita la guerra, in un’Italia finalmente libera, le 7.000 opere salvate grazie all’impegno di GB, ritornarono ai rispettivi musei sane e salve. Per gli uomini che resero possibile tutto questo non vi fu nessun riconoscimento o celebrazione. Per più di 40 anni l’operazione salvataggio rimase praticamente sconosciuta. E mai ne parlò pubblicamente GB, neppure quando, 18 anni dopo, il 21 giugno del 1963, già divenuto cardinale, quell’irrequieto bambino bresciano, Giovanni Battista Montini, fu eletto Papa con il nome di Paolo VI. 

Una delle sue prime iniziative fu una lettera agli artisti, con la quale li convocò in Vaticano. Accorsero a Roma dal nuovo Papa pittori, scultori, artisti importantissimi da tutto il mondo, sorpresi e colpiti dalle sue parole e il Santo Padre chiese loro aiuto per annunciare, anche attraverso la loro arte, la bellezza del creato, della vita e l’amore di Dio per l’uomo. E così nei 15 anni del suo pontifi cato spesso si incontrò con artisti di ogni parte del mondo, che gli donarono molti capolavori. Dopo la morte di Paolo VI fu realizzata, con tutte le opere regalategli dagli artisti, una collezione di arte moderna ed un museo, inaugurato nel paese natale di GB.

Una frase che GB amava spesso ripetere era che «Gli artisti sono i custodi della Bellezza» e ci piace pensare che, ogni volta che pronunciava queste parole, abbia ricordato in segreto quell’operazione di salvataggio che permette a noi di ammirare e di stupirci nei musei d’Italia degli immensi capolavori dei grandi artisti del passato. Certamente GB, oggi venerato come Beato, protegge dal cielo tutti gli artisti e tutti gli amanti della Bellezza.

 

Illustrazioni: Cristina Pietta

Testo: Luca Sighel