Le avventure «diversamente abili»

(a cura di fr. Iacopo Iadarola ocd)

 

Facciamo partecipi i nostri lettori delle testimonianze degli amici dell’Associazione Ugo Frusca – Gruppo per Servire, associazione di volontariato che da oltre 40 anni assiste persone con disabilità in vario modo, specialmente curando soggiorni estivi in Versilia. Fra Iacopo ci racconterà com’è andata la sua esperienza nel soggiorno estivo dello scorso luglio; Chiara Frusca sintetizzerà quanto ha significato per lei e per suo figlio fra Pietro il cammino dell’Associazione intitolata a suo padre; infine, il diacono Mario Colli ci illustrerà brevemente com’è nata questa storia.

 

Una settimana a Forte dei Marmi: «Le onde del mare assieme a Gesù»

Testimonianza di fra Jacopo

Dall’1 al 7 luglio ho avuto il privilegio di accompagnare i nostri amici del Gruppo per Servire a Forte dei Marmi… e non dico per retorica quando dico privilegio. Quale privilegio? Quello di sentirsi ultimi, piccoli, deboli… perché quando sono debole, è allora che sono forte, diceva S. Paolo, e «più si è deboli e senza virtù, più si è adatti alle operazioni di questo Amore che consuma e trasforma!» diceva Teresina. 

Se siamo veramente convinti di ciò, allora stare spalla a spalla con chi dalla vita è stato privato di tutte le forze mondanamente intese, perché si dia spazio alla vera forza di Dio, è realmente un privilegio grande. Alfredo, Andrea, Egidio, Chiara, Giuseppe, Paolo, Angela, Dina, Piergiorgio e tutti gli altri sono stati miei maestri in questo e Dio benedica la loro opera evangelizzatrice… Sì, perché spesso si parla di mettere i poveri, gli ammalati, i bisognosi al centro, di renderli i destinatari privilegiati del Vangelo (ed è verissimo e doverosissimo!) ma si dimentica il fatto, come ci ricorda spesso Papa Francesco, che possono essere proprio loro ad evangelizzare noi, con molto più frutto.

Questo è quello che il Signore mi ha fatto capire stando accanto a loro. Non è stato immediato! Ha dovuto prima spazzare ogni stupida pretesa di sentirmi “l’angelo” che scende dal cielo in aiuto – tentazione comune fra i volontari… Per fare questo ha tirato fuori il “meglio” di me e mi ha fatto fare papere su papere. Per esempio, proprio il primo giorno, preparando per la Messa, rovescio l’ampollina del vino sulla tovaglia dell’altare: un bel danno. A fine Messa, riportando le ampolline in sacrestia le faccio cadere per terra fracassandole: un danno ancora maggiore. Il giorno seguente rompo un bicchiere mentre lavo i piatti… Insomma, chiunque lì presente avrà pensato: “Ma questo qui è proprio un handic******!”. E l’ho pensato pure io: prima con vergogna poi, grazie a Dio, con gratitudine… perché ciò mi ha permesso di arrivare a sentirmi in tutto e per tutto solidale con i nostri amici, per cui ogni gesto è una fatica infinita, difficoltosa… e vivere questo con serenità, senza ansie di prestazione, senza ansie di indipendenza, senza voler nascondere le proprie fragilità. Come i veri piccoli. Di cui però è il Regno dei cieli.

Questo insegnamento è stato il primo, grande tesoro che ho trovato in questa settimana. E poi tanto divertimento! Con le battute interminabili di Andrea, le pernacchiette notturne e diurne (un po’ di tutti), le partite a scala quaranta e a dama (in cui regolarmente perdevo contro Alfredo), i bagni sulle belle riviere toscane, il romanzo a puntate della Chiaretta (in tre giorni ha scritto 54 capitoli), le piccole condivisioni spirituali guidate da Mario (un vero diacono totalmente al servizio degli ultimi, come potevano esserlo i diaconi dei primi secoli!).

Come si svolgeva la mia giornata? La mattina un’ora per stare con Gesù a Messa e pregare un po’ in silenzio, per stare in intimità con il Capo… il resto della giornata, invece, stare con le Sue membra (cercando di non fare troppi danni!), accudendole, facendo loro compagnia, lavandole. Dopo la messa normalmente c’è la purificazione del calice e della patena, lì a Forte dei Marmi questa purificazione durava tutto il giorno… come diceva il grande don Tonino Bello, gli ostensori più belli per il Signore sono le carrozzine e i deambulatori (e, aggiungo io, anche le «Job»: fantastiche carrozzine anfibie per portarli a fare il bagno!).

E veramente con i nostri amici si viveva un’eucaristia continua. Giuseppe era capace, per ogni sciocchezza che gli facevi, di dirti ripetutamente dei «grazie» con un sorriso celestiale, facendoti sentire in paradiso. E tutti ti mostravano esplosioni di affetto e calore umano con una tale gratuità e generosità da ricordare veramente il Padre che fa sorgere il Suo sole sui buoni e sui cattivi, senza stare a calcolare. Quanto, quanto c’è da imparare da tutto questo e quanto il mondo sarebbe un posto migliore se ci facessimo davvero evangelizzare dal loro esempio!

Per la cucina ci pensavano Chiara e Saverio, offrendo con simpatia e dedizione menù semplici e saporiti. Ci hanno portato anche a visitare la splendida villa/convento dove erano alloggiati, nel cui parco abbiamo vissuto un bel pomeriggio “in disparte”, come i discepoli di Gesù. Non è mancata, poi, una fantastica cena al ristorante (per festeggiare il compleanno di Dina e Paolo!) e una carbonara con cui, grazie all’aiuto del caro Egidio, ho potuto fare almeno una cosa utile! 

Infine, non trovo parole migliori per concludere che quelle della nostra Chiaretta: “Questa settimana a Forte dei Marmi mi ha davvero riempito il cuore: le onde del mare assieme a Gesù per un attimo hanno spazzato via i problemi miei, ma ahimè ho solo dimenticato di guardare il cielo un po’ più spesso. Ti ringrazio Signore per avermi regalato amicizie così reali e profonde!”.

Vacanza in Versilia: sì, ma… dove e come?

Testimonianza di Chiara Frusca

C’è un posto dove si vive ancora in modo semplice ed essenziale con tanti spazi comuni e una condivisione familiare: un posto dove il cuore si dilata e può, senza infingimenti, conoscere se stesso e i suoi aspetti più belli, ma anche gli aspetti faticosi e deboli del proprio essere. Un posto dove si comprende che Dio è il Creatore e tu sei creatura piccola ma preziosa; un posto dove in concreto e nelle piccole cose si vive e si vede realizzata la parola di Gesù “gli ultimi saranno i primi” o la lettera di San Giacomo apostolo, cap. 2: “Ascoltate fratelli miei carissimi, Dio non ha scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del Regno che ha promesso a quelli che lo amano?”. Quante volte ho visto a tavola o a Messa cercare e favorire il posto migliore per chi è in carrozzina o affaticato nel camminare! E quante volte ho sentito preghiere sublimi e toccanti da chi per il mondo è considerato minimo! Sia lode a Dio perché qui ho visto azzerata la distanza tra il credere e il vivere. 

Le esperienze di vita che più mi hanno colpito in questi anni trascorsi nel Gruppo per servire sono state soprattutto due.

L’arrivo di un ragazzo intraprendente che ci ha raggiunto percorrendo circa 250 chilometri con la bicicletta, per portare la sua amicizia e prestare il suo aiuto. Questo ragazzo era… Luca Bulgarini! Che nel tempo sarebbe divenuto fra’ e poi Padre Luca della Croce.

La lunga presenza di mio figlio Pietro, che ha vissuto questi soggiorni estivi sin da piccolissimo fino alle scuole medie superiori, portando sempre con sé qualche amico o conoscente per condividere l’esperienza. Lui ha imparato a vivere la sua malattia come una via di luce e ha colto la sua vocazione nella gioia del ricevere e del donare… Anche Pietro, nel tempo, sarebbe poi divenuto fra Pietro dell’Addolorata.

Dopo decenni di volontariato in questa realtà, non posso che ringraziare Gesù. Qui mi ha insegnato che il dolore e l’umana fragilità, se abbracciati, fanno tanto bene all’anima e la rendono più affinata all’Amore.

“Gruppo per Servire”: una storia di cura e di dono

Testimonianza del diacono Mario Colli

Sì, è veramente un’avventura “diversamente abile”, iniziata più di quarant’anni fa, quella che oggi sta vivendo la nostra Associazione Ugo Frusca – Gruppo per Servire di Brescia. 

Una avventura che ha avuto inizio in una semplice famiglia dove una coppia di sposi cresciuta con i valori cristiani, Ugo e Rina Frusca, ha accolto la vita di un figlio affetto da miodistrofia muscolare, Giorgio. Un figlio accolto ed amato, insieme alle altre due figlie che, a partire dalla malattia del fratello e dai valori insegnati dai genitori, hanno saputo dare una semplice ma significativa testimonianza di vita. 

È importante dopo tanti anni ricordare le origini, soprattutto quando una esperienza è nata nel grembo della famiglia. 

Alla morte del figlio Giorgio, i genitori Ugo e Rina non si sono rinchiusi nel loro dolore ma si sono aperti per continuare a vivere un’esperienza accanto alle famiglie che avevano in casa un figlio disabile realizzando un loro sogno: aiutare queste famiglie a dare un senso e valore alla difficile situazione che stavano vivendo. 

Un impegno che ancora oggi continua grazie a coloro che con generosità hanno saputo raccogliere questa loro eredità, per continuare su questa strada intrapresa oltre 40 anni fa e che ancora oggi continua con lo stesso spirito di servizio e di gratuità.

Ma veniamo ai giorni nostri: ora questa nostra associazione si sta impegnando affinché la realtà della disabilità trovi spazio dentro la nostra quotidianità: come? 

La nostra presenza è accanto alle famiglie che ogni giorno fanno fatica a portare il peso di una sofferenza segnata dalla presenza di un familiare disabile, ed è per questo che si cerca di alleviare qualche difficoltà con qualche piccolo servizio per dare un po’ di ossigeno alle famiglie. Oltre a questa presenza accanto alle famiglie organizziamo delle gite o delle giornate con persone disabili. 

Ma il nostro impegno maggiore è quello di organizzare due soggiorni estivi al mare a Querceta (località di Forte dei Marmi) in Versilia, per favorire momenti di svago per i disabili, e un po’ di relax alle loro famiglie affinché possano ricaricarsi e rigenerarsi. 

E’ una bella avventura perché ci porta a guardare all’essenzialità dei rapporti e delle relazioni e ci porta a concretizzare quanto lo spirito evangelico ci fa cogliere: non è tanto importante quello che si fa, ma come lo si fa e per chi lo si fa. 

Forse dentro questa bella avventura diversa possiamo cogliere che l’abilità è quella di vivere esperienze non tanto basate sulle apparenze, ma fondate nella profondità dell’amore di Dio, che ama ogni uomo e soprattutto coloro che sono i suoi figli prediletti perché i più fragili. 

E qui ricordo volentieri una frase di Fra Pietro dell’Addolorata che mi disse: “La gioia più grande nella vita è quella di poter sentire l’abbraccio di Dio e di poter abbracciare l’altro con il cuore perché non sempre lo si può abbracciare con le braccia perché sono inferme e malate”.

Questa nostra bella avventura ci insegna che la vita ed il cammino di ognuno è diverso ma può diventare abile se questo cammino è fatto insieme, dentro a quel grande progetto di Dio che si chiama “Amore”.

 

©Dialoghi Carmelitani, ANNO 20, NUMERO 3,  Settembre 2019