Un compleanno importante, quello dei 30 anni! Per l’uomo segna infatti un passo rilevante nell’età adulta e per il nostro Movimento Ecclesiale Carmelitano significa un importante traguardo di crescita, di accumulo di esperienza, di radicamento nelle origini, di approfondimento della ricchezza donata, ma anche un rinnovato desiderio di vita nuova nella Chiesa.

Riportiamo di seguito alcune testimonianze, in particolare di quegli amici che hanno contribuito a far nascere il Movimento e che, con la loro passione, continuano a viverlo e a sostenerlo quotidianamente, insieme a tante altre persone, famiglie e giovani che, con la loro partecipazione, hanno permesso questi 30 anni di storia.

 

“Tutto accadde quando ci innamorammo della Chiesa”

 

(P. Antonio Maria Sicari ocd)

 

 

Che un mondo senza Dio non possa essere buono, men che meno il migliore, è  evidente per chiunque non sia cieco. Ma Dio dov’è? Dove lo si può trovare nella vita nostra e del mondo? Ad un certo punto della vita della Chiesa nel secolo scorso, quando sembrava che questa fosse troppo stremata dalle discussioni interne, il soffio dello Spirito Santo ha fatto nascere l’esperienza dei Movimenti ecclesiali tesi a celebrare l’unità Cristo-Chiesa e la fierezza (culturale, caritativa, missionaria) di essere cristiani.

E così anche a noi Carmelitani lo Spirito affidò un bellissimo compito: il Movimento Ecclesiale Carmelitano!

Il MEC è stato ed è un movimento di laici e consacrati  che intendono condividere  la propria esperienza di fede ripensando l’idea di Movimento Ecclesiale sulla base del carisma carmelitano: meritevole e profetico il tentativo di coniugare la freschezza dei nuovi dati ecclesiologici con la ricchezza di un carisma che ha 800 anni di storia.

Il carisma proprio del MEC si è specificato nella ricerca della “massima profondità” – offerto a tutti i fedeli, in ogni stato di vita – ma per sfociare nella “massima estensione” missionaria, andando verso il cuore di ogni uomo, di ogni realtà e di ogni condizione di vita, fino a raggiungere “il cuore del mondo”, scoprendovi Cristo stesso.

Questo è stato dunque il percorso ideale che abbiamo cercato di approfondire fino ad ora, nei numerosi appuntamenti educativi che ci siamo dati anno dopo anno (Esercizi Spirituali, Scuole di Cristianesimo, Giornate di Comunione, Ritiri, Itinerari quaresimali). Ed è su questo ideale che abbiamo cercato di educare le nostre famiglie e i suoi componenti per fasce d’età (bambini, studenti, universitari, adulti), offrendo a tutti stimoli di impegno caritativo e missionario.

Essere un Movimento, in questi anni, ha significato davvero per noi intraprendere un viaggio evangelico ed ecclesiale, con la bussola del carisma carmelitano per avvicinarci sempre di più al Mistero del Dio-Trinità (che ci è diventato sempre più familiare e decisivo, anche culturalmente e socialmente), alla persona di Gesù  (con un ”viaggio nel Vangelo”, e così alla felice ed entusiasmante scoperta di quanto sia diventato umano il divino e di quanto sia diventato divino l’umano) e alla persona della Vergine Santa, e con lei alla scoperta dell’infinità del cuore umano che accoglie Dio.

Abbiamo cercato di andare all’origine della nostra comune umanità, assimilando i consigli evangelici alla loro radice proponendo e difendendo in ogni modo la “santità dell’umano” in ogni sua espressione; Abbiamo ricercato la comunione originaria che lega tra loro i diversi stati di vita cristiana e le diverse vocazioni per poter lavorare assieme alla formazione di nuove famiglie ed alla educazione dei nuovi esseri umani e per ridare al mondo di oggi il gusto delle scelte cristiane “radicali”; ed infine ci siamo incamminati verso le profondità mistiche del nostro “Castello interiore” e di quello di ogni creatura umana. 

Ci siamo riusciti? Solo Dio può dirlo. Tutta la ricchezza del cammino fatto ci sia da sprone per tutto il lavoro che ci resta ancora da fare per il nostro cuore e per quello del mondo intero. È questa la storia che affidiamo ancora e sempre alla Vergine Santa, Madre e Bellezza del Carmelo, perché possa vivere e durare, a Gloria di Dio.

 

Un pellegrinaggio durato 30 anni

 

(Gabriele e Laura)

 

Ci sono episodi nella vita che costituiscono una pietra miliare per le scelte e per la ricchezza della  vita familiare. Il pellegrinaggio in Terra Santa nel Giugno 1993, partecipato da giovani famiglie insieme a giovani e meno giovani Padri Carmelitani, è stato per me e per Laura uno di questi momenti. Non era solo l’emozione di camminare sulle stesse strade percorse da Gesù, era il vivere un’esperienza di amicizia, un’attenzione reciproca, una preghiera costante aiutata dalla stessa Parola del Signore, in un luogo Sacro perché vissuto umanamente da Gesù stesso. Era trent’anni fa l’inizio di un cammino che avrebbe determinato positivamente le scelte future della nostra famiglia. Da subito è stato chiaro a tutti noi amici provenienti dall’esperienza di CL che il Movimento che con gli amici frati stavamo iniziando doveva essere il luogo dove sperimentare un’amicizia tesa al rapporto sempre più coinvolgente con il Signore. Così abbiamo imparato a capire la preghiera non solo come gesto occasionale, ma come il “ misterioso svelarsi – agli occhi della creatura – del mondo trinitario dove tutto è comunione, dialogo, preghiera” (A.M. Sicari, Gli antichi Carismi ). Trent’ anni costantemente curati, in particolare da P. Antonio, per comprendere come ciascuno di noi possa vivere i diversi stati di vita, le diverse condizioni, i diversi momenti comparando la propria persona alla stessa Persona di Cristo. In questi anni, si è parlato di mistica della persona, di mistica della maternità, della genitorialità… della vecchiaia. Si è lavorato per fare nostri i consigli evangelici di Povertà, Verginità e Obbedienza, per rendere l’amicizia con Cristo un “fatto concreto, riconoscendo la persona di Gesù-Verità: Luce, Pane, Acqua viva, vera Vite, Via, Vita”. (A.M.Sicari, La verità dell’Amore). La Scuola di Cristianesimo, gli Esercizi Spirituali, le vacanze comunitarie, hanno permesso a ciascuno di noi un’esperienza concreta e comune di vita del Movimento fatta del desiderio di abbracciare sempre più il Carisma Carmelitano e di responsabilità nel giocarsi nel quotidiano con gesti di carità. Oggi, dopo trent’anni di amicizia e di vita nel Movimento, tutta la nostra numerosa famiglia ringrazia il Signore per averci accompagnato con pazienza nella concretezza dei momenti belli o difficili del nostro cammino familiare. È pur vero che non tutti i nostri otto figli abbracciano l’esperienza carmelitana e, in tutta sincerità, alcuni sono distanti dalla stessa Chiesa; ma è vero anche che la bontà e la generosità assimilate nell’esperienza di una famiglia che ha provato a dare carne al rapporto d’amore con il Signore, in cui ci si è frequentati fin da piccoli con altre famiglie del Movimento e con gli stessi frati amici del convento di Brescia e Adro, sono rimaste impresse  nel loro modo di agire e di essere. Non possiamo come genitori sostituirci alle scelte dei nostri figli ma, con costanza e fedeltà, possiamo perseguire l’amicizia con Gesù fatta di gesti di carità, di cura ai bisogni di coloro che incontri, di attenzione alle necessità del Movimento. Oggi ogni scelta quotidiana non può prescindere da ciò che il Signore ci chiede concretamente. Ad esempio, quando per Laura si tratta di collaborare al Baule della Solidarietà come scelta di carità; o per entrambi, quando ci rendiamo disponibili per rendere bella la chiesa dei nostri frati, addobbandola con fiori nei momenti liturgici di festa; o anche quando ci mettiamo a disposizione dei giovani con le nostre abilità culinarie, per far apprezzare che solo la cura di ciò che ti è affidato rende ogni momento un’esperienza di festa. Ciò che io e Laura vorremmo esprimere si sintetizza in questo: «nulla della nostra vita è estraneo ad un rapporto d’amore con il Signore». Ogni nostra scelta, ogni nostro momento sono accompagnati ed amati da Gesù. Ritornando al tema del pellegrinaggio, potremmo quindi dire che il nostro è stato un pellegrinaggio con il Movimento durato trent’ anni, un pellegrinaggio dalle stesse caratteristiche di quando siamo partiti per la Terra Santa. Cioè un pellegrinaggio fatto di amicizia, di attenzioni, di preghiera, di compagnia tra laici e consacrati, ma soprattutto fatto in compagnia di Gesù. Su strade diverse da quelle della Terra Santa, ma sempre strade Sante, perché in presenza di Gesù stesso.

 

 

Il MEC… “un bel racconto”

 

(P. Gino Toppan)

 

 

Sto per partire per Beirut, in un Libano ferito economicamente, socialmente e spiritualmente. Senza il MEC me ne starei tranquillo nel mio Convento. Prendere sul serio il Movimento significa abbandonare la logica di una vita tranquilla.  Negli anni, a chi mi chiede cosa sia per me l’esperienza del Movimento Ecclesiale Carmelitano, ho sempre risposto con l’immagine della schiuma dell’onda marina: quando ho fatto tutto quello che devo… l’ultimo residuo di energia, di entusiasmo e di intelligenza sono impiegati per la costruzione del Movimento. Questa immagine non definisce un dopo–lavoro ma il senso di tutto il lavoro. Dialogando recentemente ad Asolo, con gli amici delle Comunità di Treviso e Conegliano, sottolineavo la sensibilità particolare della nostra esperienza che focalizza l’assoluta priorità del Battesimo e dell’amore a Cristo e alla Chiesa, attendendo il Movimento come un dono. Ecco il Movimento: un dono, non un progetto. Quando vedo Beppe Bertazzoli (pensionato) vagare per l’Africa e l’Europa, oppure i coniugi Secchi e Clementino Rossi (pensionati) volare in Sudamerica… io capisco il carisma del MEC: l’interiorità itinerante, la massima profondità per la massima estensione. Nei Ritratti di Santi mi è piaciuto leggere che Charbel in siriaco significa “racconto di Dio”. Quello stesso racconto che vediamo nelle storie di Abramo, Mosè, Giobbe, che stiamo incontrando con la Scuola di Cristianesimo. Esiste forse una cosa più bella di questa: diventare un “racconto di Dio”? Ho l’impressione che questi ultimi trent’anni (o meglio: i primi trent’anni) vissuti nell’abbraccio stretto della storia del MEC costituiscano la trama di questo bel racconto: un’esperienza incontrata e non inventata, costruita insieme e non pre–confezionata. Trent’anni sono pochi, al di sotto del “mezzo del cammin di nostra vita”, ma se penso a tutto quello che è successo — parole, gesti, iniziative, sogni, amicizie, incontri… — la memoria vien meno. Nel MEC non sono un operaio della dodicesima ora, piuttosto della prima, ma diversamente da quelli del Vangelo non ho nulla da rivendicare. Ho solo da ringraziare per il privilegio di aver servito da subito. Certamente la cosa più significativa è stata ed è la relazione con i laici, non una relazione dal pulpito, ma nutrita di stima reciproca. Una stima non sentimentale, ma oggettiva, vocazionale, perché un conto è spartire con i laici un proprio carisma, un altro è condividerlo sulla base stessa del Battesimo.   Paradossalmente, se tutti i frati abbandonassero, per il MEC non sarebbe la morte del MEC, ma sarebbe un “autogoal” per i consacrati. Ad esempio, io non ricevo ordini dai laici, obbedisco ai miei superiori, ma l’obbedienza ai miei superiori è sostanziata da tanta libera obbedienza che devo agli amici laici.  In questo modo si diventa autorevoli gli uni verso gli altri. All’interno di questa relazione, i Consigli evangelici non si restringono clericalmente ad uno status, ma diventano espressione di una nuova antropologia. È guardando a povertà, castità e obbedienza, vissute nel Matrimonio, che il mio essere povero, casto e obbediente raggiunge una concretezza di incarnazione impensabile. Quante volte la fedeltà all’orario di Convento si è mossa al pensiero di tanti padri e tante madri che non si riposano nella giornata, se la nottata è stata appesantita dal pianto del bambino. Il MEC mi ha aiutato e mi aiuta ad essere sacerdote pensando al laico, sempre sulla verticale del mio rapporto con Dio, mai collocato in un gradino inferiore. In sintesi cosa posso dire di questi trent’anni: grazie!  San Giovanni della Croce ha scritto che «quando l’anima arriva in fondo al mistero dell’amore, sarà trasformata in ognuna delle tre persone della Santissima Trinità». Penso al Padre che dà tutto se stesso e distribuisce continuamente i Suoi doni senza trattenere nulla per Sé (ed è così ricco che io posso essere felicemente povero nelle sue mani!). Penso allo Spirito Santo che è tutto carità, tutto scambio d’amore e che mi attrae dentro la Sua stessa fiamma (rendendomi così vergine, cioè proteso all’amore totale). Penso a Cristo, che pur essendo Dio, ha saputo dire di sì fino alla morte d’amore (e può rendere anche me gioiosamente obbediente)». Tutto questo ho imparato ad amare in questi trent’anni.

 

©Dialoghi Carmelitani, ANNO 24, NUMERO 1, Aprile 2023