Il successo dei progetti di sostegno a famiglie con autismo e altre disabilità

(di Rosario Ribbene)

 

Un disturbo del neuro-sviluppo che coinvolge principalmente linguaggio e comunicazione, interazione sociale, interessi ristretti, stereotipati e comportamenti ripetitivi: è questa la definizione di autismo, meglio denominato “disturbi dello spettro autistico” che in genere si manifesta con precocità, nei primi tre anni di vita, anche se molti bambini e ragazzi ad alto funzionamento arrivano a una diagnosi tardiva, a volte anche in età adulta. E questa realtà piomba come un macigno nella vita di una famiglia, stravolgendola. Come nel caso di Franco Antonello – il papà di Andrea – al quale il medico che aveva finito di visitare il bambino di tre anni disse: “Suo figlio probabilmente è autistico”. Diagnosi purtroppo esatta. Da lì, l’inizio di un’altra vita.

I Bambini delle Fate

Franco Antonello – imprenditore di Castelfranco Veneto (TV) che fino ad allora aveva sempre lavorato nel mondo della pubblicità e della comunicazione – lascia la sua azienda e dà vita, nel 2005, alla Fondazione I Bambini delle Fate, che si occupa di assicurare sostegno economico a progetti e percorsi di inclusione sociale gestiti da partner locali a beneficio di famiglie con autismo e altre disabilità.

Oggi, attraverso una capillare rete di collaboratori, la Fondazione coinvolge attivamente imprenditori e cittadini affinché “adottino a vicinanza” e accompagnino nel tempo un progetto di inclusione. Non si tratta di seguire nello specifico il percorso di un solo bambino con autismo o disabilità, ma di impegnarsi a sostenere progetti che rendano più semplice la vita di numerose famiglie nel medio-lungo periodo.

Fare Impresa nel Sociale

“Fare Impresa nel Sociale” è la campagna nazionale della Fondazione per l’inclusione sociale rivolta agli imprenditori. Individuato il partner locale che gestirà il progetto rispondente ai bisogni delle famiglie di quel territorio, gli incaricati della Fondazione coinvolgono nella campagna un gruppo di imprenditori operanti nell’area geografica del progetto stesso.

“Quando mi sono affacciato nel mondo del sociale – racconta Franco Antonello – ho visto da una parte grande capacità organizzativa e funzionale, dall’altro lato l’improvvisazione e le donazioni che oggi arrivano e domani no”.

Ogni sostenitore, consapevolmente, sceglie di impegnarsi con una sponsorizzazione regolare: un impegno mensile che diventa mezzo per il sostegno di progetti aventi un orizzonte temporale lungo, organizzato e strutturato.

Solo così, proprio con la stessa logica delle aziende sane, diventa possibile impostare una pianificazione e una programmazione dei servizi a concreto beneficio delle famiglie di quel territorio e passare dall’urgenza del breve (talvolta brevissimo) periodo alla possibilità di progettare e sostenere percorsi di inclusione di medio-lungo periodo.

Per i suoi sostenitori la Fondazione cura, in collaborazione con il loro ufficio marketing, tutta la comunicazione del progetto: mettiamo nero su bianco l’importo dei fondi raccolti, il loro impiego, lo stato di avanzamento della campagna, le testimonianze dei beneficiari, i contatti diretti dei referenti con numero di telefono, e ogni altro contenuto che assicuri la piena e totale trasparenza a tutela di tutti i soggetti coinvolti. In questo modo, il ruolo di responsabilità sociale dell’imprenditore diviene concreto: si raccolgono le testimonianze e si diffondono le buone pratiche di CSR – Corporate Social Responsibility – in tutta Italia.

Con l’aiuto costante di oltre 800 imprenditori che hanno sposato la causa, è possibile garantire un presente e un futuro migliori a centinaia di bambini e ragazzi in difficoltà.

Sporcatevi le mani

“Se ogni piccolo gesto è fatto con continuità e da tante persone insieme può aiutare veramente i ragazzi – afferma Franco Antonello – e noi garantiamo che controlliamo personalmente ogni progetto, che scriviamo sui giornali tutto quello che succede e che, finché alle persone piace, stanno con noi, diversamente possono smettere”.

“Sporcatevi Le Mani” è la campagna nazionale di raccolta fondi per l’inclusione sociale rivolta ai privati cittadini e alle attività commerciali. Grazie all’impegno delle Fate, distribuite su tutto lo Stivale, vengono coinvolte comunità di donatori regolari nel sostegno continuativo di progetti di inclusione “su misura”, rispondenti ai bisogni e alle priorità di quel territorio specifico.

Banca del tempo sociale

La “Banca del Tempo Sociale” è un’iniziativa de I Bambini delle Fate che ha lo scopo di offrire ai ragazzi con autismo e disabilità occasioni di inclusione e agli studenti delle scuole superiori (16/20 anni) l’esperienza positiva di avvicinarsi al mondo del sociale in una struttura organizzata.

“Quando trovi un amico trovi un tesoro, si dice – spiega Franco Antonello – e a questi ragazzi speciali il tesoro è vietato, perché poche persone passano del tempo con loro”.

Per i ragazzi delle scuole superiori, è l’occasione giusta per fare un’esperienza positiva e per conoscere il mondo del sociale in una struttura organizzata. Il tempo dedicato loro, inoltre, è riconosciuto dal proprio Istituto come credito formativo. Ogni mese, infatti, il tutor dell’associazione invia alla scuola una valutazione, che viene attentamente presa in considerazione anche per l’assegnazione della borsa di studio messa a disposizione da I Bambini delle Fate per i ragazzi che più si sono distinti e impegnati.

Tutto il mio folle amore

“Per certi viaggi non si parte mai quando si parte, si parte prima. Molto prima”. Così inizia il romanzo di Fulvio Ervas, in cui racconta la straordinaria storia di Franco Antonello e di suo figlio Andrea.

Andrea oggi è un bellissimo ragazzo di 27 anni e vive da solo (seppur monitorato dalle telecamere in casa e la presenza costante di una figura specializzata). Suo padre Franco ha accettato di esplorare l’ignoto: nel 2010 ha mollato tutto e a bordo di una moto – insieme al suo ragazzo – è partito per tre mesi. Insieme hanno attraversato l’America e tanti pregiudizi. Da Miami all’Amazzonia, la pazzia dell’autismo on the road. 

Per anni hanno viaggiato inseguendo terapie: tradizionali, sperimentali, spirituali. Questo invece è un viaggio diverso, senza bussola e senza meta. Insieme, padre e figlio, uniti nel tempo sospeso della strada. Tagliano l’America in moto, si perdono nelle foreste del Guatemala. Per tre mesi la normalità è abolita, e non si sa più chi è diverso. Per tre mesi è Andrea a insegnare a suo padre ad abbandonarsi alla vita. Andrea che accarezza coccodrilli, abbraccia cameriere e sciamani. E semina pezzetti di carta lungo il tragitto, tenero Pollicino che prepara il ritorno, mentre suo padre vorrebbe rimanere in viaggio per sempre. Quel gesto folle per molti è diventato un best seller mondiale intitolato Se ti abbraccio non aver paura – la storia di quest’avventura grandiosa, difficile, imprevedibile – e ha ispirato il film di Gabriele Salvatores Tutto il mio folle amore

 

©Dialoghi Carmelitani, ANNO 22, NUMERO 3, Giugno 2021