
Il sole stava tramontando, lassù sulle montagne di Hebron, e un uomo, Giuseppe, camminava da molto tempo. Si dirigeva da Ismaele, l’uomo più avaro e burbero della zona, ma l’unico che aveva del legname da vendere. Ismaele era noto per il suo brutto carattere e il suo attaccamento al denaro, era un tipo irascibile ed infatti la sua casa mai aveva visto la pace.
Giuseppe invece, sposo di Maria e padre di Gesù, era un abile falegname, sapeva costruire con il legno praticamente ogni cosa e la gente del suo villaggio e dei paesi vicini lo conosceva non solo per la sua abilità con sega, martello e pialla, ma anche perché tutti lo stimavano come un uomo onesto, affidabile e generoso.
Aveva bisogno di legna per lavorare, ma non possedeva abbastanza denaro per pagarla e nessuno, tra amici e conoscenti, aveva sufficienti soldi per potergli fare un prestito. Pensò allora che forse avrebbe potuto lasciare in pegno il suo mantello, quello che lo aveva difeso dai venti invernali e dal freddo notturno del deserto. Non era nuovo, ma ancora in buone condizioni e lui poteva privarsene. Era partito così, fiducioso di riuscire a convincere il venditore e accompagnato dalle parole della sua dolce sposa Maria «Il Dio di Abramo ti accompagni e il suo angelo ti guidi lungo la strada».
Dopo un lungo viaggio, giunto da Ismaele, Giuseppe scelse i tronchi, li separò da una parte e al momento del pagamento, gli spiegò di avere solo metà della somma necessaria. Ismaele protestò e fu sul punto di rompere il contratto, ma Giuseppe gli ricordò di essere sempre stato onesto con lui e gli offrì come pegno il suo mantello.
Non fu facile la trattativa, ma il mantello era di un tessuto molto resistente e, lassù in montagna, gli sarebbe stato utile. Così, anche se a fatica, il burbero venditore si fece persuadere ed accettò. Giuseppe lo ringraziò, caricò la legna e ritornò verso casa.
Arrivò ben presto la stagione più fredda ed Ismaele, che lavorava sempre all’aperto, iniziò ad indossare il mantello di Giuseppe, che gli sembrò da subito accogliente e caldo come un abbraccio.
Cominciò ad amare quel mantello e non se ne separava mai: gli sembrava quasi che un po’ della bontà di Giuseppe fosse rimasta intessuta in quella stoffa. Il falegname di Nazareth era considerato da tutti un uomo buono, paziente e gentile, mentre lui, Ismaele, era sempre arrabbiato, a causa di una malattia agli occhi che lo faceva soffrire da tempo e dei litigi con la moglie Eva che non era mai contenta.
Una notte, Ismaele sentì un forte rumore nella stalla e si precipitò a vedere cosa fosse. La sua mucca migliore, la più grossa, si contorceva per un orribile dolore. Con sua moglie cercò di aiutarla, ma tutto pareva inutile. In preda alla disperazione si tolse il mantello e coprì l’animale, per ripararlo dal freddo. La notte fu lunga, ma al risveglio la mucca sembrava guarita. Ad Ismaele questo si rivelò come un segno che quel mantello avesse qualcosa di speciale: così divennero inseparabili.
Nelle settimane e nei mesi successivi molte cose cambiarono: tra Ismaele ed Eva ricominciò ad esserci fiducia ed aiuto reciproco, il freddo del suo cuore iniziò a sciogliersi e persino la sua malattia degli occhi sembrò migliorare.
Nacque in loro il desiderio di ringraziare Giuseppe il falegname per quel mantello, che aveva portato guarigione e gioia nella loro casa. Decisero allora di mettersi in cammino insieme.
A Nazareth, nella casa di Giuseppe, Maria e del piccolo Gesù, Ismaele pieno di gioia raccontò: «Veniamo per ringraziare per gli immensi doni che abbiamo ricevuto dal cielo, da quando mi hai lasciato il mantello in pegno e vorremmo il tuo consenso per tenerlo, per continuare a proteggere la nostra casa, il nostro matrimonio e i nostri cari. Ero un usuraio, un superbo, e un uomo dispettoso e mia moglie era arrabbiata perché non mi curavo di lei».
Giuseppe si stupì di quanto era loro accaduto e li accolse generosamente. Maria li rassicurò: «Non stupitevi per i prodigi che vi sono capitati; altri maggiori ne vedrete. Dio ha stabilito di benedire tutte quelle famiglie che si mettano sotto la protezione del mantello del mio santo sposo».
Allora come oggi, S. Giuseppe protegga con il suo manto tutti coloro che a lui si rivolgono e gli si affidano!
Racconto liberamente tratto da una storia di devozione
Illustrazioni Cristina Pietta – Testi Luca Sighel
©Dialoghi Carmelitani, ANNO 22, NUMERO 5, Dicembre 2021