(Lella Tomasini)
In una meditazione del 2 Ottobre 1966, Divo Barsotti, monaco cristiano, presbitero e scrittore italiano, fondatore della Comunità dei Figli di Dio, pronunciava parole sul perdono che suonano ancor più vere oggi.
L’uomo non potrebbe mai vivere dinanzi a Dio senza avere la coscienza di una sproporzione infinita fra la sua povertà e la santità infinita di Dio.[…]
Forse mai come ora l’umanità si è trovata in un tale abisso di perversione morale; forse mai l’umanità è caduta così in basso: non perché oggi si commettano maggiori peccati di ieri, ma perché oggi non si sa, non si avverte, non si ha più coscienza nemmeno del male nel quale siamo impastati. L’uomo si accetta così come è e non aspetta nessuna redenzione, e non crede più in alcuna salvezza. […]
Forse solo questo potrebbe avvicinare a Dio noi uomini moderni: il dolore, la malattia; o forse anche la malattia e il dolore non si traducono nemmeno più per l’uomo in un grido di pietà, in una implorazione di aiuto; forse l’uomo come una bestia ferita aspetta soltanto la morte. Non lo so. È vero questo: che il mondo sembra deserto da Dio, è vuoto. […]
Almeno questo, dunque, si impone per noi: che non siamo contenti di noi stessi, che desideriamo di essere diversi da quello che siamo. Allora Dio può avvicinarsi alla nostra anima, allora Dio può avere un rapporto con noi.[…]
Io sento che la mia salvezza esige da parte di Dio la misericordia che Egli deve avere per tutto l’universo, perché in me vi sono tutti i possibili peccati che sono stati commessi e che si commetteranno. E non vi è in me nessuna possibilità di sottrarmi a ogni caduta. Non posso dire che se anche io realmente non sono caduto o non cadrò non vi sia in me una reale possibilità di cadere. Forse me ne è mancata l’occasione; forse la mia vita si è svolta in tal modo che senza nessun mio merito io sono andato per una strada mentre altri sono andati per un’altra: l’educazione che ho ricevuto, l’ambiente nel quale sono vissuto, le situazioni concrete nelle quali mi sono trovato, tutto questo ha fatto sì che io non sia caduto; ma fino a che punto posso giustificarmi di fronte a Dio volendo apparire meno colpevole di altri che, essendosi trovati in altre situazioni, avendo ricevuto un’altra educazione, hanno vissuto quello che io avrei vissuto? E ho sentito che davvero ogni uomo è tutta l’umanità. Io non posso salvarmi se nella mia salvezza tutta l’umanità non è salva, perché veramente non sono solidale con gli altri soltanto per un atto di mia volontà, ma sono solidale per la mia natura di uomo e come uomo non sono in nulla disuguale dagli altri.[…]
E quello che mi fa cristiano non è sentirmi peccatore soltanto, è il fatto che nel mio peccato io mi volgo a Uno perché abbia pietà di me e veramente mi salvi, e veramente mi sollevi da questo pozzo nel quale sono caduto, sono immerso: mi sollevi nella luce, mi trasformi in Sé. Ecco il messaggio della salvezza: Ecce nunc dies salutis. È tutto qui il Cristianesimo. La salvezza è possibile. L’uomo può essere veramente redento purché implori il perdono. […] Perché giustamente Dio ti colma di Sé nella misura che offri a Lui una capacità più grande, e la capacità che offri a Dio è la coscienza di essere tu colpevole di tutto l’umano peccato. Non vi è nulla che ritengo alieno da me: Nihil umano a me alienum puto. Veramente solo questa coscienza di un peccato che ci rende solidali con tutti – con gli assassini, con le prostitute – solo questa solidarietà che ci fa sentire fratelli a chi è caduto più in basso, perché in nulla migliori di loro, solo questo può anche colmarci di una misericordia realmente infinita.
(in D. Barsotti, Il mondo moderno ha perso il senso del peccato, dal sito http://www.comunitafiglididio.it)
LUNA REYES E IL PECCATO DELLA SOLIDARIETÀ
CEUTA, 18 maggio 2021
La volontaria della Croce rossa in Spagna, Luna Reyes, è finita vittima di una valanga di attacchi sui social dopo che il video in cui abbraccia un migrante senegalese appena arrivato a Ceuta, l’enclave spagnola in Nord Africa, è diventato virale. Reyes, costretta a impostare come «privato» il suo profilo social, è stata presa di mira dai sostenitori del partito di estrema destra Vox e da altri utenti furiosi per l’arrivo a Ceuta di ottomila migranti. «Non smettevano di insultarmi e di dire cose orribili e razziste contro di me» ha raccontato ai media spagnoli la volontaria ventenne che lavora con la Croce Rossa da Marzo. «L’ho solo abbracciato», ha detto alla televisione pubblica spagnola. In quel momento le pareva la risposta «più normale del mondo» a una «richiesta di aiuto». La volontaria ha raccontato che il giovane, di cui ha perso le tracce poco dopo senza neanche riuscire a sapere il suo nome, aveva appena attraversato a nuoto il confine tra il Marocco e la Spagna insieme ad un amico, apparso in gravi condizioni. «Era disperato, pensava che stesse morendo», ha detto. Il suo timore adesso è che il ragazzo sia uno delle migliaia di migranti già riconsegnati al Marocco (tra il lunedì e il martedì successivi al fatto, sono state almeno seimila le persone allontanate o tornate indietro spontaneamente, secondo il governo spagnolo). Lei, madrilena, si è trovata nel cuore dell’emergenza perché a Ceuta stava svolgendo un tirocinio.
©Dialoghi Carmelitani, ANNO 22, NUMERO 3, Giugno 2021