(Lella Tomasini)

 

Costruire il futuro, senza sfuggire all’oggi che viviamo. È l’invito aperto ad un percorso di discernimento caldeggiato il 16 settembre scorso da Papa Francesco ai rappresentanti delle diverse associazioni di fedeli, Movimenti ecclesiali e nuove comunità riuniti in Vaticano per una giornata di riflessione organizzata dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Tema: La responsabilità di governo nelle aggregazioni laicali: un servizio ecclesiale. 

 

(Lella Tomasini)

 

Costruire il futuro, senza sfuggire all’oggi che viviamo. È l’invito aperto ad un percorso di discernimento caldeggiato il 16 settembre scorso da Papa Francesco ai rappresentanti delle diverse associazioni di fedeli, Movimenti ecclesiali e nuove comunità riuniti in Vaticano per una giornata di riflessione organizzata dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Tema: La responsabilità di governo nelle aggregazioni laicali: un servizio ecclesiale. 

La visita del Santo Padre è stata una sorpresa per i presenti, non annunciata in precedenza. Segno chiaro di come Papa Francesco abbia a cuore le aggregazioni laicali.  Il suo discorso concreto, franco e diretto ha preso inizio con un ‘grazie’ per la loro testimonianza cristiana e la loro generosità. L’incontro era nato per dare chiarimenti sul Decreto emanato dallo stesso Pontefice, con cui i Movimenti ecclesiali sono richiamati a rinnovare i loro vertici. «La scure si è abbattuta sui Movimenti ecclesiali» hanno recitato alcune testate giornalistiche. 

Non sono esperta di politiche ecclesiali, ma io nelle parole del Papa leggo altro: una diffusa preoccupazione molto positiva, articolata in alcuni inviti pressanti, che dall’interno di un Movimento io non mi lascerei scappare.

Innanzitutto mi farei forza della sua stima per le aggregazioni laicali: «Ho desiderato esser qui oggi anzitutto per dirvi : grazie! Grazie per la vostra presenza come laici, uomini e donne, giovani e anziani , impegnati a vivere e testimoniare il Vangelo nelle realtà ordinarie della vita, nel vostro lavoro, in tanti contesti diversi – educativi, di impegno sociale, e così via…».                                                                                               

In secondo luogo coglierei senza dubbio l’invito a costruire il futuro, mantenendo un’immersione intelligente e generosa nel presente, a confronto con le sfide culturali e sociali del reale, senza tentativi di fuga in mondi paralleli e distillati. Non è difficile – anche se non è naturale – per chi vive in una buona comunità cristiana, in cui le relazioni si formano a partire dalla volontà di aderire a Cristo, cedere alla tentazione dell’isolamento, o dello spiritualismo, o della stasi.: «Ma ricordate sempre – ammonisce Papa Francesco – che costruire il futuro non significa uscire dall’oggi che viviamo! Al contrario, il futuro va preparato qui e ora, “in cucina”, imparando ad ascoltare e discernere il tempo presente con onestà e coraggio e con la disponibilità a un costante incontro con il Signore, a una costante conversione personale. Altrimenti si corre il rischio di vivere in un “mondo parallelo”, distillato, lontano dalle sfide reali della società, della cultura e di tutte quelle persone che vivono accanto a voi e che attendono la vostra testimonianza cristiana».                                                                    

C’è poi un’altra insidia che mina l’autenticità della vita delle comunità cristiane: uno sguardo sul mondo tendenzialmente sospettoso, impaurito e nemico e quindi la ricerca di un rifugio in comunità. Così l’universo rischia di venire diviso tra ‘buoni’ e ‘cattivi’. Naturalmente i buoni siamo noi e gli altri sono i cattivi. Noi buoni ce ne stiamo vicini vicini al sicuro e gli altri… «Appartenere ad un’associazione, ad un Movimento o una comunità, soprattutto se fanno riferimento a un carisma non deve rinchiuderci in una botte di ferro, per farci sentire al sicuro», in quanto «tutti noi cristiani siamo sempre in cammino, sempre in conversione, sempre in discernimento». Il cammino del Vangelo – ha insistito il Pontefice «non è una gita turistica», e in tale cammino «ogni passo è una chiamata di Dio».

Infine un’attenzione che dovrebbe starci molto a cuore riguarda il carisma e la necessità di approfondirlo non teoricamente, ma mettendolo “alla prova” nelle circostanze esistenziali che caratterizzano i diversi stati di vita. 

Una strada necessaria per tenerlo vivo nello scorrere della storia «anche il carisma a cui apparteniamo – afferma il Papa – dobbiamo approfondirlo sempre meglio, riflettere sempre insieme per incarnarlo nelle nuove situazioni che viviamo. Per fare questo si richiede da noi grande docilità, grande umiltà, per riconoscere i nostri limiti e accettare di cambiare modi di fare e di pensare superati, o metodi di apostolato che non sono più efficaci, o forme di organizzazione della vita interna che si sono rivelate inadeguate o addirittura dannose».  Altro che «la scure che si è abbattuta sui Movimenti»! A meno che non si voglia chiamare scure  quel richiamo accorato e giustificato, teso a che il fenomeno della primavera della Chiesa non rischi di scivolare, dall’autunno in cui ci siamo già inoltrati da qualche tempo, in un freddo inverno. Torni il Cristo sempre veniente a farci respirare sotto il sole, a pieni polmoni.

 

©Dialoghi Carmelitani, ANNO 22, NUMERO 5, Dicembre 2021