Si era da poco risvegliata la primavera con i suoi colori ed erano i giorni subito dopo la Santa Pasqua del 1853, quando a Groot Zundert, al confine tra l’Olanda e il territorio, che oggi è il Belgio, nacque, il 30 marzo, Vincenzo, il protagonista della nostra storia, forse il pittore più conosciuto e famoso di tutti i tempi: Vincent van Gogh.

Il padre Theodorus era un predicatore e pastore protestante, molto severo con il piccolo Vincent ed i suoi 5 fratelli, la famiglia numerosa e i figli vennero educati alla lettura quotidiana della Bibbia, alla recita delle preghiere e all’amore verso Dio e il prossimo. Questi insegnamenti preziosi del papà non lo avrebbero mai abbandonato per tutta la sua breve, intensa e non sempre facile vita.

Al piccolo Vincenzo non piaceva andare a scuola, i voti non erano infatti molto buoni. Faceva un po’ fatica a concentrarsi sui libri, preferiva guardare fuori dalla finestra la natura, un po’ sognare e soprattutto disegnare…e disegnava sempre. Non appena riusciva, Vincent usciva nei campi coltivati, tra le cascine e i covoni di grano falciato, con lo sguardo spesso al cielo, facendo affidamento solo sui propri piedi: gli piaceva respirare, libero, l’aria fresca di quegli spazi immensi, che portavano, a nord, verso il mare e a sud verso lontane colline, che solo nei giorni più nitidi si intravedevano all’orizzonte con molti colori, che variavano dai verdi ai grigi sempre offuscati, agli azzurri opachi. Gli piaceva sgattaiolare fuori di casa anche di notte per ammirare immobile le stelle brillanti nel buio. 

Carmelino_Vincent van Gogh_Immagine di Cristina PiettaVista la sua scarsa volontà di studiare, a circa 15 anni Vincenzo iniziò a lavorare con il fratello Theo presso una galleria d’arte molto importante nella città dell’Aia e il lavoro lo portò prima a Parigi e poi a Londra: il giovane Vincent ci sapeva fare, anche perché parlava bene sia il francese che l’inglese, oltre all’olandese. Conobbe così il mondo dell’arte, visitò i grandi musei, dove trascorreva molto del suo tempo libero ad osservare, sempre con molta attenzione, i quadri dei grandi pittori del passato; ma dopo un po’ di anni decise di cambiare e dedicarsi prima ad insegnare, anche se per pochissimo tempo, poi, divenne venditore, in una libreria.

In quel periodo iniziò a non stare bene, si ammalava molto spesso, tanto che i suoi genitori erano molto preoccupati, per questo motivo ritornò a casa. Cominciò a studiare molto la Bibbia, affascinato dalle sue meravigliose storie, dalle parole e dalla figura di Gesù. Voleva divenire un predicatore come suo padre ed infatti si recò nella piccola città di Mons, nella regione belga delle miniere, dove vivevano molte famiglie di poveri minatori, che conobbe e per i quali annunciava e commentava la Bibbia.

Nel frattempo continuava a disegnare e dipingere, anche se poi regolarmente buttava via tutti i suoi lavori e oggi di quelle sue prime opere non abbiamo nulla. 

Vincenzo era molto triste in quei luoghi, per fortuna lo confortavano le frequenti lettere del fratello Theo, che lo amava molto e che lo convinse ad iscriversi ad una scuola d’arte e a seguire la sua passione per le tele, i colori e la natura. 

Così fece e a Bruxelles frequentò un’accademia d’arte, cercando di fare qualche lavoro per vivere, ma fu costretto a rientrare in Olanda, anche a causa della sua scarsa salute. Decise però, all’età ormai di trent’anni, di divenire pittore e di dedicarsi solo all’arte.

Nei suoi primi quadri utilizzò i colori scuri, il marrone, il grigio, il nero, e rappresentò i poveri che aveva incontrato negli anni precedenti: le tinte erano cupe e gli ambienti chiusi e tristi.

Spesso nelle lettere a Theo scriveva di voler portare la Bellezza del mondo e della Bibbia nei quadri, dichiarando che compito dell’artista è seminare la Bellezza che Dio ha distribuito nella natura. Vincenzo iniziò allora ad uscire alla luce, all’aperto, come faceva da bambino, quando scappava dalla scuola e dallo studio: i suoi dipinti si inondarono di colori, di sfumature, di luce e vita, quella che lui stesso cercava e desiderava. I soggetti sono i fiori, i paesaggi della campagna,ma anche i luoghi che lui frequentava, sempre portati sulla tela attraverso i colori vivi all’istante in cui li osservava.

Dipingeva sempre e in pochi anni realizzò più di 800 dipinti e amava dire: “ Prima sogno i miei dipinti, poi esco e dipingo i miei sogni.”

Sono molti gli autoritratti che Vincenzo fece di sé stesso, anche nei momenti più difficili e faticosi della sua vita, ma forse l’immagine che più lo rappresenta è un simbolo, che trovava nella lettura quotidiana della Bibbia; dipinse più volte la figura di un seminatore in mezzo a un campo viola e giallo, il suo colore preferito, intento a disperdere i semi tra le zolle di terra. Nello stesso modo doveva agire ogni giorno l’artista e distribuire i semi di Bellezza e di Bene nel terreno del mondo, perché, come dice il Vangelo, potessero trovare una buona terra e portare molti frutti. 

Vincenzo non smise mai di creare nuove opere, ma non riuscì a vendere nessuno dei suoi quadri: quasi nessuno a quel tempo capì e riconobbe la sua grandezza artistica, solo dopo la sua morte fu amato da tutti e considerato uno dei pittori più importanti e creativi di tutti i tempi e ancor oggi i musei di tutto il mondo considerano i suoi paesaggi tra le opere più preziose.

Nell’ultima parte della sua vita si era deciso a rappresentare anche alcuni momenti della vita di Gesù, in particolare i momenti della sofferenza, forse perché sentiva molto grave il peso della sua malattia, della fatica e del dolore, che per questa doveva sopportare. In molti quadri dipinse piante e giardini di ulivi con l’intenzione di poter comporre un giorno in un’opera la passione di Gesù nell’Orto degli ulivi, e solo nell’ultimo quadro, prima di morire a soli 37 anni, dipinse il volto di Gesù con sua madre Maria nel momento più tragico della morte.

Qualche studioso d’arte ha notato come il volto di Gesù assomigli molto ai ritratti di Vincenzo. 

Forse è stato il modo di quel bambino disubbidiente e sognatore, per raccontare la sua grande sofferenza e la sua continua ricerca del bello, che lui ha seminato nei colori dei suoi capolavori, davanti ai quali in tutto il mondo per sempre milioni di persone potranno stupirsi della Bellezza, che Dio ci ha donato. 

Grazie Vincent!!

 

Illustrazioni Cristina Pietta . Testo Luca Sighel