(Lella Tomasini)

 

In Myanmar, il colpo di stato messo a segno dall’esercito, la nomina di un ex generale alla presidenza ad interim e l’arresto dei principali leader politici, tra cui Aung San Suu Kyi, pongono fine a 10 anni di transizione democratica e fanno ripiombare il Paese nel passato. Il sangue scorre in Birmania. Manifestanti pacifici uccisi quando le forze dell’ordine hanno aperto il fuoco in diverse città del paese. I birmani sono scesi in piazza in massa per chiedere il ritorno della democrazia. I vescovi del Myanmar hanno chiesto ai militari di cessare immediatamente «il triste e scioccante uso della violenza che ha portato enorme dolore alla nostra nazione». I cattolici si sono subito mossi all’interno del movimento di protesta, marciano uniti a migliaia per le strade e recitando il rosario, insieme a suore e sacerdoti. Ma tutte le etnie e religioni del Myanmar stanno protestando contro l’insensata violenza dei militari, che sono disposti a calpestare tutto, pur di mantenere il potere.

 

Una foto simbolo, che ha fatto velocemente il giro del mondo, ritrae  suor Ann Rose dell’ordine di san Francesco Saverio, inginocchiata davanti a un cordone di agenti armati, mentre li implora di non aprire il fuoco. La sproporzione è evidente, drammatica, fortissima: una donna indifesa e sola di fronte a molti uomini armati. Una suora. Debole e fortissima. Difende le persone e cerca la democrazia e la pace. Un giudizio e un esempio per le coscienze di tutti noi.

La sua testimonianza è stata raccolta in un incontro di preghiera on-line:

Domenica 28 febbraio nella mia città molte persone erano scese in strada pacificamente. Io stavo curando tanti pazienti nella nostra clinica, perché gli ospedali statali sono chiusi a causa della situazione politica. A un certo punto, sono arrivati i camion dei militari e della polizia; gli occupanti sono saltati giù e hanno immediatamente sparato e colpito le persone con fionde e manganelli. Io ho gridato ai dimostranti di entrare in clinica e sono andata davanti alla polizia. Vedendo che i manifestanti si trovavano in pericolo (in altre città le proteste sono finite nel sangue) ho deciso di proteggerli. Anche a rischio della vita. […]. Uccidete me, non la gente, ho detto ai poliziotti, dopo aver visto quanto accaduto a Yangon, Mandalay e Naypyidaw, dove tante persone sono state massacrate come animali.

 

©Dialoghi Carmelitani, ANNO 22, NUMERO 2, Aprile 2021