Intervista al Prof. Andrea Monda, Direttore dell’Osservatore Romano (a cura di P. Fabio Silvestri ocd)
Un professore appassionato del suo lavoro, ma soprattutto capace di parlare ai giovani e, prima ancora, di ascoltarli; un giornalista e scrittore, che si muove con disinvoltura tra carta stampata e Tv, tra Tolkien, Lewis (e… Bruce Springsteen!); un marito e padre, che vive le ordinarie e straordinarie avventure della sua famiglia: è un po’ tutto questo, Andrea Monda, che dal 2018 è stato chiamato da Papa Francesco a dirigere L’Osservatore Romano, il Quotidiano della Santa Sede. In questa intervista, da lui gentilmente concessa a Dialoghi, abbiamo la possibilità di conoscerlo e di capire cosa significhi svolgere oggi, per conto del Papa stesso, il compito di servire la comunicazione della Chiesa… da Roma sino ai confini del mondo.

Con la prima domanda di questa intervista vorremmo chiederle innanzitutto una parola sulla novità decisiva e, per certi versi, dirompente che riguarda il suo incarico: com’è accaduto che un laico, un padre di famiglia e professore di religione, sia stato scelto per guidare il quotidiano della S. Sede? Come leggere i passi attuali del cammino dei laici nella Chiesa?
Ho vissuto questa scelta con grande emozione e trepidazione, accettando di entrare in una grande avventura. È stato Paolo Ruffini, il primo (e per ora unico) Prefetto laico di Curia a fare il mio nome al Santo Padre, che a sua volta ha accolto l’idea di correre un rischio. In effetti direi che è proprio un grande rischio quello di affidare ad un professore di religione la direzione di un quotidiano prestigioso come L’Osservatore Romano. Ma in un periodo che giustamente il Papa ha definito “cambiamento d’epoca”, il cambiamento è inevitabilmente la regola, la cifra di questi tempi, anche e soprattutto per la Chiesa. Se guardiamo indietro, rispetto ai tempi del Concilio Vaticano II, cominciato 60 anni fa, per la crescita del ruolo dei laici nella Chiesa si sono fatti molti passi in avanti. Ma ancora abbiamo davanti a noi un lungo cammino, anche per estirpare la cattiva pianta del clericalismo (prerogativa non solo dei chierici!) contro cui il Papa non si stanca di predicare.
Vorremmo conoscere qualcosa in più su L’Osservatore Romano, senza dare per scontato che tra i fedeli sia già conosciuto e apprezzato il progetto che lo anima. Quali sono le caratteristiche principali della sua linea editoriale e quali le novità che ha provato a portare?
Abbiamo cambiato il formato e l’impostazione del giornale, dando ad esempio maggiore spazio alle immagini che, come dice spesso il Papa, a volte valgono “più di cento parole”. Più in generale penso che il compito di un quotidiano come L’Osservatore Romano sia quello di offrire ai lettori le principali chiavi di lettura di questo pontificato e di questo tempo così agitato. Anche per questo sono nati in questi 4 anni diversi “prodotti” nuovi, come ad esempio le rubriche (“Ospedale da campo”, “Cura della casa comune”, “Camminare insieme”, etc.) o il mensile “L’Osservatore di strada” che interpretano, le une e l’altro, il pontificato di Papa Francesco e il tempo, della Chiesa e del mondo, che stiamo vivendo.
L’Osservatore è chiamato a seguire e a esprimere, quasi da “portavoce”, il pontificato del Papa, di cui per altro ricorre quest’anno il decennale: qual è il modo concreto con cui questo servizio avviene, anche in mezzo a possibili “sorprese” rispetto al “protocollo”?
Papa Francesco più volte ha detto che il nostro è il “Dio delle sorprese”, e questo si può dire anche del Papa stesso: un uomo delle sorprese, spesso quotidiane. Le parole, i discorsi, i gesti, i viaggi… tutto dice di questa sua inventiva, di questa forza creativa, spiazzante, “inquietante” nel senso migliore del termine. Tutto questo però vuol dire per i media vaticani, che seguono e raccontano il Papa, un lavoro ancora più impegnativo. Prontezza e duttilità, intuito e velocità sono virtù richieste oggi per offrire un servizio efficace in questo ruolo di mediazione tra il Papa e il grande pubblico dei fedeli e degli osservatori.
La Chiesa vive una stagione di apertura e dialogo, ma anche di tensioni e possibili divisioni: in che modo si realizza — anche nel vostro lavoro editoriale — il difficile equilibrio tra fedeltà al Magistero e novità della riflessione teologico‒pastorale?
In questi 4 anni abbiamo cercato di allargare lo spazio, nelle pagine del quotidiano, alla riflessione teologica‒pastorale. Penso in particolare a rubriche come “Zona franca” o “Camminare insieme”. Questo vuol dire avventurarsi in un campo dove la libertà e la creatività sono sempre molto presenti. Ma è lo stesso nostro “editore” che ci spinge, come dice lui, “alle frontiere” e quindi siamo fiduciosi e incoraggiati a stare lì dove il dibattito si fa anche audace. Magistero e teologia camminano distinti (a volte distanti) ma sempre insieme. Il primo lo raccontiamo fedelmente, con cura e attenzione, sin dal primo numero del 1°luglio 1861; la seconda la vogliamo raccontare, in modo serio, accessibile, non specialistico ma non superficiale, sempre di più; del resto, se non parlasse di teologia L’Osservatore Romano, chi altri dovrebbe farlo?
Un dato che colpisce sfogliando L’Osservatore è la possibilità di accedere a storie e narrazioni di un cristianesimo vissuto in ogni parte del mondo, spesso nascosto o quanto meno poco conosciuto. In che senso il vostro è realmente un “osservatorio” sulla Chiesa, sul mondo e sull’uomo di oggi, che cerca di essere “cattolico”, cioè offerto davvero “secondo il tutto” (come la stessa parola dice)?
Grazie per questa domanda, che coglie il nostro sforzo quotidiano. Quello cioè di fare un giornale che non sia italiano ma “romano”. E “romano” (almeno in senso ecclesiale) vuol dire appunto cattolico, cioè universale. Tutto il mondo passa da questo Stato, che è il più piccolo di tutti, ma è attraversato da storie, sguardi, esperienze, che provengono da tutti e 5 i continenti. Cerchiamo di “osservare” il mondo da Roma, cioè con lo sguardo cattolico, alla luce del Vangelo. Non ci sono quindi nazioni di serie A e di serie B. E quello che vogliamo privilegiare è il taglio narrativo: poche teorie astratte, ma molte storie concrete. Narrazioni di esperienze vissute e raccontate “di prima mano” che ci arrivano da tutto il mondo, sin dagli “estremi confini della terra”.
Qual è il contributo che la luce dei Santi può dare alla Chiesa di oggi?
I Santi sono sempre unici e diversi perché la santità è la pienezza dell’uomo e i Santi sono il compimento dell’originalità di Dio. Scrive C. S. Lewis in Mere Christianity che «L’uniformità è più diffusa tra gli uomini “naturali” che tra chi si arrende a Cristo. Come sono stati monotonamente simili tutti i grandi tiranni e conquistatori! E come sono gloriosamente diversi i santi!». I Santi, inoltre, trascinano con il loro esempio, che va raccontato e tramandato. Anche questo è il compito di un giornale come L’Osservatore Romano che narra la storia della Chiesa, che è sempre una storia contemporanea. Nella rubrica “Ospedale da campo”, ad esempio, raccontiamo storie che descrivono l’opera di quei cristiani nel mondo che curano le ferite dell’umanità dolente. E, a fianco di storie di oggi, spesso inseriamo le vicende di uomini e donne (i Santi proclamati dalla Chiesa, ma non solo) che nei secoli hanno fatto la stessa cosa. La comunione dei Santi è sempre viva, nello spazio come nel tempo.
Un’ultima domanda, a carattere più personale: lei è appassionato ed esperto di letteratura moderna, ma in particolare di quella “epica” di Tolkien, Lewis, etc. Quale messaggio può ancora regalarci questo mondo, letterario e simbolico, e soprattutto quali intuizioni cristiane lo orientano?
Sono le intuizioni che già troviamo nell’antica Lettera a Diogneto. I cristiani sono nel mondo e ci si buttano a capofitto, impegnandosi lealmente e appassionatamente, ma sanno che non sono fatti per questo mondo, perché il loro destino è altrove. Quindi la realtà è bellissima, viene da Dio, ma deve essere guardata con uno “sguardo trasfigurante”, che allarghi cioè la nostra capacità di visione, contemplazione, comprensione e compassione. Raccontando le epiche avventure dei semplici (gli hobbit della Terra di Mezzo o i bambini di Narnia), Tolkien e Lewis ci dicono che questa vita è paradossale: tutto è molto di più di quello che appare e i nostri schemi mentali sono sempre sovvertiti da una “logica” più grande. E, oltre le mille sconfitte quotidiane, ci attende la vittoria finale.
©Dialoghi Carmelitani, ANNO 24, NUMERO 1, Aprile 2023
Andrea Monda è nato a Roma il 22 marzo 1966, è sposato ed ha un figlio. È laureato in Giurisprudenza presso la Sapienza e in Scienze Religiose presso la Pontificia Università Gregoriana (con tesi sul significato teologico de Il signore degli anelli). È stato per vari anni docente di religione presso i licei di Roma.
Dal 1988 ha scritto per la pagina culturale di diverse testate giornalistiche, come il Foglio e Avvenire, oltre che recensioni per La Civiltà Cattolica. Dall’aprile 2012 al 2015 ha collaborato con diversi programmi di RaiEducational (tra cui Scrittori per un anno) e ha diretto A un passo dal possibile, di cui è stato autore e conduttore. Dal 2016 al 2021 ha condotto il programma Buongiorno Professore! su Tv2000. Ha organizzato vari eventi culturali, tra cui, dal 2000 al 2007, il convegno annuale su “Cattolicesimo e Letteratura nel ‘900” patrocinato dal Pontificio Consiglio della Cultura. Dal 2001 ha partecipato alla vita dell’associazione BombaCarta, di cui è stato presidente (2009-2020). Dal 2006 ha tenuto un seminario su “Religione e letteratura” presso la Pontificia Università Lateranense (PUL), dal 2008 al 2011 anche presso la Pontificia Università Gregoriana (PUG). Dal 2012 al 2015 ha collaborato con il Centro Alberto Hurtado della PUG. Nel 2018 ha coordinato la scrittura delle meditazioni dei giovani per la Via Crucis al Colosseo del Venerdì Santo.
Dal dicembre 2018 dirige L’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede.
Tra i suoi libri e saggi ricordiamo:
- Scrittori di Dio, San Paolo, 2001, sullo scrittore inglese C. S.Lewis
- Tolkien, Il Signore della Fantasia, Editore Frassinelli, 2002, con S. Simonelli
- Gli anelli della fantasia. Viaggio ai confini dell’universo di Tolkien, Frassinelli, 2004, con S. Simonelli
- Il mondo di Narnia, San Paolo, 2005, con P. Gulisano
- L’Anello e la Croce, Significato teologico de Il signore degli anelli, Rubbettino, 2008
- Una chance per la Chiesa, Vallecchi, 2009
- L’arazzo rovesciato, L’enigma del male, Cittadella Editrice, 2010
- Benedetta umiltà. Le virtù semplici di Joseph Ratzinger dall’elezione a Papa alla rinuncia, Lindau, 2013
- A proposito degli Hobbit, Rubbettino, 2013, e-book
- Fratelli e sorelle, buona lettura! Il mondo letterario di Papa Francesco, Ancora, 2013, con S. Simonelli
- Springsteen in classe, Spunti didattici a partire dalle canzoni del Boss, EMI, 2016
- Buongiorno professore, ElleDiCi, 2017
- Raccontare Dio oggi, Città Nuova, 2018
- J. R. R. Tolkien l’imprevedibilità del bene, Ares, Novembre 2021