(di Angelo Bonera)

«Io avevo sempre vagamente sentito i fatti come miracoli nel senso che erano meravigliosi; ora cominciavo a pensare che erano miracoli nel senso più ristretto, che erano intenzionali.» (G. K. Chesterton, Ortodossia).

Le parole della musica leggera non risolvono le gravi questioni della vita, ma anche il testo di una canzone può indicare risposte più grandi. E così, riascoltando il brano Meraviglioso, interpretato da Domenico Modugno nel 1968 e riportato al successo qualche anno fa nella versione pop della band pugliese Negramaro, abbiamo deciso di raccontarvelo. Nell’iniziare queste righe, ho pensato che il migliore spunto contenuto nel brano fosse l’idea che nel mondo c’è qualcosa di personale, come in un’opera d’arte, e che questo giustifica sempre la vita.

Pur supportato da melodia tanto bella ed accattivante da meritare quasi mezzo secolo di notorietà, nonché di un interprete d’eccezione, il testo di Meraviglioso (dello scrittore e giornalista Riccardo Pazzaglia), che ha per tema il racconto di una rinuncia al suicidio, determinò l’esclusione del brano dall’edizione del Festival di Sanremo del 1968 che seguiva quella funestata dal tragico gesto commesso dal cantante Luigi Tenco, e con ciò anche l’iniziale insuccesso commerciale del relativo 45 giri. 

Probabilmente ispirato dal capolavoro del regista americano Frank Capra It’s a wonderful life (La vita è meravigliosa, 1946), del quale i primi versi della canzone citano quasi letteralmente la scena cruciale, Meraviglioso racconta dunque di un pover uomo trovatosi in preda alla «dannata voglia» di gettarsi da un ponte, e che viene salvato dalle parole di un passante (che gli appare «forse un angelo»). 

Le parole del passante, che formano il celebre ritornello della canzone, sanno risvegliare in quell’uomo il piacere di esistere («la notte era finita/ e ti sentivo ancora sapore della vita»); possiamo ritenere che vi riescano poiché mostrano al disperato come la bellezza del mondo appaia dono di una generosa e personale decisione creativa, e quindi, in fondo, che nel mondo esiste uno scopo, e che questo scopo è assolutamente e veramente gioioso.

Dice infatti il passante: «ma guarda intorno a te/ che doni ti hanno fatto/ ti hanno inventato il mare»: e così sembra suggerire, ad esempio, che allora anche i cromatismi delle acque potrebbero essere decisi di volta in volta, o che le rose potrebbero essere rosse non tanto per caso o per meccanica naturalistica, ma per il sovrabbondante gusto di un pittore di colorarle (e donarle) proprio così.

In questa prospettiva, il testo di Meraviglioso può richiamare alcuni brani del grande scrittore inglese G. K. Chesterton, che fa risalire proprio ad osservazioni di questo tipo i primi passi della propria salvezza dalla depressione, e poi della propria conversione al cristianesimo.

E nella medesima chiave si potrebbero ascoltare anche le altre parole di Meraviglioso, cioè un elenco (o meglio un inventario) di piccoli doni quotidiani della vita, con l’evidente pregio di non temere affatto scontate accuse di banalità («il sole, la vita, l’amore, il bene di una donna che ama solo te, la luce di un mattino, l’abbraccio di un amico, il viso di un bambino»). Sono proprio i bambini, sovrabbondanti di gioia e vitalità, a rimanere incantati dalla semplice esistenza delle cose, anche le più ordinarie, ripetute ed invariate, come se soltanto loro potessero ancora percepire la meraviglia del fatto che esistano, come strano privilegio, invece di non essere («tu dici non ho niente/ti sembra niente il sole!»). E dunque l’«angelo vestito da passante» richiama quel naufrago della propria vita, come Robinson Crusoe sull’isola deserta, a compilare la lista di quanto nel mondo non è andato perduto della originaria promessa di una gioia infinita, e che va religiosamente conservato.

È vero, credetemi, è accaduto
Di notte su di un ponte
Guardando l’acqua scura
Con la dannata voglia
Di fare un tuffo giù

D’un tratto qualcuno alle mie spalle
Forse un angelo vestito da passante
Mi portò via dicendomi così
E come diciamo?

Ma come non ti accorgi
Di quanto il mondo sia
(Meraviglioso)
Meraviglioso
Perfino il tuo dolore
Potrà apparire poi
Meraviglioso

Ma guarda intorno a te
Che doni ti hanno fatto
(Ti hanno inventato il) mare
Tu dici: “Non ho niente”
Ti sembra niente il sole?
La vita, l’amore

Meraviglioso
Il bene di una donna
Che ama solo te
Meraviglioso
La luce di un mattino
L’abbraccio di un amico
Il viso di un bambino
Meraviglioso

Meraviglioso

Ma guarda intorno…

©Dialoghi Carmelitani, ANNO 17, NUMERO 2, Giugno 2016