Papa Francesco a Fatima

(di Michelangelo Nasca)

Fátima conserva un fascino spirituale che non conosce età, nonostante i cento anni trascorsi (1917 – 2017) dalla prima apparizione della Vergine Maria ai tre pastorelli. Papa Francesco — nella ricorrenza di questo primo centenario delle apparizioni alla Cova da Iria — si è recato a Fátima (12 – 13 maggio 2017), per un viaggio — come lo ha definito il pontefice stesso, in volo verso il Portogallo — «un po’ speciale… di preghiera, di incontro con il Signore e con la Santa Madre di Dio». Fátima ancora oggi, per milioni di fedeli, è un luogo dove la Vergine Maria continua a parlare al cuore di chi si lascia raggiungere dalla Parola di Dio ed è disposto a cambiare vita; è il luogo dove la visione dell’inferno, descritta da Lucia dos Santos (la più grande dei tre pastorinhos ), ha scosso e interrogato numerosissimi cristiani; è il luogo, infine, del famosissimo terzo segreto consegnato dalla Vergine ai veggenti, difficile da interpretare e ancora oggi non del tutto compiuto.

È ancora lecito parlare dell’inferno?

Sono trascorsi cento anni dalle apparizioni, il mondo è cambiato e anche alcuni aspetti pastorali della Chiesa sono cambiati, ma non sono cambiate le verità principali della fede che ci sono state rivelate e tramandate; ci si sbaglierebbe, pertanto, nel considerare “datati” il linguaggio e le immagini rivelate ai tre pastorelli! Se oggi, infatti, con la mentalità moderna — come racconta il noto vaticanista Aldo Maria Valli —, una mamma parlasse ai propri figli di inferno e di dannati avvolti dalle fiamme, o di sacrifici necessari per la salvezza delle anime verrebbe subito denunciata per maltrattamenti psicologici. «Diciamoci la verità: sono espressioni — precisa Aldo Maria Valli — che sembrano non avere nulla a che fare con la Chiesa così come la conosciamo noi oggi. Peccatori? Sacrifici? Gente che va all’inferno? Ma chi parla così, oggi? Se un parroco lo facesse, sarebbe accusato di terrorismo psicologico, il vescovo lo richiamerebbe e magari il poveretto sarebbe pure sospeso o invitato a prendersi una pausa di riflessione. Arriviamo da anni in cui ci è stato detto che l’inferno forse non c’è o, se c’è, è probabilmente vuoto. Ci è stato detto che alla fine tutti si salvano, perché Dio semplicemente non può condannare. Del purgatorio non si parla più, e quindi c’è da credere che forse non esiste neanche quello e quindi non ci sono anime in sospeso, per le quali occorre pregare. Ci è stato spiegato che il perdono è superiore a tutto e che la giustizia divina non può contemplare la condanna. E sappiamo che chi osa parlare di castigo divino, come minimo, deve aspettarsi di essere guardato come un folle o come un malvagio».

In Maria risplende il volto di Dio

Le apparizioni di Fátima (insieme alla prodigiosa“danza del sole” a cui assistettero centinaia di persone)  ci ricordano ancora — qualora si fosse tentati di guardare a tali eventi in modo superficiale — la matrice divina che le ha suscitate, considerato anche il fatto che Dio non compie nulla a caso o senza motivo.

Nessun’altra creatura — dichiara Papa Francesco durante la visita a Fátima — «ha visto risplendere su di sé il volto di Dio come Lei, che ha dato un volto umano al Figlio dell’eterno Padre; e noi adesso possiamo contemplarlo nei successivi momenti gaudiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi della sua vita, che rivisitiamo nella recita del Rosario». Citando poi Paolo VI, ricorda che «se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani, cioè dobbiamo riconoscere il rapporto essenziale, vitale e provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù, e che apre a noi la via che a Lui ci conduce».

Francesco e Giacinta Marto diventano Santi

Sono oltre un milione i fedeli che prendono parte ai due momenti principali della visita di Papa Francesco, che si conclude con la celebrazione della Messa di Canonizzazione dei Beati Francesco e Giacinta Marto (due dei tre pastorelli che insieme a Lucia furono testimoni delle apparizioni mariane), sul sagrato del Santuario portoghese. Abbiamo una Madre! Una “Signora tanto bella”, commentavano tra di loro i veggenti di Fátima sulla strada di casa, in quel benedetto giorno 13 maggio di cento anni fa. Papa Francesco nella sua omelia ha ricordato questo dettaglio. Sono stati tanti gli occhi dei fedeli che — come i tre “pastorinhos” — si sono protesi a guardare la Madre di Dio, ma «la Vergine Madre — ha detto il Pontefice — non è venuta qui perché noi la vedessimo », piuttosto, «presagendo e avvertendoci sul rischio dell’inferno a cui conduce una vita — spesso proposta e imposta — senza Dio e che profana Dio nelle sue creature, è venuta a ricordarci la Luce di Dio che dimora in noi e ci copre».

I tre piccoli — come ha raccontato in seguito Lucia — si trovavano abbracciati dalla Luce di Dio che proveniva dalla Madonna, e «secondo il credere e il sentire di molti pellegrini, se non proprio di tutti, Fátima è soprattutto questo manto di Luce che ci copre, qui come in qualsiasi altro luogo della Terra quando ci rifugiamo sotto la protezione della Vergine Madre».

La visione di Giacinta

Abbiamo una Madre, ricorda il Papa, aggrappiamoci a lei come dei figli, viviamo della speranza che poggia su Gesù. «Come esempi, abbiamo davanti agli occhi San Francesco Marto e Santa Giacinta, che la Vergine Maria ha introdotto nel mare immenso della Luce di Dio portandoli ad adorarLo. Da ciò veniva loro la forza per superare le contrarietà e le sofferenze. La presenza divina divenne costante nella loro vita, come chiaramente si manifesta nell’insistente preghiera per i peccatori e nel desiderio permanente di restare presso “Gesù Nascosto” nel Tabernacolo».

Dalle memorie di Lucia, Papa Bergoglio ricorda una visione rivelata dalla piccola Giacinta, che vide il pontefice in una chiesa, davanti al Cuore Immacolato di Maria, in preghiera. «Non potevo — conclude Papa Francesco — non venire qui per venerare la Vergine Madre e affidarLe i suoi figli e figlie. Sotto il suo manto non si perdono; dalle sue braccia verrà la speranza e la pace di cui hanno bisogno e che io supplico per tutti i miei fratelli nel Battesimo e in umanità, in particolare per i malati e i disabili, i detenuti e i disoccupati, i poveri e gli abbandonati».

Ogni uomo è speranza per gli altri

Papa Francesco conclude il suo pellegrinaggio a Fátima ricordando che ogni uomo è stato creato come speranza per gli altri, e tale speranza può essere realizzata nel proprio stato di vita, «nel “chiedere” ed “esigere” da ciascuno di noi l’adempimento dei doveri del proprio stato (Lettera di Suor Lucia, 28 febbraio 1943), il cielo mette in moto qui una vera e propria mobilitazione generale contro questa indifferenza che ci raggela il cuore e aggrava la nostra miopia. Non vogliamo essere una speranza abortita! La vita può sopravvivere solo grazie alla generosità di un’altra vita».

 

©Dialoghi Carmelitani, ANNO 18, NUMERO 2, Giugno 2017