La prima accoglienza dei profughi ucraini presso il convento di Snagov in Romania

Per sperare in Dio… e un po’ anche negli uomini I primi giorni dell’accoglienza

Snagov, 3 marzo 2022

Cari Confratelli, care Consorelle e cari Amici,

vi scriviamo dal nostro convento di Snagov, in Romania: p. Antonio, p. Marco, p. Mihai e p. Tarcisio, dentro la comune grande preoccupazione di questi giorni. 

Era il 24 febbraio e, nonostante le sicure e ingenue speranze, hanno invaso l’Ucraina. Eravamo confusi e purtroppo attenti allo svolgersi dei fatti clamorosi: aerei, carri armati, soldati, missili e bombe, distruzioni. Ma presto le immagini cominciavano a riportare anche le file e file di automobili e di uomini a piedi che scappavano. Non potevamo pensare soltanto alla gente che scappava. Ci siamo anche domandati: noi che possiamo fare? Siamo un Paese di confine e già appaiono i rifugiati. Abbiamo un convento grande e attrezzato: dobbiamo muoverci, non possiamo più solo pregare, come già facevamo nelle nostre liturgie per la pace, dobbiamo agire. E così, come noi, anche i nostri amici del Villaggio dei Ragazzi, dove ci sono tre case con sei appartamenti che sono stati messi tutti a disposizione. In tanti amici, in particolare quelli legati alla comunità del Movimento Ecclesiale Carmelitano, che si sono messi al lavoro: pulizie, automobili, cucina, traduttrici, etc. ma anche viaggi fino al confine (4 ore di auto) a prendere i profughi bisognosi di assistenza. Una bella umanità, un brivido di speranza e di solidarietà.

Una telefonata al P. Provinciale e si parte: era il 28 febbraio… I primi ad arrivare sono studenti stranieri che frequentavano università ucraine: devono tornare ai loro Paesi di origine (Marocco, Egitto, Kazakistan…). Poi sono mamme ucraine (o di altre nazionalità) che sono fuggite con i bambini, qualche famiglia straniera che ritorna in patria con i figli. Hanno bisogno di un’accoglienza, di una pausa sicura, di un pasto caldo, di lavarsi, di dormire soprattutto (“Grazie! E’ la prima notte che dormo dopo cinque giorni!”). E questo offriamo, più poche parole, perché almeno noi frati abbiamo studiato latino, greco e un po’ di francese, mentre riusciamo a usare solo qualche parola di inglese…! Welcome   Goodbye.  In fondo, però, ci si capisce: parla per tutti la piccola oasi di serenità che possiamo offrire e parla la loro riconoscente soddisfazione di averla trovata. Poi segue un gran lavoro di telefonate per coordinare, di automobili che portano alla stazione o all’aeroporto, di sveglie che ti chiamano nella notte per prendere qualcuno o portare qualche altro, di cucine che preparano e di pulizie che mettono in ordine, di medicine, di lavanderia, di ambasciate, etc.

Si tratta di una ospitalità veloce, breve, ma necessaria perché almeno per ora tutti abbiano una destinazione chiara. Dall’Italia ci chiedono notizie e fotografie: si vuol sapere e vedere come è qui da noi, come si trovano, forse un sorriso di speranza o di riconoscenza. Ma i volti sono provati, preoccupati, a volte un po’ persi. Come facciamo a far loro una foto? Non abbiamo il cuore di farlo. Per rispetto. Per pudore…

Hanno interrotto i loro studi, compromesso il loro futuro (i giovani), hanno lasciato il loro marito, il loro papà, la loro casa i loro amici, il lavoro e non sanno per quanto e se mai torneranno e se, tornando, si ritroveranno. Come quello di ogni uomo e di ogni donna, anche il loro cuore desiderava tutto: invece hanno perso molto, quasi tutto. Noi abbiamo messo a disposizione fuggevolmente qualcosa, perché sperino ancora. In Dio e, almeno un po’, ancora anche negli uomini…

P. Tarcisio Favaro ocd

Dal convento di Trento a Snagov L’esperienza di tre giovani in formazione, inviati in Romania per sostenere l’impegno dei Padri nell’accoglienza delle famiglie in fuga dalla guerra

Snagov, 12 marzo 2022

Il 9 marzo, alle dieci del mattino, presso l’aeroporto di Otopeni Bucarest siamo atterrati in tre: il sacerdote Matteo Veronese, aspirante carmelitano, Alessandro Gava e Gabriele Pace, postulanti. Accolti da Padre Marco Secchi, già nei pressi dell’aeroporto per accompagnare una famiglia ucraina in partenza, siamo stati condotti al Convento della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, appena a Nord di Bucarest, provincia di Snagov. Il nostro compito è quello di supportare in loco il lavoro dei Padri Carmelitani Scalzi, che hanno iniziato dal 26 febbraio l’accoglienza di rifugiati ucraini, in collaborazione con le autorità locali.

Un’assistenza necessaria per la casa di spiritualità di Snagov

Il nostro aiuto si rivolge alla comunità dei Carmelitani Scalzi di Snagov, composta dal priore Antonio Prestipino, Padre Tarcisio Favaro, Padre Marco Secchi e Padre Mihai Lauș. Attualmente infatti la struttura ospita circa quaranta ucraini in fuga, oltre un gruppo di trenta ospiti in soggiorno nel Centro di Spiritualità per un ritiro di preghiera, che si sta svolgendo regolarmente. La decisione di continuare la normale attività del santuario è stata infatti così commentata da Padre Tarcisio: «In questi giorni abbiamo ospitato gruppi, tra cui Vescovo e sacerdoti Greco-Cattolici. L’esperienza dell’accoglienza dei profughi non fa male alla normale attività del nostro centro di Snagov, perché la carità non va mai contro la preghiera e la preghiera non va mai contro la carità». Per seguire questa intenzione sono evidentemente necessarie più risorse umane rispetto a quelle usualmente a disposizione del convento.

La scelta di soccorrere e la prontezza del sostegno della Provincia Veneta

Informati della necessità di assistere le persone in transito per la regione, i Padri Carmelitani Scalzi di Snagov si erano riuniti nella sera del 24 febbraio, stabilendo di mettere a disposizione struttura e risorse per fornire un contributo utile alla causa. Il 25 febbraio, in accordo con il Padre Provinciale Fabio Silvestri comunicavano alla diocesi la decisione. Il giorno seguente erano già arrivati presso il convento i primi ospiti, per lo più studenti di diverse nazionalità, richiamati dai Paesi di origine. Nei giorni successivi sono iniziate ad arrivare famiglie, aumentando velocemente il numero di ospiti, fino agli attuali 40. Dopo aver monitorato la situazione in Romania, venerdì 4 marzo, Padre Gianni Bracchi, Maestro presso il convento di Trento, insieme al Padre Provinciale Fabio Silvestri, decidono di mandare in aiuto, oltre ai fondi raccolti dalla Provincia Veneta, anche noi postulanti, che abbiamo accettato senza esitazione l’incarico, non appena è stato possibile partire.

Primi giorni al convento di Snagov e sguardo al futuro

«È un’esperienza forte, di grande carità. Ci fa stare vicino alle persone deboli, più bisognose, ci insegna a prenderci carico degli altri: siamo una grande famiglia senza distinzioni tra nazionalità» ha commentato Matteo, dopo i questi primi giorni in Romania. Padre Tarcisio, a cui è stata affidata la continuità della formazione dei postulanti, interrogato sulle prime impressioni del loro arrivo spiega: «L’offerta dell’aiuto dei postulanti è stata importante per noi. Non sappiamo cosa ci aspetta e siamo stati contenti di questo aiuto della Provincia, è bello vedere che si mobilita e che sia vicina a questa situazione». Per quanto riguarda il futuro di questa operazione di soccorso, ci si mette a disposizione, come ricorda Matteo: «Nei prossimi giorni potremo vivere amore e servizio concreto. Siamo pronti a qualsiasi necessità che potrebbe venire anche all’improvviso». Anche Padre Tarcisio afferma: «La situazione è in continua evoluzione. Data l’attenzione avuta dalla Provincia, con questi ragazzi nascerà qualcosa di bello e di fraternamente efficace».

Una Santa Messa nel cuore dell’accoglienzaUna celebrazione in comunione tra ucraini, rumeni e italiani

Snagov, 13 marzo 2022

Alle ore 11:00 presso il santuario della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, è stata celebrata una Messa con tutte le persone che in questi giorni stanno animando il Centro di Spiritualità dei Carmelitani Scalzi della provincia Veneta in Romania: popolazione locale, ucraini ed italiani.

Un Vangelo che abbatte le barriere linguistiche

La Messa della seconda domenica di Quaresima al Santuario di Snagov, accende una forte comunione multiculturale. Sono presenti infatti oltre la comunità dei Padri Carmelitani e i fedeli abituali del Santuario, i profughi dell’Ucraina, un gruppo di pellegrini legati ai Gesuiti della Romania che sono in ritiro, volontari e giornalisti dall’Italia. L’assemblea, emozionata ma raccolta, celebra come di consueto, fino al momento in cui il celebrante invita a restare in piedi dopo il Vangelo (Lc 9,28b-36) proclamato nella lingua rumena. In un silenzio carico di pensieri, infatti, la francescana missionaria Suor Giacinta si dirige all’ambone e leggere il Vangelo anche in lingua russa.

La Parola che inquadra l’esperienza

L’omelia del priore Padre Antonio Prestipino esplicita il momento e la settimana vissuta, accompagnando la riflessione sulle letture della Liturgia: «”Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa”. Quando martedì alle 1:00 di notte abbiamo accolto Olivia (una bambina di pochi anni ndr), con la mamma e la nonna, lei ci ha chiesto subito di mandare una foto al papà, per mostrare anche a lui quanto era bello il posto. Gesù traccia per noi un percorso simile, ci conduce nel buio per farci vedere la luce, come con gli apostoli che vanno verso Gerusalemme, come Abramo, condotto nella notte per vedere le stelle[…]. Siamo tutti pellegrini, in movimento […]. Stiamo camminando verso una patria, dove la bellezza ci fa’ andare avanti, ci conduce fino all’esperienza di Dio che si manifesta come luce, come speranza. La nostra carità rappresenta le mani di Dio».

Una Bibbia mai così attuale

Padre Marius Taloș, gesuita assistente spirituale dei pellegrini in ritiro e concelebrante della messa, descrive così l’esperienza che con il gruppo si sta vivendo con gli ucraini: «Gesù parla con Elia e Mosè riguardo il suo esodo, la stessa cosa che condividono i profughi ucraini con noi. La Bibbia è un libro di Dio scritto da dei profughi. Non l’ho mai sentito così attuale. Lo scritto dell’Esodo descrive la nostra condizione attuale. Venerdì alla stazione dei treni di Bucarest, il cantautore Tom Odell, in transito, vedendo i rifugiati provenienti da Nazioni diverse vicino al nostro sportello GRS (Servizio Rifugiati Gesuiti) si è fermato a cantare per la gente, dicendo: “L’Europa mi sembra più piccola qua, più solidale”. Anche io mi auguro un’Europa più piccola che non guardi più a confini e differenze sociali»

Un supporto spirituale concreto dal centro carmelitano di Snagov

Vito d’Ettorre, giornalista di TV2000 in visita al centro per documentare l’attività dei carmelitani, dopo un giro delle frontiere con l’Ucraina, ha condivisio con noi le sue impressioni: «La Romania si è ritrovata come la “Lampedusa d’Europa”, l’accoglienza è organizzata ovunque fino a case private e conventi. L’esperienza al Carmelo di Snagov è bellissima. Ho intervistato prima una signora in fuga dall’Ucraina: appena arrivata qui, entrata in chiesa, ha urlato a squarciagola: “Signore, dacci la pace!”. Chi è in fuga ha bisogno di trovare la spiritualità più del pane, come accade in questo Santuario»