La casa per l’uomo: ospite, abitante, “abitato”
Dialoghi Carmelitani, Dicembre 2016
In tempi come i nostri che hanno visto il succedersi di frequenti terremoti, di conflitti bellici e di migrazioni epocali (nel 2015 sono stati 65 milioni i migranti forzati nel mondo!) tra i temi più attuali e drammatici che stanno sullo sfondo emerge quello della “casa”. O forse, meglio, delle tante “case” dell’uomo: la casa povera, perduta e abbandonata; così come la casa desiderata, costruita e, finalmente, abitata; ma anche le case “intelligenti” del futuro — come quelle delle smart city — se davvero nei prossimi 30 anni la terra avrà circa 9 miliardi di abitanti (per lo più in contesti urbani). Per l’uomo, ad ogni modo, abitare è qualcosa di più di un “diritto”. È un dato naturale e costitutivo del fatto stesso di essere uomo: per cui “l’abitare” non è “una” tra molte azioni umane, ma piuttosto l’orizzonte che avvolge e ordina “tutto”. Ecco perché l’uomo sa di dover reimparare, ad ogni passo, cosa significhi davvero abitare questo mondo. Ed ecco perché, per farlo, è necessario guardare a chi ha abitato questa vita come un figlio, nella pace di chi è casa. In fondo, il dono di Gesù è il destino offerto al cuore di ogni uomo: ospite su questa terra, poiché “abitato” da un “castello” (dove il Cielo della Trinità sta nella stanza più profonda), il nostro cuore può aver casa ovunque. Persino nell’esilio, persino nel dolore: se in fondo l’uomo abita davvero dove ama, e se è davvero a casa quando è amato.
GLI ARTICOLI DI QUESTO TEMA:
- IL CIELO IN UNA STANZA. Abitare la vita, sulle orme del Figlio P. F. Silvestri ocd
- L’UOMO ovvero L’ABITANTE ABITATO S. Petrosino
- SMART CITY = LA CITTÀ INTELLIGENTE L. Sighel
- IL QUINTO CERCHIO. LO STRANIERO: OSPITE O NEMICO? M. Dotti