CHI È MIO PADRE
Dialoghi Carmelitani, Dicembre 2021
Affrontare il tema della paternità significa non solo approfondire la natura dell’essere maschio ma capire come diventare padre sia un’attitudine che richiede tempo: non è solo generare, ma imparare ad aver cura di ciò che è stato generato. Essere padre è un lungo allenamento alla generosità, nel suo senso più profondo di attribuire valore, offrire protezione e garantire custodia, perciò non si improvvisa, ma richiede pazienza, adattamenti e l’accettazione delle circostanze e degli errori . È Gesù ad averci insegnato la profondità della figura paterna, indicandoci la paternità più grande di Dio e vivendo, come ciascuno di noi, dentro una relazione umana quotidiana e concreta con Giuseppe. Molto di quel che Cristo dirà nella sua predicazione nasce da questa duplice intimità con il padre terreno e con il Padre celeste. E la figura tenera e silenziosa di Giuseppe incarna e suggerisce che la grandezza del vivere da padre sta nella capacità di accompagnare il figlio, di incoraggiarlo a sperimentarsi, dargli fiducia, percependo e accettando la diversità del suo essere e del suo destino. Il falegname di Nazareth rivela anche a noi oggi come la paternità consista nel prendersi cura della vita di qualcuno e si gioca nel saper rispondere, agire e scegliere, rapportandosi al dono ed al compito che ci è affidato. Abbiamo bisogno di comprendere come paternità e maternità siano a fondamento del formarsi di una persona: non si inventano, non sono sostituibili e “surrogabili”. Abbiamo bisogno di riscoprirne tutta la loro necessità, complessità e bellezza.
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